Nicola Lisi

scrittore italiano (1893-1975)
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Nicola Lisi (1893 – 1975), scrittore italiano.

La mano del tempo modifica

Incipit modifica

I tuoi piedi non varcheranno mai i fiumi perenni e le belle acque correnti, se prima non avrai pregato guardando il limpido fluire e non ti sarai lavato nell'acqua della chiara purezza. (Esiodo)

Citazioni modifica

  • 134. Sigillo dell'uomo – Dopo una lunga esperienza di vita, il solo amplesso che egli collocasse nel cerchio ideale della purezza era quell'unico dei genitori dal quale era nato. (p. 374)
  • 136. Rispondenza di variazioni – Fra un alternarsi autunnale di piogge e schiarite pullulavano, con la collettiva giocondità degli gnomi, i funghi nei boschi. (p. 374)
  • 141. Nell'antica cornice – Specie in qualche pomeriggio prossimo alla sera, nella sollecitazione di uno sperso profumo o di uno sperso suono, gli avveniva di trapassare il tempo a ritroso sino a sé fanciullo: rientrava di memoria nella indefinita cornice di una giornata ma pur sempre domenicale. (p. 375)
  • 145. Di compagnia perenne – Sperimentò, fuggevole, il non più essere condizionato dalla presenza visiva, forse soltanto intellettualmente, della propria attonita forma. (p. 376)

Parlata dalla finestra di casa modifica

Incipit modifica

Uno fra i ricordi che non si è cancellato dal fondo della memoria è quello dei moti insurrezionali avvenuti sullo scadere del secolo scorso. In un pomeriggio di estate, per la strada del paese, gente infuriata dietro a una popolana, dal viso stirato che agitava, in cima a un palo, un panno rosso così tant'alto da vedersi, ai primi piani, di dietro le case. Raro qualcuno alle finestre. Era di motivo alla rivolta l'avvenuto, in quei giorni, rincaro del pane alle botteghe causa la scarsità locale e non soltanto locale del raccolto nell'annata precedente, aggravata dalla esosità accaparratrice cui la carestia sempre si accompagna.

Citazioni modifica

  • Prima di andare a letto, quando sto in campagna, esco di casa e, le spalle al tronco del tiglio, guardo il cielo a tramontana. Perciò lascio che l'albero, ogni anno, si espanda, come e quanto vuole, dalla parte opposta. Sembra, dunque, a chi lo guarda, sbilanciato, ma invece, son sicuro, è più delle altre piante ch'ho attorno equilibrato e forte. Cosicché, tutte o quasi tutte le sere, ho lassù di fronte l'Orsa Maggiore: porta o una delle porte, a mio modo d'intendere e vedere, della Città d'Oro.
  • Sull'albero genealogico dei Papi che affonda la radice in Cristo c'era dunque, fra non pochi altri, un ramo secco che fu fatto rinverdire da Angelo Roncalli. Il Cossa di estrazione marinara e piratesca; il Roncalli contadina e montanara. Tutto considerato a voler indagare su di un nesso dal Cossa al Roncalli viene in mente una comune predisposizione per i Concili. Il Cossa ne indisse due. Il primo a Roma, si risolse in nulla di fatto; il secondo, a Costanza, in modo confuso. Per un giudizio sicuro sul Vaticano II ci vorrà almeno sino al duemila. Certo è che del Roncalli pochi hanno dimenticato di quando dalla finestra su Piazza S. Pietro fu, consapevolmente, in comunicazione con la folla, la luna e i bambini a casa, a letto.
  • Le domeniche alle messe cantate e ai vespri, l'accompagnamento musicale del Caramelli divenne di grande, e si diceva anche edificante, richiamo ai fedeli o, se non proprio fedeli, a quanti dotati d'un sentimento di acquiescenza al sacro. Talvolta la chiesetta n'era piena dall'ingresso alla transenna. Di là oltre, tutto lo spazio necessario alla liturgia de' celebranti. In maggioranza la folla, è vero, era di donne, molte fiorentine e forestiere. Con semplicità, dopo le funzioni, sul pratino, davanti alla chiesa, conversava con gli amici che, seppure in modo vario, non mancavan mai. Volentieri, allora, entrava a parlar di personaggi che, tramite la musica e il convento, aveva conosciuto. Primi fra tutti Einstein e il Sabatier.
  • Una volta che d'attorno al Caramelli eravamo in pochi, egli fece i nomi di altre due persone di fama che [...] avevano avuto entrambe la chiamata di entrare in religione: Giannotto Bastianelli e Giovanni Comisso. Del Comisso [...] manifestai il dubbio che si fosse incorsi in errore d'interpretazione a un fantasioso suo discorso. Rispose il Caramelli che per convincermene gli tenessi dietro. Andammo così assieme fino in una stanza interna del convento. [...] dopo di che andò sicuro a prendere un inserto, dal quale scelse una lettera che mi mise in mano. Era la lettera autografa del giovane Comisso, da valere di domanda per essere accolto fra i novizi.[1]

Aria su le quattro corde modifica

Incipit modifica

PRELUDIO
S'apri il mio libro guardati, lettore
da le insidie che ovunque io t'ho celato;
bada che in ogni pagina è un odore
che si ricorda troppo di peccato.
E tu, lettrice, se non hai provato
quella perversità detta l'amore,
chiudi il mio libro dove tutto è osato
e dal fuoco purificato.
A verso a verso, inconsapevolmente,
distruggerai così tutto il mio cuore
alimentando il caminetto ardente.
E dentro al fuoco che vedrai guizzare
ogni fiamma sarà fiamma d'amore
ché amor mi mosse, che mi fa parlare...

MOTIVI AUTUNNALI
Leggevo Giulio Verne: il brigantino
colato a picco, audaci naviganti,
pescatori di perle trafficanti
loro merce in un porto levantino...
Ridavo i libri a Lei con altrettanti
fogli nascosti. Finché Lei un mattino
fra le pagine lesse un bigliettino:
«Come sarebbe bello essere amanti!»
Rise... D'allora io non ho scritto più.
Leggo ancora fantastici racconti
di jungle nere e di selvaggi indù
ma li restituisco a le signore
senza biglietti.
Inaridì la fonte
che mi dettava lettere d'amore.

Citazioni modifica

  • Piangerei quasi per avervi a lato
    come sapevo piangere bambino
    per una graffiatura del gattino,
    per un giocattolo rovinato,
    poi che, rimasto solo ed invecchiato,
    non trovo più, levandomi al mattino,
    come un tempo, capelli sul cuscino,
    tracce d'amore isterico, insaziato...
  • E il pensiero, con agili e felici
    tocchi, ti rende sempre varia, in mille
    forme ed in mille pose tentatrici.
    Indi è tormento, più non è passione,
    se ne la luce de le mie pupille
    trema l'incanto de la tua visione!
  • E un giorno o l'altro, di sorpresa,
    ti prenderò fra le mie braccia snelle
    per mostrarti le strade de l'inferno
    fatte di baci e d'altre cose belle...
  • E ogni atomo di me, vagante nella
    meravigliosa infinità dei cieli,
    brilli ancora, disperso in ogni stella!
  • Ambedue in questa contrada,
    muoviamo timidi il piede;
    tu hai perduto la strada,
    io ho perduto la fede!
    Tutto un passato giocondo
    oggi è coperto d'un velo:
    e tu sei stanca del cielo,
    io sono stanco del mondo!
  • Veder la china, il baratro profondo,
    la via senza ritorno, ultima via...
    Triste non è il tramonto, amica mia,
    triste è dover assistere al tramonto!

Incipit di Diario di un parroco di campagna modifica

Gennaio, Circoncisione di N. S. Gesù Cristo e primo giorno dell'anno. A cessazione della festa, poiché avvertivo in disquilibrio anima e corpo, al quale, oggi, forse, avevo dato più di quel tanto da mangiare, sono salito nello studio per raccogliermi in me stesso. E, fossi seduto o stessi ai vetri nella luce che si è mantenuta in purezza tutto il giorno, non riuscendo ad astrarmi sino alla sfera celeste che è limite alla mente, dove fra l'anima e il divino si ha immediato sposalizio, mi sono umiliato, come faccio, a dichiarare la sperimentata mia impotenza su questo quaderno, che acquistai la scorsa estate ed era rimasto tutto bianco. Dall'insolito esercizio mi pare derivi tal diletto da invogliarmi per i giorni che verranno.
Mi propongo, soprattutto, di star fedele al segno della santissima umiltà, lungi, quindi, confido, da ogni sorta di orgoglio onde esso non ricada sullo scritto, narrando gli avvenimenti di parrocchia che, di volta in volta, reputerò degni di menzione. I quali, però, vorrei che, sempre, resultassero nella unzione dell'Amore, sì da rileggerli a distanza con interiore giovamento, e siccome il tempo passa presto e pochi anni mi separano da quel premio che mi è stato sin dal battesimo promesso, vorrei che, quando sarò morto, fossero affidati al già beneamato quantunque sconosciuto successore, perché ne traesse motivo di speranza e di conforto. Spiacemi che di mio non abbia ancor meglio da redare.

Citazioni su Nicola Lisi modifica

  • Lisi [...] attraverso l'osservazione minuta, attraverso la vicenda comune, attraverso la parola elementare cerca di compiere il tentativo disperato di svelare il mistero insito in ogni realtà. È convinto che dietro lo sguardo di una donna, il grido di un passero, il canto di un gallo, il busto di un santo, il miagolio di un gatto, la fedeltà di una amicizia, la statua ai giardini, la conversazione del camerire con il padrone, la bambola dalla sottanina celeste [...] che dietro questi atti di tutti i giorni si nasconde una vita segreta, una meravigliosa favola, un mistero affascinanate, una significazione metafisica che possiamo magicamente cogliere con la poesia. Il mistero è sempre a portata di mano, è sempre dietro l'angolo del palazzo, pronto a venirci incontro e non si veste di oro e d'argento. È semplice nel portamento, elementare nella essenza. (Francesco Grisi)
  • Recinto di mandragola | di malve e di narcisi | scende al suo Mugello | l'incantatore Lisi. Parroco di campagna | dice colui che sa | e invece non è vero: | è frate di città. (Giovanni Papini)

Note modifica

  1. Citato in ID, Nicola Lisi 1946-1973, Firenze, Vallecchi, 1976, pp. 494-495.

Bibliografia modifica

  • Nicola Lisi, Parlata dalla finestra di casa, Vallecchi editore, Firenze 1973.
  • Nicola Lisi, La mano del tempo; in Nicola Lisi 1946-1973, Vallecchi, Firenze, 1976.
  • Nicola Lisi, Aria su le quattro corde, Editrice Tirrena, Napoli.
  • Nicola Lisi, Diario di un parroco di campagna; con un saggio di Elena Bono, Recco: Le mani, 1993. ISBN 88-8012-006-9

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