Carlo Cafiero

anarchico italiano (1846-1892) e uno dei principali teorici dell'anarco-comunismo e dell'anarchismo insurrezionale durante la Prima Internazionale

Carlo Cafiero (1846 – 1892), pensatore anarchico italiano.

Carlo Cafiero

Citazioni di Carlo Cafiero

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  • Il potere ubriaca, ed i migliori, investiti di autorità, diventano pessimi.[1]
  • L'anarchia è la federazione dell'unione, l'organizzazione della libertà. Essa combatte lo Stato popolare o Stato comunista, che sarebbe l'accentramento dell'unità, l'organizzazione dell'oppressione comune. V'ha dei socialisti che dichiarano necessaria la formazione di un nuovo Stato per realizzare l'emancipazione del proletariato. La pretesa di costoro è l'ultimo tentativo che fa il principio di autorità per mantenersi ancora fra gli uomini, e poiché gli ultimi sforzi sono i più disperati ed audaci, noi dobbiamo armarci da capo a piedi per combatterli con tutte le nostre forze.[2]
  • Le Bastiglie le abbattono i popoli: i governi le costruiscono e le conservano.[3]
  • Non solo l'ideale, ma la nostra pratica e la nostra morale rivoluzionaria sono eziandio contenute nell'anarchia; la quale viene così a formare il nostro tutto rivoluzionario. È per ciò che noi l'invochiamo come l'avvenimento completo e definitivo della rivoluzione; la rivoluzione per la rivoluzione.[4]

Incipit di alcune opere

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Compendio del Capitale

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La merce è un oggetto che ha un doppio valore: valore di uso e valore di scambio, o valore propriamente detto. Se posseggo, per esempio, 20 chili di caffè, io posso, sia consumarli per mio proprio uso, sia scambiarli con 20 metri di tela, o con un abito, o con 250 grammi di argento, se, invece di caffè, ho bisogno di una di queste 3 merci.
Il valore di uso della merce è basato sulle qualità proprie della merce stessa, la quale è, da quelle sue qualità, destinata a soddisfare il tale, e non il tal altro bisogno nostro. Il valore d'uso dei 20 chili di caffè è basato sulle qualità che il caffè possiede; le quali qualità sono tali, che lo rendono atto a darci quella bevanda nota a tutti, ma non lo rendono capace a vestirci, né a servirci di materia per una camicia. È perciò che noi possiamo profittare del valore d'uso dei 20 chili di caffè, solamente se sentiamo bisogno di bere il caffè; ma se invece sentiamo il bisogno di una camicia, o di vestire un abito del valore d'uso dei 20 chili di caffè, non sappiamo che farne; o, per meglio dire, non sapremmo che farne, se accanto al valore d'uso, non vi fosse, nella merce, il valore di scambio. Noi infatti troviamo un altro che possiede un abito, ma che non ne ha bisogno, ed ha bisogno invece di caffè. Allora si fa subito uno scambio. Noi gli diamo i 20 chili di caffè ed egli ci dà l'abito.

Rivoluzione per la rivoluzione

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Repetita juvant

Io so che i nemici maggiori del progresso non sono i despoti, i tiranni, gli oscurantisti. Questi nel loro assurdo, fanno meglio apparire direi quasi i vantaggi, le bellezze della idea del progresso, e così, in un certo senso, gli servono mirabilmente. I maggiori nemici del progresso sono i falsi liberali, i moderati. Essi che acconsentono alle nostre idee, ma come idee; – essi che amano, come lor piace di dire, la giustizia e la libertà, ma per proclamarle poi in fatto utopie, – che all'ultimo raziocinio, all'ultima pietra che cade nella loro fortezza ci fanno la carità di un ultimo consiglio, e ci sussurrano: I tempi non sono maturi....

Citazioni su Carlo Cafiero

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  • Ciò che più colpiva e affascinava in lui era il garbo delle maniere, anche nei momenti in cui lo scontro politico o ideologico si accendeva di violenza. Al momento della pazzia, Le Revolté di Ginevra (n. del 17 febbraio 1883), nell'annunciare la perdita del devoto militante dell'idea libertaria, inviterà i giovani a prenderne il posto con pari ardore, coraggio e perseveranza, ma soprattutto a imitarne la perfetta amabilità, l'inalterabile dolcezza, la simpatia del cuore, lo charme che lo facevano stimare dagli amici e rispettare dagli avversari. (Pier Carlo Masini)
  • Un giorno di primavera del 1891 gli anarchici Amilcare Cipriani e Paolo Schicchi, in un momento di libera uscita dalle prigioni del Regno, salivano al manicomio di Nocera pei visitare il loro compagno Cafiero. Trovarono il malato che se ne stava, com'era sua abitudine o mania, mezzo nudo al sole. Interrogato sulla ragione di questo comportamento, Cafiero additò il sole e disse «Quello è mio padre». (Pier Carlo Masini)
  1. Da Rivoluzione: anarchia e comunismo, in Dossier Cafiero, a cura di Gian Carlo Maffei, Biblioteca Max Nettlau, 1972.
  2. Da L'anarchia. Citato in Carlo Cafiero L'anarchia, hopfrog.it.
  3. Da Rivoluzione: anarchia e comunismo.
  4. Citato in Errico Malatesta, Al caffè, 1922.

Bibliografia

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Altri progetti

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