Annette Baier

filosofa neozelandese

Annette Claire Baier (1929 – 2012), filosofa neozelandese.

La nostra posizione nel mondo animale

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  • Uno dei motivi di sospetto verso convinzioni morali apparentemente sincere è il loro legame con interessi particolari di coloro che le sostengono. Chiedersi cui bono e cui malo è appropriato se siamo alla ricerca di possibili elementi di contaminazione della coscienza: il senso morale di una persona può essere distorto da privilegi radicati così come dalla paura di perderli. [...] gli animali non sono in grado di perorare la loro causa e coloro che la perorano per loro non hanno alcun interesse finanziario diretto, né altri tipi di interesse personale in gioco, per quanto molti possano essere emotivamente "coinvolti". Riguardo invece ai guadagni particolari legati al mantenimento delle pratiche esistenti e alle perdite che deriverebbero dal loro mutamento, scopriamo un gran numero di gruppi alle cui convinzioni potremmo non dare credito. Macellai, cacciatori, allevatori, pellicciai, ricercatori che sperimentano su animali, se non risarciti, dovrebbero sopportare perdite personali significative qualora dovessimo modificare le nostre pratiche. Pertanto, non ci si può attendere che essi valutino la questione morale senza la distorsione derivante dai loro interessi particolari. Gli scienziati potrebbero sostenere che nel loro caso l'interesse personale coincide con un interesse umano universale; un'analoga giustificazione, però, credo, potrebbe essere avanzata anche dal macellaio e dal pellicciaio [...]. (pp. 59-60)
  • Trovo che credere che non si debba scegliere tra "gli interessi degli animali o i nostri interessi" sia altrettanto idealistico e utopistico del credere che non si debba scegliere fra gli interessi degli uomini e quelli delle donne. L'impresa morale si regge sulla fede che gli interessi possano essere in qualche modo conciliati, che la nostra prosperità non si realizzi sempre a spese di altri. Suppongo che tale fede in un regno pacifico, quando viene estesa al di là della specie umana, non sia più utopistica di quanto lo sia nell'ambito della nostra specie di animali morali. (p. 62)
  • Penso che esista almeno una teoria morale di rispettabile lignaggio e di buone e autonome credenziali che può rendere conto di queste intuizioni morali minime sul comportamento che dovremmo tenere verso gli animali.
    Si tratta della teoria di Hume. Non considero Hume un precursore dell'utilitarismo, per cui quanto dirò a sua difesa non deve essere inteso come difesa di una versione dell'utilitarismo. Dal mio punto di vista Hume è molto più vicino a Aristotele che a Mill: egli ci presenta una teoria delle virtù umane, non una teoria relativa alla massimizzazione dell'utilità e ai doveri che ciò può comportare. (p. 67)
  • Gli animali non possono esprimere la loro disapprovazione, ma possono lamentarsi e protestare, almeno finché le loro corde vocali non vengono tagliate per risparmiare agli sperimentatori le proteste rivolte nei loro confronti. (p. 75)
  • Il fatto che le tecniche formali sviluppate dalla teoria della decisione siano quelle finalizzate a soddisfare le esigenze dei capitalisti e dei militari, è forse una dura realtà storica, non è però una buona ragione per fare dell'etica l'equivalente morale della guerra e della concorrenza economica. (p. 77)
  • Hume descrive come un «mostro immaginario» un individuo «originariamente costituito in modo da non avere sorta alcuna di interesse per i suoi simili, anzi da considerare la felicità e la miseria di tutti gli esseri sensibili con maggiore indifferenza perfino di quanto considera due sfumature contigue dello stesso colore». Limitare la nostra sollecitudine a quegli esseri sensibili che appartengono alla nostra stessa specie significa essere almeno in parte dei mostri, ma questi mostri, purtroppo, non sono semplicemente immaginari. (p. 79)

Bibliografia

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  • Annette C. Baier, La nostra posizione nel mondo animale, in Aa.Vv., Etica e animali, a cura di Luisella Battaglia, traduzione di Brunella Casalini, Liguori Editore, Napoli, 1998, pp. 55-83. ISBN 88-207-2686-6

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