Basilio Puoti

grammatico, lessicografo e critico letterario italiano

Basilio Puoti (1782 – 1847), grammatico, lessicografo e critico letterario italiano.

Basilio Puoti

Citazioni di Basilio Puoti modifica

  • Frate Bartolommeo da San Concordio, egli pure dell'ordine de' Predicatori come il Passavanti, essendo a costui quasi al tutto simile nel genio, ne'costumi e negli studii, e traducendo pure dal latino non sue proprie opere, ma sentenze di gravissimi autori dell'antichità, ed il Catilinario ed il Giugurtino di Sallustio, riuscì scrittor maraviglioso per la brevità e la forza della sua elocuzione. Solo, se non vado errato, [...] talvolta, o per voler esser troppo puntuale e riciso in tradurre, o per non disagiarsi, come parve al Salviati, secondò troppo il latino, e l'inversione delle parole è forse più di quello patir potrebbe la nostra lingua. Ma, se questo è un fallo da appuntare a questo egregio scrittore, io son di credere che ei v'incappò men di rado nel Volgarizzamento di Sallustio, che negli Ammaestramenti degli Antichi. Pur nondimeno in quella versione, e crediamo che parimente non sia da tacere, alcuna fiata si allargò in parole più che non era mestieri, in guisa che non sappiamo intendere come egli, che era naturalmente disposto alla concisione e vago della brevità, avesse potuto tanto discostarsi dal suo consueto e proprio modo di scrivere.[1]
  • [Rivolto ai suoi giovani allievi] Pare piccola cosa quella che io fo, ma quando sarò morto la intenderete. Se io vi dico di scrivere la vera lingua d'Italia, io voglio avvezzarvi a sentire italianamente, e avere in cuore la patria vostra.[2]

Citazioni su Basilio Puoti modifica

  • Era Basilio Puoti un vero apostolo della lingua italiana. Ei ben sapeva che un popolo, smembrato quanto si voglia da leggi e convenzioni internazionali, da guerre, da occupazioni, da lotte intestine, da ogni calamità o sciagura dissolvitrice, rimane pur sempre lo stesso popolo unito e indivisibile se parla una medesima lingua. La favella di un popolo vale a tener salda la compàgine nazionale più assai di mille leggi e di mille costituzioni. (Aldo Gabrielli)
  • Lo trovai fra una dozzina di giovani in una stanza dove non era altro arnese che libri negli scaffali, su le tavole, su le seggiole; ed in un canto v'era il suo letto dietro un paravento. "So che amate i giovani, io gli dissi, ed io desidero farmi aiutare da voi." "Bravo, giovanotto; se vuoi studiare saremo amici. Vediamo quello che sai: spiegami un po' degli Uffici di Cicerone." Spiegai, risposi a varie domande: "Bene, batti sul latino ogni giorno: ogni giorno una traduzione dal latino, e una lettura d'un trecentista. Nulla dies sine linea." E mi accettò tra i suoi scolari. Ei non viveva che di studi, in mezzo ai giovani ai quali era compagno ed amico: con essi studiava, con essi passeggiava, con essi lavorava ai comenti dei molti classici che fece ristampare per diffondere la buona lingua; ad essi dava consigli, libri, avviamento; molti ritrasse dai pericoli, a molti diede anche del suo. Sapeva bene il latino, bene il greco antico, parlava il moderno, benissimo il francese: pieno di motti e di lepori, facile all'ira, facilmente placabile, ebbe animo sempre giovanile, e seppe mettersi a capo di dugento giovani senza dare sospetto a chi reggeva. (Luigi Settembrini)

Note modifica

  1. Da Al chiarissimo uomo Giordano de' Bianchi Marchese di Montrone, in Il Catilinario ed il Giugurtino: libri due di C. Crispo Sallustio volgarizzati per frate Bartolommeo di San Concordio Terza edizione napoletana con annotazioni aggiuntive e frammenti dell'autore tradotti nello studio di Basilio Puoti, Dalla Stamperia del Vaglio, Napoli, 1858, p. VII.
  2. Citato in Aldo Gabrielli, Settembrini, Casa editrice Alpes, Milano, 1927, cap. III, p. 45.

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