Eric Schlosser

giornalista e saggista statunitense

Eric Schlosser (1959 – vivente), giornalista e saggista statunitense.

Eric Schlosser nel 2006

Citazioni di Eric Schlosser

modifica
  • La scienza che sta dietro il profumo della vostra schiuma da barba è sostanzialmente la stessa che determina il sapore della vostra cena.[1]

Fast Food Nation

modifica
  • La dieta di una nazione può rivelare più della sua arte o della sua letteratura. (p. 10)
  • La McDonald's Corporation è il più grosso proprietario di negozi al dettaglio del mondo e, infatti, non trae la maggior parte dei suoi profitti dalla vendita di alimentari, ma dagli affitti dei locali. McDonald's spende più denaro in pubblicità e marketing di qualsiasi altro marchio e ha sostituito la Coca-Cola nel ruolo di marchio più famoso del mondo. (pp. 11-12)
  • [La crescita industriale del fast food] non ebbe luogo in un vuoto politico: si verificò durante un periodo nel quale il valore del salario minimo, regolato dall'inflazione, scese del quaranta percento circa, in cui le tecniche di marketing di massa furono per la prima volta dirette ai bambini e in cui gli istituti federali creati per proteggere lavoratori e consumatori si comportavano troppo spesso come diramazioni delle aziende che avrebbero dovuto controllare. Fin dai tempi dell'amministrazione Nixon l'industria del fast food ha lavorato a stretto contatto con i suoi alleati nel Congresso e con la Casa Bianca in opposizione alle nuove leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, sulla sicurezza degli alimenti e sul salario minimo. Pur sostenendo pubblicamente il libero mercato, le catene di fast food hanno silenziosamente attinto alle sovvenzioni statali, traendone grandi benefici. Lontana dall'essere inevitabile, l'industria americana del fast food nella sua forma presente è la conseguenza logica di certe scelte politico-economiche. (pp. 16-17)
  • Le élite hanno sempre guardato il fast food dall'alto in basso, criticandone il gusto e considerandolo un'ennesima, volgare manifestazione della cultura popolare americana. L'estetica del fast food mi interessa molto meno del suo impatto sulla vita degli americani, lavoratori e consumatori. Ma soprattutto mi interessa il suo impatto sui bambini: il fast food è fortemente propagandato nei confronti dei più giovani e preparato da persone poco più che bambine. È un'industria che nutre i giovani e allo stesso tempo se ne nutre. (p. 19)
  • Carl N. Karcher è uno tra i pionieri dell'industria del fast food. La sua carriera parte dalle modeste origini di questa attività per arrivare all'egemonia odierna dell'hamburger. La sua vita sembra un racconto di Horatio Alger, una realizzazione del sogno americano e, nello stesso tempo, un monito sulle sue conseguenze inattese. È una parabola su com'è nata l'industria del fast food e su dove può condurre. (p. 23)
  • I fast food spesso rappresentano le truppe d'assalto dell'urbanizzazione; atterrano prima e fanno strada. Alcune catene preferiscono giocare a "segui l'esempio": quando apre un nuovo McDonald's, nel giro di breve tempo anche i concorrenti aprono nei dintorni, presumendo che quello debba essere un buon posto. (p. 93)
  • Anziché affidarsi a una forza lavoro poco numerosa, stabile, ben pagata e ben addestrata, l'industria del fast food punta a lavoratori part time e alle prime armi, lavoratori disponibili ad accettare un salario basso. I teenager sono candidati perfetti, non solo perché costano meno degli adulti, ma anche perché l'inesperienza li rende più facili da tenere sotto controllo. (p. 97)
  • Diventare affiliati è una bizzarra combinazione tra avviare un'attività in proprio e andare a lavorare per qualcun altro. Il cuore del contratto di franchising è il desiderio delle due parti di fare soldi evitando il rischio. L'affiliante vuole espandere un'azienda esistente senza spendere i propri fondi. L'affiliato vuole avviare un'attività senza essere solo e rischiare tutto per un'idea nuova. Uno fornisce un marchio, una linea guida, consulenza, accesso a macchinari e forniture. L'altro ci mette il denaro e lavora. Ma nella relazione non mancano le tensioni strutturali. L'affiliante rinuncia a un po' di controllo non supervisionando ogni operazione; l'affiliato sacrifica un bel po' di indipendenza dovendo obbedire alle regole dell'azienda. Quando i profitti fioccano tutti sono felici, ma quando le cose vanno male l'accordo spesso degenera in una lotta di potere impari. Quasi sempre vince l'affiliante. (pp. 131-132)
  • La pazienza di Ray Kroc, tra le altre cose, contribuì al successo di McDonald's. [...] Kroc non era guidato dall'avidità, tanto che all'inizio la quota per l'affiliazione a McDonald's ammontava a soli novecentocinquanta dollari. Sembrava molto più interessato a concludere una vendita che a speculare su cavilli economici, più desideroso di espandere McDonald's che di fare soldi in fretta. (p. 133)
  • Dai macchinari [della Simplot] escono fiumi di patate a fette. L'atmosfera è allegra, umile, eisenhoweriana, come se un sogno di progresso tecnologico, di vita migliore grazie al cibo surgelato, si fosse finalmente realizzato. Su tutta l'impresa aleggia lo spirito di un uomo: John Richard Simplot, il grande barone americano delle patate, che grazie a un'energia apparentemente inesauribile e alla volontà di rischiare ha costruito un impero basato sulle patatine fritte. Simplot, certamente la figura più importante di uno degli stati più conservatori della nazione [l'Idaho], mostra i tratti contraddittori che hanno guidato lo sviluppo economico dell'Ovest americano, una strana mistura di individualismo e di dipendenza dal suolo e dalle risorse pubbliche. In un ritratto appeso sopra il banco della reception presso l'impianto di Aberdeen, J.R. Simplot ha il sorriso saputo di un giocatore che ha fatto il colpo grosso. (p. 154)
  • La letteratura medica sulle cause dell'intossicazione alimentare è ricca di eufemismi e aridi termini scientifici: livello di coliformi, carica batterica rilevata, sorbitolo, MacConkey agar e così via. Dietro c'è una semplice spiegazione del perché mangiare un hamburger oggi può mandarvi in ospedale: nella carne c'è merda. (p. 273)

I dirigenti che mandano avanti l'industria del fast food non sono uomini cattivi, sono uomini d'affari. Se lo pretendete, venderanno hamburger biologici fatti con carne di animali allevati al pascolo, alimentati con erba. Venderanno qualsiasi cosa che produca un profitto. L'utilità del mercato e la sua efficacia come strumento sono armi a doppio taglio. Non è stato ancora esercitato pienamente il potere reale del consumatore americano. I vertici di Burger King, kfc e McDonald's dovrebbero sentirsi scoraggiati: sono in minoranza. Loro sono tre e voi siete quasi trecento milioni. Un buon boicottaggio, il rifiuto di comprare, può avere più effetto delle parole e a volte la forza più irresistibile è quella più semplice.
Spalancate la porta a vetri, sentite il soffio dell'aria condizionata, entrate, mettetevi in fila e guardatevi intorno, guardate i ragazzini che lavorano in cucina, i clienti seduti ai tavoli, le pubblicità dell'ultimo giocattolo, studiate le fotografie illuminate lassù, dietro il bancone, pensate da dove arriva il cibo, a come e dove è stato fatto, a cosa viene messo in moto da ogni singolo acquisto di fast food, a come l'effetto si propaga, vicino e lontano; pensateci. Poi ordinate. Oppure fate dietrofront e uscite. Non è troppo tardi. Persino in questa nazione fast food, potete ancora fare come vi pare.

Citazioni su Fast Food Nation

modifica
  • Il bestseller di Erich Schlosser, Fast food nation [...] resta ancora il libro che meglio racconta la storia dell'industria americana del fast-food e la sua influenza sulle abitudini alimentari. (Come mangiamo)
  1. Da La fabbrica degli aromi, Internazionale, n. 384, 4 maggio 2001, p. 23.

Bibliografia

modifica

Altri progetti

modifica