Antonio De Ferraris

medico, filosofo e astronomo italiano

Antonio De Ferraris o De Ferrariis, detto il Galateo (1444 – 1517), medico, filosofo e astronomo italiano.

Antonio De Ferraris, detto il Galateo

Citazioni su Antonio De Ferraris

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  • Egli non bada all'eleganza della frase o al giro del periodo in discapito delle idee; è purgato, è accurato; ma soprattutto, più che latino, vuol esser lui, il Galateo, un uomo del secolo XV, che pensa, che sente e che ragiona a suo modo, senza affettazione, senz'arte, o almeno colla sola di dir le cose alla buona. Ed è forse per conservar sempre questa sua diletta libertà di maniera, ch'egli si serve quasi costantemente pei suoi opuscoli della forma epistolare, trattino di storia, di morale, di filosofia, di fisica, di cosmografia o di medicina.
  • Gli opuscoli del Galateo posseggono anch'essi un valore storico, e non solamente allorché versano intorno a memorie storiche propriamente dette, ma più quando senza volerlo apprestano documenti del suo tempo che vincono in pregio cento storie messe insieme.
  • Il Galateo, fra gli errori d'ogni sorta che sconvolsero l'Italia dal 1450 al 1517, sembra l'espressione dell'ideale, verso cui gl'italiani d'allora dovevano sospirar coll'animo in segreto e in palese. E questo sospiro all'ideale non trasparisce unicamente dai suoi pensieri, ma pur dalla forma con cui li esprime. Aprendo il libro, istintivamente non vien fatto di buttar gli occhi sul testo latino, che giace a piè di pagina. Ma procedendo nella lettura, si subisce una dolce opera d'incanto, o si abbandona la traduzione per vedere le idee sotto l'antica lor veste. Già s'indovina subito che non si ha da fare con uno di quei pedanti latinisti, pazienti cucitori di frasi e di periodi ciceroniani, che inocularono il malanno dell'imitazione alla nostra vergine letteratura. Si comprende che le cose lette nella traduzione devono infondere allo stilo dell'autore quella certa fervida vita, che manca pel solito a coloro che scrivono in una lingua morta; e non ci s'inganna.
  • Dopo di essersi arricchito colla lettura de' greci e de' latini scrittori , si risolvette a viaggiar per l'Italia, sì per desiderio d'impararvi le scienze più sublimi, come per brama di conoscervi i letterati più celebri. In questi suoi letterarj viaggi studiò le matematiche, la filosofia e la medicina in Ferrara con tanto profitto, che di quest'ultima facoltà ne ricevette solennemente la laurea con applauso universale.
  • Fu il Galateo peritissimo delle greche e delle latine lettere. A questi studi accoppiò la medicina, la filosofia e le matematiche. Se nelle prime è egli anche al presente ammirabile, anche merita molta lode per le seconde; perciocché in tempi non al certo favorevoli per sì fatte scienze seppe talvolta innalzarsi sopra i volgari pregiudizj. Egli fu uno de' primi a ricercar disputando se fosse possibile la navigazione alle Indie orientali: intorno a che teneva frequenti discorsi col famoso Giorgio Interiano Genovese, che di que' giorni si tratteneva in Napoli.
  • Non contento di farsi ammirare nel possesso delle opere d'Ippocrate e di Galeno, fece in Napoli una degna comparsa nelle facoltà matematiche e filosofiche, e si distinse ancora moltissimo nelle cose di belle lettere; lo studio delle quali formò sempre la più cara occupazione della sua vita. L'aria però di questa città non troppo confacevole alla sua salute, gl'interessi della sua famiglia e l'invidia de' cortegiani, che molte volte lo pose in pericolo di perdere la buona grazia del Re, l'obbligarono a ricondursi in seno della sua patria, ove sempre più si diede agli studj, ed alle letterarie produzioni.

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