Claudio Giunta

accademico, filologo e storico della letteratura italiana

Claudio Giunta (1971 - vivente), saggista, scrittore, filologo e storico della letteratura italiano.

Citazioni di Claudio Giunta

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  • Ho sempre saputo dell'esistenza di una cosa chiamata Eurovision Song Contest (ESC), ma non le avevo mai dato molta importanza finché una decina d'anni fa, una sera, trovandomi a Reykjavik, sono uscito dall'albergo e ho trovato le strade vuote. Non era proprio come quando la famiglia Fantozzi sale in macchina nella Roma deserta per andare a vedere la Corazzata Kotiomkin al cineclub mentre in TV danno Inghilterra-Italia, nessuna voce di telecronista usciva dalle finestre sigillate delle case, tra l'altro perché in Islanda la sera fa freddo anche a maggio, ma certo qualcosa, qualcosa di importante, di catalizzante, stava succedendo. Raggiunti i miei ospiti islandesi per cena, una cena in cui pensavo che sarei stato io – un nuovo italiano di passaggio in Islanda – l'attrazione principale, ho ricevuto una forchetta e un piatto di plastica e l'invito a riempirlo con quello che volevo del poco di cucinato che c'era sul tavolo del soggiorno, dopodiché quello era l'angolo di tappeto su cui potevo sedermi col piatto sulle ginocchia, in terza fila dietro una selva di bambini eccitati ma molto composti, quello era il bagno se ne avevo bisogno, e quello era il maxi-schermo su cui tra poco sarebbe cominciato l'ESC. Felici di avermi con loro, ma nelle successive tre ore non sarei stato io il centro dell'attenzione.[1]
  • [Su Tommaso Labranca] Intellettuali che come Labranca abbiano dovuto non semplicemente 'riflettere sul pop' per poi darne un parere brillante ma studiarlo per poi raccontarlo ce ne sono stati pochi, e di questi pochi nessuno aveva la sua intelligenza: anche solo questo basterebbe per meritargli un posto di rilievo nella storia della cultura italiana contemporanea.[2]
  • [Su Tommaso Labranca] Labranca faceva il contrario di ciò che ci avevano insegnato a fare a scuola e all’università: da un lato prendeva molto sul serio le cose pop (TV, cinema di serie B, canzonette, fumetti), e ne parlava con amore, ironia e intelligenza, e in più con uno stile magnifico, lontano anni-luce dai birignao demenziali dei semiologi; dall’altro trattava la cultura ‘seria’ con un’indipendenza di giudizio che per noi vittime del liceo classico e della facoltà di Lettere aveva una autentica forza liberatoria. [...] Labranca prendeva in giro tutti, gli elzeviristi pensosi, i romanzieri impegnati, i peracottari dell’arte contemporanea, ma soprattutto ce l’aveva con la Cultura, cioè con la retorica idiota che avvolgeva e avvolge, specie in Italia, le arti e il discorso sulle arti. Labranca indovinava il grottesco là dove gli altri credevano di vedere il sublime, rideva là dove gli altri indossavano la loro maschera compunta. [...] Che un uomo simile fosse quasi costretto al silenzio, e all’autopubblicazione, mentre le pagine dei quotidiani e gli scaffali delle librerie tracimano delle opinioni dei cretini, è una cosa che lascia senza parole.[3]
  1. Da Il Foglio, 9 maggio 2022; citato in L'Eurovision è l'arma più forte/1, claudiogiunta.it.
  2. Da Le alternative non esistono. La vita e le opere di Tommaso Labranca, Il Mulino, Bologna, 2020. ISBN 9788815355652
  3. Da Il Sole 24 Ore, 30 agosto 2016; citato in Tommaso Labranca, 1962-2016, claudiogiunta.it.

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