Francesco Giacomo Tricomi

matematico italiano (1897-1978)

Francesco Giacomo Trìcomi (1897 – 1978), matematico italiano.

Francesco Giacomo Tricomi

Ricordo di Federigo Enriques nel centenario della nascita

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  • Questo celebre libro [Questioni riguardanti le matematiche elementari] richiama l'attenzione su di un non comune talento dell'Enriques: la sua abilità a lavorare e far lavorare gli altri in svariate opere collettive; riuscendo così, fra l'altro, a compensare una certa sua qual pigrizia nel leggere i libri e opuscoli altrui, probabilmente connessa con la sua aristocratica visione della scienza quale una specie di superiore hobby per spiriti eletti. Una visione quindi assai poco attuale, ma probabilmente più sana e socialmente più utile della moderna, «democratica» visione della scienza quale job cioè quale mestiere che, fra l'altro, è corresponsabile dell'immensa valanga di carta stampata che ora minaccia sommergerci, in buona parte originata dalle necessità di carriera di miriadi di «scienziati» dalle alucce troppo deboli per volare in alto. (p. 22)
  • Posso aggiungere per diretta conoscenza che questa abilità dell'Enriques nel trovare validi collaboratori anche per opere che, come le «Questioni» e i testi scolastici, gli apportarono non trascurabili guadagni pecuniari, gli attirò non poche invidie da parte di quelli che invece non vi riuscivano. Fra gli altri del Severi che un giorno mi chiese come mai, secondo me, l'Enriques riuscisse a trovare tanti collaboratori (compreso me stesso, quale segretario del Seminario) mentre a lui la cosa mal riusciva. Risposi che probabilmente ciò dipendeva dal fatto che, almeno in apparenza, l'Enriques ascoltava con la massima attenzione e deferenza le idee di qualsiasi suo, anche minimo collaboratore, mentre lui Severi (ma questo lo tenni per me) sembrava sprizzare da tutti i pori l'opposto concetto: «Io sono io e tu non sei che un cavolo!». (p. 22)
  • [...] già allora [nel febbraio del 1923], quasi mezzo secolo fa, la coesistenza fra i matematici delle successive generazioni non era sempre facile perché, pur essendo indubitabile che la matematica sia una scienza che non ha mai bisogno di rinnegare se stessa, può accadere che certi problemi che interessano ancora i vecchi, impallidiscano agli occhi dei più giovani. E oggi è molto peggio, perché ora imperversano anche nelle matematiche mode fuggevoli, alimentate dalla già accennata necessità in cui molti ricercatori si trovano per ragioni di carriera, di pubblicare continuamente qualcosa di nuovo (publish or perish, dicono gli americani) anche quando siano interiormente convinti della sua scarsa o nulla utilità. (pp. 23-24)

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