Branda de Lucioni

militare italiano (1740-1803)

Branda de Lucioni, detto Brandaluccioni o Brandalucioni (1740 – 1803), militare italiano in forza all'esercito austriaco.

Citazioni su Branda de Lucioni

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  • Arrivato in un paese al suono delle campane a festa, Brandalucioni faceva piantare una croce invece dell'albero della Libertà buttato a terra; poi egli pregava quivi in ginocchioni, indi andava alla parrocchia a confessarsi ed a comunicarsi. Volgare impostore, e null'altro, ripeteva la stessa cerimonia e le stesse pratiche religiose in quanti villaggi visitava ogni giorno. Né tralasciava di spacciare che gli compariva Gesù Cristo a promettergli che di vittoria in vittoria avrebbe progredito sino a liberare la Francia dal giogo dei repubblicani. I contadini gli credevano, e facevano schiamazzi e giuramenti parte ridicoli, parte terribili, ma seguiti da fatti atroci. Bastava aver lite o interesse contrario con alcuno dei caporioni della Massa cristiana, per essere bastonato, imprigionato, o anche fucilato sotto le apparenze di giacobino. Giacobini in ogni terra erano sempre i più ricchi, che Brandalucioni taglieggiava spietatamente, e poi lasciava mettere a ruba dai suoi. Alcuni di quei facinorosi prendevano a pretesto vere o supposte opinioni repubblicane per trascinare alle ingiurie estreme donne onorevolissime. Altri, incontrando magistrati che sotto il Governo regio li avevano condannati per delitti commessi, li svillaneggiavano con ogni obbrobrio. (Nicomede Bianchi)
  • Brandalucioni, che meritava pei suoi portamenti di essere fucilato, fu sostenuto in carcere a Milano per tre mesi, e le sue bande vennero sciolte quando gli Austro-Russi furono padroni del Piemonte. Nei tempi che seguirono (narra Carlo Botta), e quando i repubblicani ritornarono in Piemonte, prevalse fra loro l'uso che chi parteggiava o fosse creduto parteggiar pel Governo regio, Branda si chiamasse[1]. (Nicomede Bianchi)
  • Un antico ufficiale in riposo d'Austria, che Brandalucioni aveva nome, giudicando, che quello fosse tempo da prevalersene, si era fatto capo di villani armati, e già aveva corso sollevando, e depredando il Novarese, ed il Vercellese, quando fermatosi in Canavese, pose la sua sede in Chivasso. Le turbe agresti che il seguitavano, erano andate, strada facendo ingrossandosi: le chiamava masse cristiane. Questo Branda con le sue masse, quando arrivava in una terra, prima cosa, atterrava l'albero della libertà, e piantava in suo luogo una croce: quivi poscia s'inginocchiava, e stava un pezzo orando. Poi trovava il paroco, e si confessava, e comunicava. Né dimenticava la cura del corpo; perché si dava al desinare, ed usava anche del vino immoderatamente: la massa cristiana vedeva spesso andar a onde il buon uomo. Né gli importava, che due più che una volta le medesime cose nello stesso giorno facesse, perché quanti villaggi visitava, tante le ripeteva. S'informava, se nella terra fossero giacobini, ed avveniva, che i giacobini erano sempre i più ricchi: erano messi o a taglia, o a ruba. Chi non pagava, predato, o carcerato, ma il pagar la taglia era mezzo sicuro di riscatto. Due cappuccini aveva per segretarj: preti, curati, e frati l'accompagnavano con forche, picche, pistole, e crocifissi. (Carlo Botta)
  1. Vedi Botta, Storia d'Italia, Libro XVII, ecc. [N.d.A.]

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