Claudio Costa (medico)

medico italiano

Claudio Marcello Costa (1941 – vivente), medico italiano.

Citazioni di Claudio Costa modifica

  • [Sull'autodromo Enzo e Dino Ferrari] Dopo aver importato il motocross in Italia, mio padre si mise in testa di realizzare questo autodromo. Ebbe anche la fortuna che la prima edizione della Coppa d'Oro, dotata di un montepremi con il quale potevi comprare una città, non andò tanto bene, e così gli amici del Motoclub, che lo avevano affiancato in questa avventura, nella notte bruciarono i documenti per non avere alcuna responsabilità di tipo legale. "Non tutti i mali vengono per nuocere – disse mio padre – d'ora in poi rimarrò solo io al comando". [...] Per l'autodromo gli erano stati pignorati i mobili di casa, poi nel 1955 la fortuna di incontrare la Shell. Con quella sponsorizzazione pagava i debiti dell'anno prima. Andò avanti così sino a quando nel 1957 ebbe l'idea della 200 Miglia, con cui inventò il motociclismo moderno.[1]
  • [Sulla nascita della clinica mobile] Era inutile correre in un Paese nel quale c'era la migliore neurochirurgia del mondo, se poi il pilota non riusciva ad arrivare vivo all'ospedale.[2]
  • [«Imola ha [...] inciso sulla sua vita, spingendola a fare il medico»] Quando ero ragazzo, stavo sempre ai box ma invidiavo gli spettatori che si mettevano nei punti più belli del circuito e nel 1957, eludendo la sorveglianza, e dopo aver corrotto con un sorriso il guardiano del cancello delle Acque Minerali, entrai in pista, nascondendomi dietro un pino. A un certo punto cadde Geoffrey Duke e io mi gettai in pista, traendo in salvo il pilota e recuperando la moto. Il giorno dopo finii sul giornale, mi sentivo un eroe. Mio padre però non la prese bene, mi sgridò al punto che mi misi a piangere allora venne vicino, mi abbracciò e mi disse: "Questo è quello che farai tutta la vita". Dopo essere diventato medico, alla prima 200 Miglia del 23 aprile 1972 mi diede la responsabilità del soccorso. Portai i rianimatori in pista, creando un servizio che oggi c'è su tutte le piste del mondo. [«Da lì nacque l'idea della Clinica Mobile»] Dopo aver visto che cosa avevo fatto a Imola, i piloti mi vollero con loro.[1]
  • [Su Michael Doohan] Quando in Olanda nel 1992 cadde e si ruppe una gamba, aveva già vinto cinque gare. Gli proposi di venire in Italia a curarsi da noi, in un mese l'avrei rimesso in sella. Invece si fece operare in Olanda. Sorsero delle complicazioni che portarono i medici a pensare all'amputazione della gamba. Mi chiamò, allora io noleggiai un aereo privato e andai a prenderlo. Avevo un amico laggiù, che mi procurò un'ambulanza e due infermieri: entrammo in ospedale, caricammo Mick e uscimmo per andare all'aeroporto. La cosa non destò sospetti tranne che in Kevin Schwantz: era lì anche lui per un polso rotto e un'anca lussata. Chiese anche lui di essere portato via e arrivarono in Italia insieme. [...] Da quella sconfitta nel 1992 è nato il Doohan vincente: sono le avversità e le ferite che ti fanno crescere.[3]

Note modifica

  1. a b Dall'intervista di Andrea Cremonesi, "La mia Imola, la pista di papà dove mi sono scoperto Angelo dei piloti", gazzetta.it, 28 ottobre 2020.
  2. Da un'intervista a La Gazzetta dello Sport; citato in Luigi Ciamburro, MotoGP, dott. Claudio Costa: "Marc Marquez mi ha deluso", corsedimoto.com, 19 febbraio 2021.
  3. Da un'intervista a La Gazzetta dello Sport; citato in MotoGP | Doohan, all'inferno e ritorno, formulapassion.it, 19 febbraio 2021.

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