Gianfrancesco Rambelli

poeta

Gianfrancesco Rambelli, (1805 – 1865), scrittore, poeta e letterato italiano.

Elogio del cavalier Vincenzo Monti

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Funestissimo tornò all'Italia la fine del 1828 in cui ella perdeva quel sommo conoscitore del bello idioma il p. Cesari, il tenero e malanconico traduttore della Ulissea Ippolito Pindemonte, e quel lume delle scienze economiche Luigi Valeriani. Ma la ferita che più d'ogn'altra lacerò il cuore di lei si fu la dolorosa fine di tale che a nuova vita avea richiamata la pressoché spenta poesia, si fu la morte di quel Vincenzo Monti, che lasciate l'ossianesche gonfiezze, ed il frugonismo cui adorava il suo secolo, seppe, siccome aquila, levarsi sovra tutti contemporanei, e vivo ancora procacciarsi quella fama di eccellentissimo poeta, che per volger di secoli non mai gli verrà meno. In tanta amarezza chi darà alla misera Italia conforto uguale alla perdita? chi ne asciugherà le lacrime perenni? chi ne rinverdirà gli allori immortali?

Citazioni

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  • Né faremo parola di quella miracolosa Bellezza dell'Universo, che recitata in Arcadia per le nozze Braschi e Falconieri stordì di guisa le menti d'ogni uomo, che narrasi (dopo uditi que' carmi divini) niuno degli arcadi aver voluto leggere li suoi componimenti: tanto fu il trionfo del giovane poeta. (p. 7)
  • Splende però nell'Aristodemo nobiltà di caratteri, energia di concetti, semplicità d'intreccio, e maraviglioso allettamento, che senza pompa esterna, e senz'amori dura vivissimo sino alla fine. Lo stile poi è portato a tale che superando quello d'Alfieri in armonia ed eleganza poetica, si ha queìla notabile sentenza che alla perfezione dell'italiana tragedia non manca se non questo, che la grandezza e pretrazione di Vittorio si congiunga allo stile del Monti. (p. 7-8)
  • [Galeotto Manfredi] Vuolsi che questo patrio componimento senta della imitazione di Sakespeare, e non sia totalmente collocato in mezzo a costumi italici del medio evo. Le gelosie però di Matilde, le sventure d'Eloisa, la lealtà d'Ubaldo, la perfidia di Zambrino, ed il cuor grande di Galeotto che fra l'amore e il dovere si decide per quest'ultimo sono caratteri degni dell'autore dell' Aristodemo. (p. 8)
  • [Caio Gracco] È questa maravigliosa per grandiloquenza, profondi sensi, ricchissime immagini e forse in ciò all'altre superiore. I romani caratteri veggonsi dipinti con tal dignità, forza, e verità, che l'autore non sembra averli tolti dagli storici latini, ma pare li abbia tratti dal proprio fondo. I proteggitori della romana libertà mai non furono difesi con più di affetto, e di eloquenza. Essendo poi il fine del Cajo Gracco al tutto politico, quest'opera può meritamente locarsi allato a Bruti dell'immortale Astigiano [Vittorio Alfieri]. (p. 8)
  • I classici versi che cantano Basville levarono plauso tale, che li più schivi appresero a venerare l'Alighieri; ed allora il felice autore fu salutato col titolo di Dante redivivo e l'acuto Parini escì in quella memorabile sentenza che il Monti sempre minaccia cadere colla repentina sublimità de'suoi voli, e non cade mai. Ma la Basvilliana non è che un frammento del gran poema che la vasta mente di Vincenzo avea concepito. (p. 9)
  • [Riferito alla Mascheroniana] Questi nuovi canti che deploravano la morte del celebre matematico, e letterato Lorenzo Mascheroni sono anch'essi un frammento, che gli amici vietarono al Monti e continuarli e pubblicarli. (p. 10)
  • Vincenzo Monti formò su primi classici le precipue bellezze di suo stile, ma non ne seguì servilmente alcuno. Additò a poeti il vero modo d'imitar Dante più che non fecero Minzoni e il Varano, e richiamò dal torto sentiero i traviati italici verseggiatori. (p. 12)
  • Fuvvi chi dalle opere e dalle azioni di lui volle dirlo l'uomo di tutti i tempi, di tutti i partiti . Non è mio instituto purgarlo di tale accusa: io parlo del gran letterato, del sommo poeta, Monti considerato come uomo avrà qualche volta operato debolmente. E che monta codesto? Condanneremo per ciò l'autore della Basvilliana, e dell'Aristodemo? ov'è uomo sulla terra che niuna macchia possa rimproverarsi? se v'ha venga costui, e getti la prima pietra a coprire d'infamia il principe de' poeti del nostro tempo. (p. 13)

Ed oh sorga, Italia mia, sorga in te spirito valente che la perdita di Monti compensi, e regina delle nazioni per l'arti e per la coltura abbi in te chi colle opere dell'ingegno serbi vivo il primiero lodato valore. Dalle ossa di Vincenzo sorga lo spirito illustre, illumini le belle contrade d'un altro Aristodemo, d'un altro Basville, e ponendosi a bocca la tromba d'Omero colle calde parole del Ghibellino fuggiasco [Dante Alighieri] facciane uscire un tuono degno della tua gloria, degno del popolo più poetico dell'universo.

Bibliografia

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  • Gianfrancesco Rambelli, Elogio del cavalier Vincenzo Monti, 12 agosto 1830, Tipografia Bortolotti, Bologna 1832.