Sveva Casati Modignani

pseudonimo usato da Bice Cairati e da Nullo Cantaroni
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Sveva Casati Modignani, pseudonimo di Bice Cairati (1938 – vivente) e Nullo Cantaroni (1928 – 2004), scrittori italiani.

Sveva Casati Modignani (Bice Cairati) nel 2015

Citazioni di Sveva Casati Modignani

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  • Leggete Jane Austen, una che sapeva scrivere davvero. Perché molti di quelli che mi snobbano non sanno che io sono un’attenta e avida lettrice. Mi piace Manzini, adoro Massini e Robecchi, leggo Michela Murgia. Dacia Maraini la seguo da sempre, l’ho anche incontrata in Messico ma non ho avuto il coraggio di rivolgerle la parola.[1]

E infine una pioggia di diamanti

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Il trillo insistente del telefono lacerò la quiete di un sonno profondo e l'uomo fu costretto a emergere, dolorosamente, dal suo soffice abbandono, per recuperare il senso della realtà. Annaspando, rovesciò libri, fotografie in cornice e una preziosa svegliata prima di arrivare ad afferrare il ricevitore.
«Sono Rovesti», gli disse una voce burbera.
Quel nome cancellò ogni speranza di rimettere insieme i brandelli di un sonno appena spezzato. L'uomo perfettamente sveglio, spalancò gli occhi nella camera ancora immersa nell'oscurità.

Citazioni

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  • L'onda piangente torna sempre all'oceano. (p. 12)
  • Vorrei essere solo con la morte. È una partita a due che voglio giocare fino in fondo anche se so che è sempre lei a vincere. (p. 15)
  • Fosse il re o Dio in persona, quello che è mio è mio! Nessuno può portarmelo via. (p. 37)
  • Ci chiamano donne di malaffare e hanno ragione. Perché troppe di noi praticano malamente la professione. (p. 46)
  • Una puttana onesta non deve innamorarsi mai, né fare il suo lavoro per piacere ma soltanto per dovere. Amore è dolore. (p. 46)

Incipit di alcune opere

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Anna dagli occhi verdi

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Anna 1980

Piazza San Babila era presidiata dalle auto e dai grossi veicoli blindati della polizia. L'assetto rientrava nella norma. Era eccezionale invece che quelle misure di sicurezza fossero predisposte all'alba, mentre la città ancora dormiva. Gli automezzi sembravano grossi giocattoli abbandonati.
La donna capì che qualcosa non andava per il verso giusto. Un agente in borghese le sbarrò il passo: «Mi dispiace, signora», disse. Sembrava sincero.

Caterina a modo suo

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Caterina sorrise alla piccola piuma che le danzava intorno e le accese lo sguardo solitamente imbronciato. La piuma fluttuava come un candido vascello nell'aria calda di quel mattino d'estate. Era scivolata dalla cucitura di un guanciale che la bambina stava sprimacciando, secondo gli ordini della madre.
«Chi non sa fare, non sa comandare», le aveva ripetuto Elena, che sognava un grande futuro per quell'unica figlia.

Disperatamente Giulia

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Giulia amava il figlio Giorgio, la neve, i gabbiani, il suo mestiere di scrittrice, un uomo di nome Ermes, il nonno Ubaldo e le sue splendide «rose morenti», ma nel sogno che stava facendo non c'era nessuno di questi affettuosi riferimenti. Incominciò a nevicare e il suo cuore timidamente sorrise. Chi le aveva parlato di un male che lascia il ricordo delle cose non fatte, dei sentimenti non espressi, dei perdoni non concessi? C'era dentro di lei un dolore buio senza consolazione e senza amici.

Donna d'onore

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Mark Fawcett, cronista d'assalto del New York Times, esitò tra il sibilo del bollitore e lo squillo del telefono. Subito prevalse l'interesse per la comunicazione esterna, ma doveva interrompere l'urlo del vapore se voleva ragionevolmente mettersi in contatto con l'interlocutore dall'altra parte del filo. Rischiò la catastrofe scivolando su uno strofinaccio abbandonato la sera prima sul pavimento, riuscì a spegnere il gas e guadagnò la postazione telefonica dimenticando che aveva la faccia coperta da schiuma da barba, bianca e soffice come la neve che vedeva scendere nel riquadro della finestra. Chissà perché anche le operazioni più semplici come quella di radersi, farsi un caffè e rispondere al telefono erano divenute maledettamente complesse da quando Carolyn se n'era andata.

Lezione di tango

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Giovanna si svegliò di soprassalto. Un colpo di vento aveva spalancato le imposte della sua camera da letto, lasciando irrompere il sole del mattino. Guardò l'orologio sul comodino: segnava le otto.
Ebbe un moto di disappunto. La domenica, di solito, si concedeva un paio d'ore di riposo in più. Si alzò insonnolita, scostò le candide tende di voile e osservò, di là dai vetri, il cielo d'aprile intensamente azzurro.

Un amore di marito

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Alberta alzò lo sguardo al cielo. Una stellata così non s'era mai vista, in dicembre. Tra quella distesa di puntini luminosi sul drappo nero della notte, una stella si staccò dal firmamento e, descrivendo una scia d'argento, precipitò velocissima sull'orizzonte rossastro della città.
Allora le tornarono in mente le parole della sua maestra: «Le stelle sono i nostri angeli custodi. Ognuno ha la sua».

Vaniglia e cioccolato

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Caro Andrea, disgrazia della vita mia, ho minacciato tante volte di andarmene e non l'ho mai fatto. Adesso, me ne vado.[2]

  1. Citato in Roberta Scorranese, Sveva Casati Modignani: «Scrivo ciofeche, ma ho venduto 12 milioni di copie. Negli Usa non mi pubblicano, è sovranismo letterario», Corriere.it, 17 giugno 2024.
  2. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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  • Sveva Casati Modignani, Anna dagli occhi verdi, Mondadori, Milano, 1989. ISBN 8804330015
  • Sveva Casati Modignani, Caterina a modo suo, Sperling & Kupfer, Milano, 2013. ISBN 9788868360634
  • Sveva Casati Modignani, Disperatamente Giulia, Mondadori, Milano, 1997. ISBN 8804432055
  • Sveva Casati Modignani, Donna d'onore, RCS Mediagroup S.p.A., Milano, 2015.
  • Sveva Casati Modignani, E infine una pioggia di diamanti, Euroclub, 1990.
  • Sveva Casati Modignani, Lezione di tango, Sperling & Kupfer, Milano, 1998. ISBN 8820027364
  • Sveva Casati Modignani, Un amore di marito, Sperling & Kupfer, Milano, 2011. ISBN 9788820051488

Altri progetti

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