Annie Messina

scrittrice e traduttrice italiana (1910-1996)

Annie Messina (1910 – 1996), scrittrice italiana

Citazioni di Annie Messina

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  • [In riferimento alla sclerosi multipla della zia Maria Messina] L'alternarsi di speranze e disperazione, il pellegrinaggio da un clinico illustre all'altro, le incertezze delle diagnosi errate, fino a quella definitiva e terribile.[1]
  • [Maria Messina] una giovane donna minuta con un visino pallido dai grandi occhi luminosi, incorniciato da una massa di fini capelli castani. La sua fragilità celava una forza d'animo non comune, la forza che le ci era voluta per denunciare, lei signorina di buona famiglia che avrebbe dovuto ignorare certe vergogne, quello che si celava dietro la facciata di case rispettabili, in cui la donna era tenuta in uno stato di soggezione prossimo alla schiavitù.[1]

Incipit di alcune opere

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Il mirto e la rosa

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– Eccellentissimo signor principe! Baluardo dell'Islâm! Campione dei credenti! A che cosa deve il tuo umilissimo servo l'onore di una tua visita?
Alto sul suo stallone roano, il principe Hâmid el-Ghâzî sorrise alla lode iperbolica, piegando appena le labbra tra i morbidi baffi bruni e la barba inanellata. Come sovrano di un piccolo stato di montagna e vassallo del Gran Califfo, la sua indipendenza dallo strapotere degli 'Abbāssidi era un fatto problematico, che si reggeva più sul suo prestigio personale che non sulla forza del suo esercito agguerrito ma piccolo.
Inoltre, la sua parentela con 'Abd ar-Rahmān, l'ultimo degli Omayyadi, e la tarda, non entusiastica conversione dei suoi alla Vera Fede, facevano di lui un personaggio non troppo ben visto alla corte di Baghdad.

La principessa e il wâlî

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Nel sultanato del Khadyan è proibita la caccia al leone. E non soltanto i leoni non si possono cacciare, ma nemmeno catturare con trappole, né molestare in alcun modo. Qualche viaggiatore ignaro che trovandosene uno a tiro di lancia ha creduto di fare un bel colpo cogliendolo in pieno muso, ha pagato l'offesa con il taglio delle mani. Ogni nuovo sovrano che per diritto di sangue – ereditato o versato – ottiene dal Califfo di Baghdad l'investitura, è tenuto a fare, e far osservare, il giuramento di rispettare i leoni. Cosa che l'eletto fa tanto più volentieri in quanto si ritiene che il leone sia il genio protettore del Khadyan. Tale usanza risale al sultano al-Husein ibn Suleimân el-Karîm, che si dice essere stato ispirato e guidato da una di queste fiere. Ma la storia è tanto antica che nessuno più sa con esattezza come siano andate veramente le cose.

  1. a b Citato in Profilo biografico e bibliografico, mistrettanews.eu, AA.VV., a cura di Sebastiano Lo Iacono, 2009-2010.

Bibliografia

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  • Annie Messina, Il mirto e la rosa, Sellerio, Palermo, 2003. ISBN 8838902089
  • Annie Messina, La principessa e il wâlî, Sellerio, Palermo, 1996. ISBN 8838912041

Voci correlate

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