Aurora Ruffino

attrice italiana

Aurora Ruffino (1989 – vivente), attrice italiana.

Aurora Ruffino nel 2019

Citazioni di Aurora Ruffino

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  Citazioni in ordine temporale.

Intervista di Elisabetta Caprotti, vogue.it, 9 ottobre 2022.

  • È un tema importante di cui non si parla. Perché è una malattia invisibile. Non ha una forma la malattia mentale, è una bestia. Mi riferisco alle forme gravi per le quali manca completamente un supporto alle famiglie che vivono questo dramma inimmaginabile e si trovano magari in casa una persona che non vuole farsi aiutare perché non riconosce la propria condizione. È difficile trovare qualcuno che possa dare una mano. Una volta fatta la diagnosi poi non si trova più alcuna forma di sostegno. In più in questi ultimi anni per via della pandemia sono aumentate le richieste d'aiuto, soprattutto da parte dei giovanissimi. 
  • [«Le piacerebbe poter parlare di salute mentale attraverso un ruolo cinematografico?»] Sì, potrei farlo. Indirettamente è qualcosa che mi ha toccato ed è per questo che sono così coinvolta. Sarei felice di interpretare un personaggio per raccontare il dramma che sta dietro.
  • [«Come traspone le sue emozioni sul set quando recita?»] Le volte che ci ho provato, mi sono bloccata. Quando mi hanno chiesto di pensare ai miei dolori per rintracciare delle emozioni forti non sono mai riuscita ad andare fino in fondo. Un attore si deve dare ma non può farsi travolgere dalle emozioni. Perché comunque lo stop va dato e la scena va rifatta, un controllo va tenuto. Quello che funziona con me è l'immedesimazione. Mi piace il lavoro di analisi sul personaggio, capirne la psicologia. Pensare alla mia vita mi confonde.

Intervista di Mario Manca, vanityfair.it, 15 ottobre 2024.

  • Ho perso mia madre quando avevo cinque anni per colpa di alcune complicanze dopo il parto del mio fratello più piccolo. [...] Il mio modo di reagire è stato quello di trasformarmi nella bambina perfetta, come se volessi sentirmi speciale per qualcuno. Andavo benissimo a scuola, volevo essere la preferita degli insegnanti e a casa, ogni volta che c'era un problema, cercavo di essere sempre forte e positiva. Questo mi ha portato, per esempio, a non piangere davanti ai cartoni animati e ai film che vedevo: se mi sentivo commuovere, mi arrabbiavo con me stessa. Per tantissimi anni l'idea di piangere mi ha fatto schifo, me ne sono privata perché avevo troppa paura di affrontare certe cose. [«Quando sono cambiate le cose?»] A 20 anni mi sono concessa per la prima volta di piangere per mia madre. Ero a Roma per studiare al Centro Sperimentale, per la prima volta da sola dopo essere cresciuta una vita in una famiglia di nove persone. Nella mia stanza è successo qualcosa, una sorta di attacco di panico [...], e questo mi ha portata a piangere. Per anni mi sono detta di essere sempre felice e di stare bene probabilmente per salvarmi. In quell'occasione mi sono concessa il lusso di soffrire.
  • Con il tempo ho imparato che quando una persona cara viene a mancare non devi vivere quella circostanza come un peso, ma devi impegnarti a trasformarla in gratitudine per il tempo che hai avuto a disposizione con lei. Aver avuto la possibilità di amare negli anni una persona speciale diventa, allora, un regalo di cui essere grati.
  • Ognuno di noi ha dentro di sé due posti riservati al proprio padre e alla propria madre, che ci hanno dato biologicamente la vita. Sono cresciuta con i miei nonni e mia zia che mi hanno dato tutto l'amore di questo mondo, ma posso dirle che quei due posti dentro di me sono rimasti vuoti, portandomi a riempirli con qualsiasi cosa. L'amore per i nonni, per i fratelli, gli amici, e anche i fidanzati. Soprattutto i fidanzati. [«Il risultato?»] Non sono mai riuscita a colmare quel vuoto, ma non certo per colpa loro. [...] ho capito che quei posti vuoti possono essere riempiti, ma che sono l'unica persona in grado di poterlo fare.

Filmografia

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