Donald Rayfield

storico e critico letterario britannico

Donald Rayfield (1942 – vivente), storico e critico letterario britannico.

Donald Rayfield

Da Bloodbath. Siberian Education by Nicolai Lilin (Translated by Jonathan Hunt)

Literary Review, 378, 1º agosto 2010

[Su Educazione siberiana di Nicolai Lilin]

  • Se preferiresti Pulp Fiction e Le iene senza il loro ingegnoso umorismo e struttura, allora questo potrebbe essere il libro che fa per te.
If you would prefer Pulp Fiction and Reservoir Dogs without their ingenious wit and structure, this may be a book for you.
  • La modalità narrativa del libro è strana: a volte, sembra che un antropologo descriva le tradizioni di un'etnia siberiana finora sconosciuta che combina la criminalità assolutamente spietata con la puntigliosità religiosa dei Fratelli esclusivi, le loro tradizioni incarnate in un nonno Kuzja che guida il giovane eroe e i suoi amici su quando, chi, come e con quale arma mutilare e uccidere. Altre volte, autore e lettore si crogiolano in una pornografia di violenza.
The narrative mode of the book is strange: sometimes, an anthropologist seems to be describing the traditions of a hitherto unknown Siberian ethnos who combine utterly ruthless criminality with the religious punctiliousness of the Exclusive Brethren, their traditions embodied in a Grandfather Kuzya who guides the juvenile hero and his friends on when, whom, how and with what weapon to maim and kill. At other times, author and reader wallow in a pornography of violence.
  • Se queste "memorie" fossero credibili, potrebbero avere un certo valore (e servire come pretesto per invadere la Transnistria come piaga purulenta della criminalità). Ma la credulità crolla nelle prime pagine, e non solo perché la cronologia è un completo disastro. Lo sfondo delle "memorie" (nelle interviste alla televisione italiana Lilin ha cominciato a definire Educazione siberiana una "favola autobiografica") è la deportazione da parte di Stalin negli anni '30 di un gruppo di ladri siberiani intollerabilmente attivi e anticomunisti verso ovest, verso Bender sul fiume Dnestr, dove fiorirono negli anni '90. Di solito, Stalin fucilava queste persone o le mandava 1.600 miglia più vicino al Polo Nord: questa sarebbe l'unica deportazione registrata di Stalin dalla Siberia all'Europa, tanto più incredibile perché Bender fu dal 1918 al 1940 in Romania.
If this "memoir" were believable, it might have some value (and serve as a pretext for invading Transnistria as a festering sore of criminality). But credulity collapses in the first pages, and not just because the chronology is a complete mess. The background to the "memoir" (in interviews on Italian television Lilin has begun to call Siberian Education an "autobiographical fairy-tale") is the deportation by Stalin in the 1930s of a group of intolerably active and anti-communist Siberian robbers westwards to Bendery on the Dnestr river, where they flourished in the 1990s. Usually, Stalin either shot such people, or sent them 1,000 miles closer to the North Pole: this would be Stalin's only recorded deportation from Siberia to Europe, all the more incredible because Bendery was from 1918 to 1940 in Romania.
  • I diritti di traduzione di questo libro sono stati venduti in tutto il mondo, ma non in russo, rumeno, ucraino o in qualsiasi lingua che gli abitanti di Bender e Tiraspol possano leggere. Lilin lo spiega come precauzione contro la vendetta per aver rivelato i segreti della lingua, dei tatuaggi e del codice degli urca siberiani. Tesi di dottorato e archivi Internet, invece, raccontano tutto sul simbolismo dei tatuaggi criminali russi, mentre le credenze dei dissidenti ortodossi e dei "ladri nella legge" vengono descritte da oltre un secolo (ma mai prima d'ora confuse come sono in questo libro, dove i revolver usati per uccidere sono conservati sotto le icone).
Translation rights to this book have been sold all over the world, but not in Russian, Romanian, Ukrainian, or any language which the inhabitants of Bendery and Tiraspol might read. Lilin explains this as a precaution against revenge for revealing the secrets of the Siberian urka's language, tattoos and code. Doctoral theses and Internet archives, however, tell everything about the symbolism of Russian criminal tattoos, while the beliefs of Orthodox dissenters and of "thieves-in-the-law" have been described for over a century (but never before confounded as they are in this book, where revolvers used for killing are kept under icons).
  • Nicolai Lilin (se questo è il suo vero nome) ha ovviamente incontrato il mondo criminale, ma commette errori grossolani – sostenendo che fenja, il gergo criminale originato dagli ofenja, venditori ambulanti russi, è una lingua aborigena siberiana.
Nicolai Lilin (if that is his real name) has obviously encountered the criminal world, but he makes gross errors – claiming that fenia, the criminal jargon originated by the ofenia, Russian travelling pedlars, is an aboriginal Siberian language.
  • Questo libro si legge come il delirio di un vaneggiatore [...]. Il successo di Educazione siberiana implica che l'editoria italiana sprofonda nello stesso pozzo nero della televisione italiana. Si può solo sperare che i lettori britannici non siano così ingenui.
This book reads like a fantasist's ravings [...]. The success of Educazione siberiana implies that Italian publishing is floundering in the same cesspit as Italian television. One can only hope that British readers are not so gullible.

Da Il killer del Cremlino. Il regno del terrore di Vladimir Putin

Intervista di John Sweeney, traduzione di Elena Lombardi e Demetra Amadasi, Newton Compton Editori, 2024, ISBN 978-88-227-8738-5

  • Anatoly Sobchak era sindaco e aveva la reputazione di essere un democratico e un liberale. Ma, ovviamente, è possibile essere un democratico e un liberale e un completo truffatore allo stesso tempo. Sobchak potrebbe non avere ordinato degli omicidi. Ma credo che il suo portaborse [Vladimir Putin] fosse probabilmente un po' più spietato.
  • La mafia si rivolse a quelli del KGB che avevano i soldi e i contatti. Ci fu una fusione tra la polizia segreta e la mafia e fu disastrosa per il popolo russo.
  • [Sui responsabili di aver piazzato le bombe nei palazzi in Russia] Il KGB o l'FSB, come si chiama ora. Non c'è assolutamente alcun dubbio su questo. Tutte le dichiarazioni dei testimoni provano che non possono essere stati i ceceni. E poi, naturalmente, sono stati sorpresi mentre tentavano di fare la stessa cosa nella città di Ryazan e la polizia locale, come spesso accade con i servizi segreti, li ha colti sul fatto. Un poliziotto locale arriva e dice: "Cosa state facendo?". E rovina tutto. Dicono che era solo zucchero, che era un'esercitazione. Non era zucchero, era un prodotto altamente esplosivo.
  • [Sul perché l'Occidente appoggiò Putin] Non beve. Questo, dopo Eltsin e Chruščёv, era una benedizione. I leader sovietici più spaventosi erano quelli che bevevano, perché potevano premere un bottone in qualsiasi momento. Putin beve un po', ma non abbastanza da perdere il controllo. In secondo luogo, è piuttosto razionale. Calcola il rischio e il profitto di ogni azione che intraprende. È simile a Stalin in questo senso. È molto, molto bravo e commette solo errori occasionali nel calcolare il rischio e quindi è piuttosto cauto nelle avventure internazionali. Quando strappa un pezzo di un altro Paese, lo fa in un momento in cui può essere sicuro che non ci saranno conseguenze o nessuna degna di preoccupazione. Quindi suppongo che trattare con uno psicopatico razionale o apparentemente razionale sia meglio che trattare con un ubriaco irrazionale. E il fatto che avesse tutto sotto controllo significava che non ci sarebbero più problemi in Russia. Non ci sarebbero più stati territori che reclamavano l'indipendenza, non ci sarebbero state rivolte. Il petrolio russo, il gas, il nichel e qualsiasi altra cosa venisse fornita all'Occidente sarebbero stati estratti, venduti e distribuiti senza intoppi. Penso che i leader occidentali abbiano fatto questo tipo di ragionamento. Forse è un bastardo, ma sembrava capace di gestire le cose correttamente per il profitto di tutti.
  • [Sull'omicidio di Aleksandr Val'terovič Litvinenko] Niente di importante che possa avere conseguenze a livello internazionale accade a nessuno all'esterno, senza l'ordine diretto e il consenso del capo di Stato, non più di quanto possa accadere in Corea del Nord o in Cina. Le mine vaganti sono state eliminate in Russia. Non può succedere. Un uomo d'affari potrebbe ordinare l'assassinio di un altro uomo d'affari, ma è più probabile che lo denunci al fisco per fargli portare via il patrimonio. Ma un omicidio con una sostanza radioattiva, che può provenire solo da una fonte, che costerebbe anche allo Stato milioni in termini di raffinamento, confezionamento, trasporto e addestramento degli assassini? È inconcepibile che questo non sia stato fatto su ordine diretto di Putin.
  • Evgeny Lebedev rappresenta una potenziale minaccia per la sicurezza? Sì. Specialmente a causa del ruolo giocato dal padre, che va e viene dalla Russia. Ricordate che è molto difficile dimettersi dal KGB. Non hanno una procedura di dimissioni.
  • Non è necessario incontrarlo di persona per essere nella sua morsa. Vent'anni fa le autorità britanniche non avrebbero dato a Evgeny Lebedev la residenza né un posto alla Casa dei Lord. Evgeny Lebedev si vanta molto perché possiede «The Independent», ma tende a virare verso i territori di Russia Today, con i suoi suggerimenti che Putin non è un nemico.

Stalin e i suoi boia

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  • Stalin annotò con vigore le sue copie (e quelle della figlia) dell'opera di Tolstoj. Un passo che suscitò il suo scherno («Ah, ah, ah» scrisse in rosso) afferma: «L'unico, indiscusso modo per salvarsi dal male di cui soffre la gente è ammettere di essere colpevoli davanti a Dio e quindi incapaci di punire o correggere gli altri». (p. 30)
  • Alcuni libri che [Stalin] lesse negli anni formativi tratteggiano le sue azioni future. Di uno, in particolare, si dice a ragione che abbia convalidato i principi della dittatura rivoluzionaria: si tratta de I demoni di Dostoevskij. Nel romanzo Die ermordete Seele (L'animo ucciso), l'informato scrittore georgiano Grigol Robakidze sostiene che la copia de I demoni della biblioteca del seminario di Tbilisi recasse numerose scritte di Stalin. Il romanzo più clamorosamente controrivoluzionario della letteratura russa era approvato dalle autorità del seminario. La trama [...] deve aver suggerito a Stalin il modo in cui organizzare una rivoluzione. Uno dei personaggi di Dostoevskij, un teorico secondo il quale devono cadere cento milioni di teste affinché le future generazioni siano felici per sempre, non deve essergli sembrato macabro quanto invece sembrò all'autore.
    Come gli eroi di Dostoevskij, Stalin cercò nella filosofia la legittimazione per violare la legge umana e divina. (pp. 32-33)
  • Il paradosso è che i maggiori romanzieri russi, Dostoevskij e Lev Tolstoj, affermarono nei rispettivi lavori che solo mediante la piena confessione i crimini del passato possono essere assolti e la vita diventare nuovamente sopportabile, eppure l'attuale stato russo si rifiuta di rinnegare Stalin e i suoi carnefici. (p. 497)

Finché la storia non verrà interamente raccontata e finché la comunità internazionale continuerà a sostenere che il lascito di Stalin è stato completamente giustificato ed espiato, la Russia rimarrà malata nello spirito, perseguitata dai fantasmi di Stalin e dei suoi carnefici e, peggio, dagli incubi di una loro resurrezione.

Bibliografia

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  • Donald Rayfield, Stalin e i suoi boia: una analisi del regime e della psicologia stalinisti, traduzione di Stefania De Franco, Garzanti, Milano, 2005. ISBN 88-11-69386-1

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