Antonio Cervi (giornalista)

giornalista e critico teatrale italiano

Antonio Cervi (1862 – 1923), giornalista e critico teatrale italiano.

Irma Gramatica modifica

Incipit modifica

Una figura pensosa di donna seducentissima; un'attrice squisita dal fascino strano che avvince per virtù d'arte trionfatrice, Irma Gramatica, non ha trovato dinanzi a sé una via piana cosparsa di fiori ma privazioni e dolori l'accompagnarono, dai più teneri anni sino alla giovinezza; e furono lacrime amare sgorganti sulle povere vesti ricucite nelle veglie; furono disinganni atroci, mascherati da un mesto sorriso e dal chiasso del palcoscenico cosi pieno di attrattive per chi lo visita di sfuggita e quando è adorno di fiori.

Citazioni modifica

  • Da piccina era biondissima, irrequieta, e aveva una grande predilezione pei liquori.
    Fu trovata una volta distesa a terra completamente ubbriaca di Coca; e beveva perfino, quando non era sorvegliata, lo spirito che doveva far bollire il caffè.
    Che bel soggetto per uno studio di patologia! Ma, me ne dispiace per gli alienisti, la nostra attrice ora non beve che acqua. (pp. 6-7)
  • La Gramatica, apparsa sulla scena nel periodo del massimo splendore di Eleonora Duse, è riuscita a trovare la via della gloria. Essa è sola e rappresenta la vita, i tormenti, gl'ideali, la forza e i difetti della commedia moderna.
    La sua figura delicata, che pare sogni in un mondo doloroso le conquiste di tutti i problemi psicologici e che ha fremiti e ondulazioni di serpe, apparisce sempre, nella flessuosità, in atto pensoso. E sulla scena si avanza come in una visione, in apparenza calma, ma viva e solenne nello sguardo scrutatore. (pp. 20-21)

Tre artisti modifica

  • Irrequieto sempre, ardente, [Giovanni Emanuel] portava sul palcoscenico una nota appassionata che mal sapeva trattenere nei drammi più noti di quel tempo.
    All'Arena del Sole di Bologna, accanto alla Pezzana[1], in non so quale dramma, nel furore della recitazione, non badando alla ribalta, cadde nell'orchestra fracassando un trombone. (p. 17)
  • L'Emanuel, direttore di compagnia, a tutta prima si presenta forse troppo rigido, inflessibile, e magari esclusivista. L'attore scritturato non può liberamente sbizzarrirsi o tentare una qualsiasi interpretazione; ma appunto qui, mi pare stia la forza del direttore intelligente. (p. 24)
  • [...] il teatro italiano era sotto l'impressione di un potente genio artistico, Gustavo Modena, il quale aveva compiuta una grande rivoluziono nell'arte e impressa la sua personalità nella recitazione scenica. Tutto ciò che di bello e di vero è nella arte drammatica, parve fosse stato raccolto e fatto concreto nel metodo del Modena. (p. 25)
  • [Giovanni Emanuel] [...] un rivoluzionario che non ricerca un vero troppo vero, né un nuovo stile che contrasta coi costumi e coll'epoca nella quale ha vissuto il personaggio che rappresenta, perché dinanzi alle sue interpretazioni le visioni storiche e passionali passano nella nostra fantasia quali furono sognate dai loro creatori, e il cuore palpita e l'anima è rapita. (pp. 26-27)
  • Artista galantuomo, scevro di tutto l'istrionismo che malauguratamente invade spesso anche i migliori attori del nostro tempo, l'Emanuel intende l'arte serenamente, senza ciarlataneria, e ama sempre la ricerca del bello e del vero. (p. 27)
  • La Duse è la modernità. Ella dell'arte non ha assunto e riprodotto che una sola fisonomia ed una sola nota: la fisonomia e la nota patologica personale, la fisonomia malata del secolo che muore. (p. 128)

Note modifica

Bibliografia modifica

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