Fausto Fonzi
docente, storico e archivista italiano (1927-2016)
Fausto Fonzi (1927 – 2016), docente, storico e archivista italiano.
La Chiesa e lo Stato italiano
modifica- Il pontificato di Leone XIII ha certamente avuto dei caratteri di novità, [...], ma contiene pure molti elementi di continuità (insiste ancora, ad esempio, sul culto al Sacro Cuore di Gesù e sulle devozioni mariane), soprattutto per l'accentuazione delle tendenze ultramontane e dell'accentramento romano sulla base di una esasperata esaltazione della funzione e della personalità del papa, supremo garante della verità e dell'unità della Chiesa, in contrapposizione alle forze del male principalmente rappresentate dalla massoneria. Tutto ciò, per quanto riguarda più particolarmente l'Italia, rafforza il persistere di un temporalismo, anche nel senso più tradizionale, perché la sovranità su di un territorio appare come la base necessaria a garantire la piena indipendenza di chi, di fronte alla molteplicità e alla mutevolezza delle istituzioni civili, deve rappresentare i valori eterni e universali. (I. La Chiesa e lo Stato italiano al tempo di Leone XIII, pp. 221-222)
- Durante il trasporto della salma di Pio IX dal Vaticano alla basilica di San Lorenzo fuori le mura[1], gruppi di anticlericali aggredirono il corteo funebre, che le autorità ministeriali non avevano fatto proteggere da militari per non dare carattere ufficiale all'avvenimento. Vi furono quindi proteste e anche progetti di trasferimento della sede papale fuori d'Italia (con scambio di lettere anche fra Leone XIII e l'imperatore Francesco Giuseppe), nonché violente polemiche giornalistiche, che non soltanto avvelenarono le relazioni fra Stato e Chiesa, ma rischiarono di compromettere, nel suo complesso, la politica estera dell'Italia. (I. La Chiesa e lo Stato italiano al tempo di Leone XIII, p. 228)
- Va ricordato che la più autorevole storiografia ha riconosciuto nella mentalità e nel comportamento di Leone XIII anche dei caratteri propri dell'antico regime; si è osservato come la sua cultura fosse, per alcuni aspetti, antiquata, cioè settecentesca più che ottocentesca, di derivazione francese più che tedesca; che in sostanza fosse classica, teologica e giuridica più che storica e filosofica. Tutto ciò potrebbe senza dubbio spiegare alcune delle difficoltà che Leone incontrò, durante il tentativo di attuazione del proprio grandioso progetto, nella cultura e nella società del suo tempo. (I. La Chiesa e lo Stato italiano al tempo di Leone XIII, p. 239)
- Luigi Pelloux, generale devoto al re ma politicamente schierato con la Sinistra, religiosamente cattolico in privato ma fra gli artefici della breccia di Porta Pia, formava, il 29 giugno 1898, un governo con larga prevalenza della Sinistra; degli undici ministri almeno cinque (fra i quali il responsabile della Giustizia e dei Culti e quello della Pubblica Istruzione) appartenevano a logge massoniche. Nonostante ciò, il presidente del Consiglio manifestò subito la volontà di collaborare con le autorità ecclesiastiche e di venire incontro ai desideri della Santa Sede. Permise infatti la ricostruzione di molti comitati cattolici colpiti dal precedente governo e la ripresa della pubblicazione di molti giornali soppressi. (I. La Chiesa e lo Stato italiano al tempo di Leone XIII, p. 255)
- La richiesta di separazione fra Stato e Chiesa e di totale abolizione dell'insegnamento religioso nella scuola pubblica, che allora parte anche da alcuni settori del mondo cattolico, proviene soprattutto, con altro spirito, da un vasto movimento laicista e anticlericale, che nel 1907 sembra destinato ad affermarsi anche a livello della classe governativa. Fra il 1905 e il 1908 infatti esso non è così marginale e ininfluente quale appare nella descrizione di alcuni storici; ha le sue radici in un fenomeno già robusto negli anni precedenti e che trae molta della sua forza dal modello di politica ecclesiastica offerto dalla Francia in quel periodo e incide sulla politica italiana non soltanto perché pervade tutta l'Estrema Sinistra, che dell'anticlericalismo fa la sua bandiera e in esso riconosce il suo comune denominatore, ma per la sua presenza notevole nelle amministrazioni locali e anche nei governi, compresi quelli guidati da Giolitti, che, come ha scritto giustamente Salvemini[2], «sfruttava a proprio vantaggio» tanto i cattolici quanto i massoni. (II. Pio X e l'Italia, p. 272)
Note
modificaBibliografia
modifica- Fausto Fonzi, La Chiesa e lo Stato italiano, in AA.VV., Storia del cristianesimo 1878-2005, vol. 1, I cattolici e la questione sociale, supplemento a Famiglia cristiana, Periodici San Paolo, Milano, 2005, cap. 6, pp. 221-288.
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