Da grande
Da grande
Titolo originale |
Da grande |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 1987 |
Genere | commedia |
Regia | Franco Amurri |
Soggetto | Franco Amurri, Stefano Sudriè |
Sceneggiatura | Franco Amurri, Stefano Sudriè |
Produttore | Achille Manzotti |
Interpreti e personaggi | |
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Da grande, film italiano del 1987, regia di Franco Amurri.
Anna [da fuori la stanza]: Dobbiamo comprarne una nuova, non possiamo andare avanti così! [Apre la porta e va a svegliare Marco e Silvietta] Marco, Silvietta, non è suonata la sveglia, è tardi! [Va ad aprire la tapparella] Di chi è il compleanno oggi? Vediamo se il mio maschietto ha mantenuto la promessa... [Tocca il lenzuolo sul materasso] oh lo sapevo! Dovresti vergognarti! Oggi compi otto anni e ancora fai la pipì a letto! [A Silvietta] Vieni tesoro... Quando ti decidi a diventare grande?
Marco da piccolo: Ma non è colpa mia.
Silvietta: Tanti auguri piscione.
Frasi
modifica- Voglio diventare grande! Voglio diventare grande! Voglio diventare grande! Voglio diventare grande! (Marco da piccolo)
- Quanti anni ho? (Marco) [dopo essere diventato adulto]
- Chissà se ci sono degli altri bambini che diventano grandi così di colpo. Quello lì avrà cinque anni. Forse tutti i bambini che sono sfortunati da piccoli diventano grandi prima degli altri. Eppure non è mica tanto difficile: io ho detto «Voglio diventare grande» e son diventato grande: non ho dovuto dire nessuna formula magica. Forse sono io che sono magico, e se dico che voglio diventare un elefante, divento un elefante. (Marco)
- [Lettera; Inizia scrivendo "Cara mamma"] Voi siete stati cattivi con me, e io sono scappato. Però sto bene, ma non posso tornare a casa, e non vi posso spiegare. Non piangere, mamma.
Ah, è inutile che fai vedere in giro le mie fotografie. Ciao. (Marco)
Dialoghi
modifica- Claudio: Senti tu, mi ha detto la maestra che non fai più il dettato in classe, mi spiegheresti il perché? E poi un'altra cosa: guai a te se Silvia mi dice che alzi la voce con lei. Hai capito?
Marco da piccolo: Non è colpa mia.
Silvietta: Sì che è colpa tua.
Claudio: Di chi è la colpa, allora?
Marco da piccolo: Papà, tu con me la alzi sempre.
Claudio: Io sono tuo padre, sono grande e alzo la voce quanto mi pare! Hai capito? Tu sei un bambino di otto anni, stà al tuo posto!
- Marco [uscendo dalla finestra di casa]: Ciao Peppino.
Peppino: Chi sei?
Marco: Non mi riconosci?
Peppino: Tu sei un ladro.
Marco: Sono Marco, li vedi i vestiti?
Peppino: No, tu sei un ladro. Mamma!
Marco: Sono Marco da grande.
- Claudio: Una volta dicevi: «Ti amo per quello che sei, non per quello che hai!»
Anna: I valori cambiano, e anche le necessità!
- Luca: Scusi, ci ridà il pallone?
Marco: Non si può giocare a pallone qui!
Luca: Ma come? Ci abbiamo giocato sempre!
Marco: Da oggi non si gioca più, lo decido io che sono un vigile!
Luca: Senti un po', tu saresti un vigile? Non sei vestito da vigile!
Marco: Sono vestito così perché sono il capo di tutti i vigili e conosco anche i vostri nomi!
Luca: Bugiardo!
Gli amici di Marco: Sì, sei un bugiardo!
Marco [Indicandoli uno alla volta]: Lui si chiama Franco, tu Luciano, tu Achille, tu Stefano, e tu Luca che sei un gran somarone e una spia, e sei andato a dire che Marco è un «piscialetto»!
Luca: Ma è la verità!
Marco: Non è vero!
Luca: Sì che è la verità!
Marco: Allora verrai accompagnato dai tuoi genitori... lì alle prigioni, e ti metto in prigione!
Luca: No per favore, in prigione no!
Marco: Allora devi giurare di non dire più che Marco è un «piscialetto»!
Luca: Lo giuro!
Marco: Giuratelo anche voi!
Gli amici di Marco: Lo giuriamo.
- Marco: E siccome mio papà lavorava in banca, io credevo che poteva prendere tutti i soldi che voleva... voleva no!
Francesca: Certo che ti ricordi della tua infanzia come se fosse successo ieri!
Marco: Eh!
- Francesca: Sei pronto per il dolce? L'ho fatto con le mie mani, è una mia specialità.
Marco: Ah ecco, mi ricordo che anche mia mamma mi faceva la zuppa inglese. Che a me se c'è una cosa che mi fa schifo al mondo... [Vedendo la zuppa inglese] però adesso mi piace. Molto. Poco però.
- Francesca: Allora, per il telefono non c'è problema, ho messo il contatore, basta segnare gli scatti.
Marco: Hm.
Francesca: E luce, gas, riscaldamento facciamo a metà.
Marco: Hm.
Francesca: Ne vuoi ancora un po'?
Marco: No...
Francesca: Eh, l'unico vero problema adesso sono i soldi.
Marco: Eh!
Francesca: Dobbiamo trovarti un lavoro. Che lavoro vuoi fare?
Marco: Ah... l'agente segreto... hmmm... progettatore... astronauta... hmmm... mi piace il Lego... mi piace fare il Lego.
- Autista: Aiuto! Ma non lo vedi che è rosso?! Deficiente!
Marco: Ho otto anni! Ho otto anni!!!
- Tenente: Stai calmo, sappiamo chi sei. Non peggiorare la tua situazione.
Marco: Non è vero! Sono mascherato!
Marco da piccolo [Scrivendo sul quaderno]: Francesca, certe volte succedono delle cose che non puoi capire, ma ci devi credere e basta: fai uno sforzo, chiudi gli occhi e dì «Ci credo». Per un bambino è facile, per te che sei grande, invece, deve essere molto difficile, ma se ci provi davvero ci riuscirai. [...] Prima ero piccolo e volevo diventare grande, poi ero grande e volevo diventare piccolo. Ora sono tornato piccolo, ma ti voglio ancora tanto tanto bene, e ti chiedo: accettami come sono, perché solo così potremo stare insieme per sempre.
[Marco sorride a Francesca ed esce dall'aula, volta lo sguardo dentro di essa e si incammina; Francesca legge ciò che ha scritto Marco e dall'aula fuoriesce un forte bagliore; ne esce Francesca, tornata bambina]
Francesca da piccola: Marco, aspettami!
Marco da piccolo: Francesca! [I due si abbracciano e vanno verso l'uscita della scuola]