Don Camillo monsignore... ma non troppo

film del 1961 diretto da Carmine Gallone

Don Camillo monsignore... ma non troppo

Immagine Don Camillo Peppone il ritorno.jpg.
Titolo originale

Don Camillo monsignore... ma non troppo

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1961
Genere Commedia
Regia Carmine Gallone
Sceneggiatura Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Carmine Gallone
Produttore Angelo Rizzoli
Interpreti e personaggi
Note

Don Camillo monsignore... ma non troppo, film italiano del 1961 con Gino Cervi e Fernandel, regia di Carmine Gallone.

Frasi modifica

  • Distensione, parola nuova che ha ipnotizzato il mondo, perfino, chi l'avrebbe mai detto, il paese di don Camillo e di Peppone. Il fatto è che qui, più che le cose, sono cambiati il parroco e il sindaco, da quasi tre anni, da quel famoso primo maggio in cui il venti per cento della popolazione finì al pronto soccorso, allora, finalmente, i loro superiori si resero conto che don Camillo e Peppone erano uomini di troppo valore e che qui erano sprecati, avevano pronti per loro incarichi molto importanti e soprattutto... molto lontani. (Voce narrante)
  • Fascisti, sì, voi siete i responsabili, voi, della situazione attuale, fascisti! Dove eravate voi mentre noi facevamo l'Italia, mentre eravamo in montagna... (Peppone) [In Senato scattando dopo essersi addormentato durante il dibattito parlamentare]
  • Esattamente come un uomo che avendo avuto per dieci anni un parroco sullo stomaco, è costretto a viaggiare con un monsignore sulla testa. (Peppone) [Rispondendo a don Camillo, nel vagone letto che si trovano a condividere]
  • Il popolo non ama dare spettacolo. (Peppone) [Ai fotografi fatti intervenire da Peppone che presupponeva uno scontro, poi non verificatosi, con don Camillo sugli alloggi popolari]
  • Ah, mi dispiace Don Camillo ma nella sezione comunista non è previsto un reparto chierichetti. (Peppone)
  • Il popolo lavoratore non si lascia impunemente verniciare né in principio né in fondo! (Peppone) [Rivolto al maresciallo dei carabinieri mentre discutono dell'accaduto alla Gisella]
  • Compagni, la misura è colma! Vogliono una prova di forza, ebbene l'avranno! (Peppone)
  • Tra moglie e marito non mettere il partito. (Don Camillo)
  • Pronto.. pronto sì, parla casa Bottazzi.. ah no, non c'è il compagno.. no, compagno... (Don Camillo) [Rispondendo al telefono di Peppone per evitare a questi di rispondere]

Dialoghi modifica

  • Segretario: Monsignore, mi permetta, lei dovrebbe curare un po' di più il suo inglese, è essenziale. [Il segretario rimarca la precedente sgrammaticata conversazione di Don Camillo con alcune fedeli anglosassoni]
    Don Camillo: Non credo! Non mi pare che Gesù Cristo sapesse l'inglese!
    Segretario: Mi perdoni la libertà monsignore, ma lei non è nostro Signore Gesù Cristo.
    Don Camillo: No, su questo siamo d'accordo. Ma allora, figliolo, perché lei insiste a mettermi in croce di continuo con i suoi rimproveri?
  • Gesù: Toh, guarda chi si rivede: Don Camillo! Be', hai perso la favella? [Don Camillo, appena rientrato in paese, entra in chiesa e si avvicina silenziosamente all'altare maggiore per salutare il Cristo]
    Don Camillo: Signore, quante volte vi ho chiamato in questi tre anni e mai mi avete risposto, mentre ora, ecco di nuovo la vostra voce. Dio è più vicino qui che a Roma.
    Gesù: Don Camillo, Dio è sempre alla stessa quota, qui ti pare più vicino perché qui sei più vicino a te stesso.
  • [Don Camillo prende la parola alla cerimonia di presentazione del progetto di Casa Popolare da edificarsi sul terreno di proprietà della Curia]
    Don Camillo: Fratelli, Gesù è disceso sulla terra per riscattare i peccati dell'umanità, per soffrire lui, figlio di Dio, come un semplice mortale, perciò egli ha scelto di nascere, non borghese, ma proletario perché solo chi lavora, soltanto chi suda sa cosa sia la sofferenza. [Applausi]
    Peppone: Monsignore, qui si bara, i comunisti siamo noi.
    Don Camillo: Il cristianesimo è una religione democratica basata sul lavoro. [Applausi]
  • [La cessione della terra dove costruire la Casa Popolare e dove sorge la cappella della Madonnina del Borghetto è avvenuta: Peppone incita uno dei suoi armato di piccone ad abbattere la cappella]
    Peppone: Bagò, procedi. [Bagò tentenna] Be'? Dai attacca Bagò!
    Bagò: No, io non la butto giù, chiama un altro!
    Peppone: Questi sentimentalismi Bagò sono indegni di un vecchio compagno!
    Bagò: Be' prova coi giovani!
    Sindaco: Ma non c'è bisogno di buttarla giù: si imbriglia il muro, poi con la gru la si solleva tutta intera e la si pianta in un altro posto.
    Bagò: Ma no, non si può, non è possibile!
    Peppone: Ma come non si può spostare un pezzo di muro quando in Russia spostano come ridere i palazzi di cinque piani?
    Bagò: Eh spostano i palazzi, mica... mica le Madonne!
  • Peppone: Porca di un mondo, ma perché dobbiamo essere noi a fare questo? Perché poi voi ci accusiate di tirar giù a picconate le Madonne? [A proposito dell'abbattimento della Cappella della Madonna del Borghetto per costruire la Casa Popolare]
    Don Camillo: E perché senatore: ormai è roba vostra, noi ve l'abbiamo ceduta.
    Peppone: È la terra che ci serve: ce la dovete dare libera! Madonne e santi sono di competenza vostra! Noi non vi abbiamo mai chiamato per per tirar giù a picconate le statue di Stalin e di Lenin!
    Don Camillo: Ma se ci aveste chiamato, saremmo venuti.
  • Don Camillo: Signore! voi che sapete tutto, ditemi chi è stato! [Don Camillo si accorge che gli hanno rubato i vestiti mentre nuotava e chiede a Gesù di rivelargli il nome del ladro]
    Gesù: Mi chiedi di fare la spia, Don Camillo?
    Don Camillo: Va bene, tanto lo scoprirò lo stesso!
  • Peppone: Tu ti sposerai come ho stabilito io! [Al figlio Walter]
    Maria: Tu non hai stabilito niente, l'hanno stabilito i tuoi capoccia e siccome per loro il matrimonio è una burletta lo deve diventare anche per gli altri e così, per prima cosa, bisogna togliere di mezzo il Padreterno!
    Peppone: No, il Padreterno non dà nessun fastidio, bisogna togliere di mezzo i preti! E tu li difendi!
    Maria: Io non difendo i preti, difendo il matrimonio e non permetterò mai che per fare un dispetto a un prete, mio figlio diventi un pubblico concubino.
    Peppone: Eh, gli effetti della maledetta propaganda clericale! [Discutendo dell'intenzione di Peppone di far sposare il figlio con rito civile]
  • Maria: È venuto il prete, vuole parlarti.
    Peppone: Non ho bisogno di preti, mandalo al diavolo.
    Maria: Mandacelo tu.
  • Peppone: Reverendo si spieghi meglio, non mi piacciono gli indovinelli.
    Don Camillo: Non le piacciono lo so, perché lei è specialista in anagrammi.
    [...]
    Don Camillo: Ecco fatto, gratta il Peppone e troverai il Pepito. [Mostrando a Peppone che Pepito Sbazzeguti, l'introvabile vincitore di dieci milioni al totocalcio, altri non è che l'anagramma di Giuseppe Bottazzi]
  • [Peppone confessa dopo che don Camillo ha scoperto che lui ha vinto al Totocalcio]
    Peppone: ...Giocare al Totocalcio non è un delitto!
    Don Camillo: Giocare no, ma vincere sì: chi non se li suda i soldi è uno sporco capitalista!
  • Peppone: Dieci milioni... [Ricevendo da Don Camillo la vincita appena riscossa]
    Don Camillo: Ti tremano le mani.
    Peppone: Eh, ma.. E sfido io, non è mica un soldo, scherziamo, dieci milioni, eh!
    Don Camillo: Solo un pacco di roba stampata domani può non valere più niente.
    Peppone: Già, bisogna investirli, investirli subito, si può comprare un discreto podere, eh.
    Don Camillo: No, non puoi, la terra ai contadini, ah no, la tua coscienza te lo vieta.
    Peppone: E allora dell'oro, si può acquistare dell'oro, l'oro ha sempre il suo valore, no?
    Don Camillo: Sì, però quando farete la rivoluzione te lo beccano.
    Peppone: Già... bisogna depositarli all'estero.
    Don Camillo: All'estero, già... Sì, ma dove?... In America forse...
    Peppone: Ah, sì.. ma lasciamo perdere andiamo, non capisco più niente io.
  • Don Camillo: A mezzanotte i milioni non li vuoi, all'una e mezzo li presenti a tua moglie, alle tre te li vieni a prendere, è la terza volta in una notte, voglio sapere che intenzioni hai: alle cinque che fai, me li riporti?
    Peppone: Eh, d'altra parte reverendo, io con quel chiodo che mi ha messo in testa mia moglie non ci potevo stare.
    Don Camillo: Che chiodo?
    Peppone: Be', insomma.. si fa per dire vero reverendo... mettiamo il caso, ecco scusi, che le venga un accidenti, dico, come faccio a dimostrare che questi quattrini sono i miei?
    Don Camillo: Toh... portali via... e fila eh, e soprattutto non mi dire più buona notte! [Si sente il canto di un gallo...]
    Peppone: Buongiorno monsignore.
  • Don Camillo: Avete visto, Signore, che effetto fanno i soldi ai comunisti? [Don Camillo commenta sprezzante il nervosismo di Peppone dopo che questi ha preso i soldi della vincita al totocalcio]
    Gesù: Eh, è facile disprezzare il denaro quando uno è prete! Ti vorrei vedere se avessi una moglie e sei figli..

Altri progetti modifica