Elisabetta Spitz

Architetto e dirigente pubblico italiano

Elisabetta Spitz (1953 – vivente), architetta e dirigente pubblico italiana.

Citazioni di Elisabetta Spitz

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  • Una grande opera pubblica somiglia a un monumento. Ne ha l'imponenza, i costi, la pretesa di durata. Ma non è un monumento. Semmai ai nostri giorni un'opera pubblica è un crocevia. Un luogo affollato, pieno dei progetti di chi l'ha pensato, delle attese di chi è destinato a fruirne e perfino delle previsioni di chi guarda più lontano. Un punto di congiunzione tra il passato e il futuro. Qualcosa di vivo, insomma, che protegge le persone verso cui è rivolto e contribuisce a far sì che la loro vita ne sia per qualche aspetto accresciuta. Diciamo anche che queste opere molte volte sono l'innesco di un discorso pubblico più ampio, un'occasione per mettere meglio a fuoco i nostri obiettivi, le nostre strategie e il profilo delle nostre società. In una parola, un'opera pubblica, qualsiasi opera pubblica, fa tutt'uno con il contesto in cui è inserita. Lo svela e lo muove – insieme. Tanto più queste considerazioni valgono per il MOSE, la barriera tecnologica che è chiamata a difendere Venezia dall'acqua alta, e che appunto fa parte a pieno titolo di quella città – così meravigliosa e insieme così particolare. Ne fa parte vivendo la sua vita, proteggendo la sua salute pubblica, concorrendo in qualche modo alla sua bellezza e, infine, offrendosi come la sua estrema ma decisiva periferia. Una periferia protettiva e strategica.[1]

«Ora è il MOSE dell'orgoglio»

Intervista di Michele Masneri, Il Foglio Quotidiano, 3 dicembre 2022.

  • [Sull'esportabilità del MOSE, il sistema di dighe mobili che difende Venezia dal fenomeno dell'acqua alta di cui è commissaria] Ce lo chiedono, siamo in contatto con altre amministrazioni. Ci sono 9 metropoli nel mondo che sprofondano, Venezia è solo al nono posto. Prima Giacarta, seconda Manila, terza Ho Chi Minh City, quarta New Orleans, quinta Bangkok, sesta Osaka, settima Dacca, ottava Shanghai, e Venezia è solo nona.
  • C'è una grande diffidenza, direi genetica, verso tutto ciò che è pubblico. Ma non è che tutto ciò che è pubbico fa schifo. Anzi. Porti, aeroporti come Fiumicino, che vince tutti i premi come miglior aeroporto d'Europa.
  • [Sul restauro di Punta della Dogana, a Venezia] Adesso tutti sono felici e nessuno si ricorda, ma ci furono enormi polemiche! Oddio, il cemento di Tadao Andō! Il cemento a Venezia! Un sacrilegio. Quando entrammo, nella vecchia dogana, c'erano centinaia di finestre sfasciate, accatastate, e salvagenti rotti. Questo quello che abbiamo trovato. Oggi che è un bellissimo museo nessuno se ne ricorda. C'è un tempo della flagellazione, lunghissimo, mentre per dimenticare bastano dieci minuti.
  • Abbiamo un'opera [il MOSE] invisibile, dunque di altissimo valore ambientale, in un'isola che non c'era.
  • Pensiamo al nucleare. Siamo riusciti a fare un referendum per abolirlo, mentre qui al confine tutti ce l'hanno, e noi ne raccogliamo solo gli svantaggi senza averne i vantaggi.
  1. Da AA. VV., Effetto Mose, Marsilio, Venezia, 2021. ISBN 978-88-297-1171-0

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