Chantal DelSol

filosofa, saggista, scrittrice e accademica francese

Chantal DelSol o Chantal Millon-DelSol (1947 – vivente), filosofa, saggista, scrittrice e accademica francese.

Chantal Delsol nel 2018

Il ritorno degli dèi

Intervista di Giulio Meotti, Il Foglio Quotidiano, 12 novembre 2022.

  • Dopo molte esitazioni, uso questa agghiacciante parola: "agonia". Infatti la morte della cristianità non è affatto una morte improvvisa. Salvo poche eccezioni, le civiltà non conoscono una morte improvvisa: si estinguono a poco a poco, in numerosi sussulti. La cristianità combatte da due secoli per non morire, e in questo consiste quella commovente ed eroica agonia.
  • Dalla seconda metà del XX secolo, le nostre certezze più antiche (il cristianesimo) e più moderne (l'illuminismo) sono state scosse e messe in discussione, prima da noi stessi e poi da altri.
  • Non credo che esista ancora una civiltà post-occidentale, perché non c'è ancora nulla di fissato, non c'è una corrente dominante che si imponga e delinei un futuro condiviso. Esiste solo una moltitudine di correnti sparse. Citiamo le principali. Una corrente ecologista che tende a diventare panteista e neopagana, con la sua processione di riti e il suo catechismo, un pensiero ideologico e intollerante. Una corrente nata dall'illuminismo, universalista e globalista, che propugna il Grande Reset (una nuova forma di tabula rasa), sostenuta principalmente dalle élite e maggiormente concentrata sull'Europa e soprattutto sulla Germania, che diffonde un pacifismo ingenuo e un liberalismo cinico. Una corrente costituita dal cristianesimo rimasto in piedi, anche se in minoranza, che sviluppa una tendenza al tradizionalismo per il panico dei vinti della storia.
  • Il cristianesimo è stato in pericolo, e contestato, ma durante il XIX secolo si è difeso bene. Credo, da parte mia, che la prima metà del Novecento sia stata drammatica, quando si pensava di difendere la propria esistenza grazie ai vari fascismi e corporativismi (Franco, Salazar, Mussolini, Horty, Seipel). Questo fu il colpo di grazia e mise fortemente in discussione l'onore del cristianesimo resistente: che valore ha una religione che pretende di difendere la propria esistenza con mezzi così patetici? [...] Resta il fatto che, a partire dagli anni 60, sono state approvate le prime leggi sull'aborto e, contemporaneamente, è diminuito rapidamente il numero di bambini iscritti ai corsi di catechismo. Ma siamo chiari: è la cristianità che sta scomparendo, non il cristianesimo. Le cosiddette leggi sociali ci mostrano che non siamo più nella cristianità. Ma il cristianesimo è ancora presente, anche se in minoranza.
  • I diversi rami del cristianesimo non si sono adattati allo stesso modo alle idee moderne. Il protestantesimo è il ramo che non solo ha abbracciato le idee moderne, ma anche contribuito in maniera determinante alla loro realizzazione (è stato il protestantesimo anglosassone a contribuire in maniera determinante all'emancipazione degli schiavi e delle donne nel XIX secolo). Il cattolicesimo è stato riluttante alla modernità, prima in modo radicale (il Sillabo, poi i fascismi corporativi), poi in modo più flessibile ma fermo, a partire dal Concilio Vaticano II e fino a oggi. Ma il ramo ortodosso è rimasto immutato dall'antico regime – e per un buona ragione: i paesi in cui si è sviluppato non sono stati praticamente toccati dall'illuminismo, quindi il pensiero moderno non è riuscito nemmeno a scalfire il cristianesimo di queste regioni. Inoltre, per il paese principale per quanto riguarda l'ortodossia, ci sono 70 anni di comunismo, da cui la religione ortodossa è emersa come un cibo congelato, che si scongela e riappare nel suo stato precedente... La distanza tra l'Europa e la Russia di oggi è quindi immensa: la Russia è nel XVIII secolo, noi siamo nel XXI. Ecco perché la guerra per l'Ucraina è fratricida e violenta: per noi i russi sono correligionari rimasti indietro, come fratelli bloccati in un stato infantile.
  • Il mio collega e amico Jean-François Braunstein ha appena scritto un bel libro in cui considera il "woke" come una religione. Io preferirei parlare di un'ideologia. Il "woke" è tipicamente un erede del marxismo, dal quale assume una serie di tratti, dalla filosofia politica della lotta alla morale egualitaria. Certo, è stato detto (ad esempio da Voegelin) che il marxismo ha funzionato come una religione sostitutiva, e questo è vero – in questo senso è vero anche per il "woke". D'altra parte, c'è nel "woke", non dappertutto, ma ai margini, il nichilismo: intendo la volontà di negare la realtà più evidente (ad esempio nel transgenderismo o nel femminismo. Direi piuttosto che il woke si aggrappa a questa morale umanitaristica che è la nostra di oggi, figlia denaturata della morale cristiana, diventata essa stessa una religione.

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