Angelo Mazza

poeta e letterato italiano

Angelo Mazza (1741 – 1817), poeta e letterato italiano.

Angelo Mazza

Citazioni di Angelo Mazza

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  • Son io forse poeta? oppur m'inganna | un error che mi piace? Aprimi il vero, | celeste Euterpe. O dea, ben sai tu quanti, | nati a l'ombre e a garrir, corvi importuni, | nome usurpan di «cigno»; e, l'ale empiendo | di nebbioso vapor, credon sul dorso | d'amica aura febèa l'azzurre immense | strade varcar de lo stellato Olimpo, | mentre con riso de le aonie dèe | radon, forzati dal pesante volo, | l'umile arena e la natal palude. (da All'abate Carlo Innocenzo Frugoni, in Poeti minori del Settecento, a cura di Alessandro Donati, Gius. Laterza & Figli, Bari, 1913, p. 3)
  • Sorgon tre fiori sul medesmo stelo, | Di vario genio e di color diverso. | Arde l'un d'ostro, e di rugiada asperso | Non par che tema impura nebbia e gelo: A sé facendo di se stesso velo | Tingesi l'altro fra l'azzurro e 'l perso. L'ultimo albeggia al vital sole avverso, | Di sua vaghezza innamorando il cielo. (da Le tre castità, in Poesie)

Dei dolori di Maria Vergine

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O Verità, che d'ombra esci profetica,
Del tuo splendor ti piaccia or me riempiere.
Vo' da sacra agitato alma poetica
Del settemplice Duol l'immago adempiere.
Sento destra al mio dir farsi patetica
Sin l'aura, e d'un tremor languido s'empiere.
Natura tutta a lamentar invitami
La Madre, el Figlio, ed il Calvario additami.
Vergin, del tuo Fattor Madre adorabile,
Qual altro al tuo dolor dolor somiglia?

Citazioni

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  • Ti veggo, o Donna, trangosciando ascendere; | Ed ecco, ahi vista! dall'infame stipite | Vìttima immaculata il Figlio pendere. (Canto I, p. 4)
  • E per forza d'amore incomprensibile | Nel Figlio è assorta, e quasi in lui trasanima | Tutte con lui le pene ama dividere, | E nelle pene sue se stessa ancidene. (Canto I, p. 5)
  • Se duri chiodi i nervi a lui [Gesù] disunano, | Lo spirto a lei [Maria] di trapassar non lasciano: | Se acute spine il capo al Figlio imprimano, | Acuti spasmi il sen materno fasciano; | E per fiera d'amor vicenda gli animi | Doppian l'affanno agonizzando unanimi. (Canto I, p. 5)
  • Non è, Madre, non è, credil, possibile | (E fortezza ti vesta il petto e l'anima) | Al disusato incrudelir terribile | De' perfidi Giudei starti magnanima. | Se languisti al pensier, come al visibile | Scempio durar potrai? Se amor t'inanima | Dal reo servaggio il seme uman redimere, | Perché veder tu stessa il Figlio opprimere? (Canto II, p. 12)
  • Specchiati, o Madre; e la feral tristizia | Vinca il pensier che da quel legno orrevole | Pende la speme e la cornun letizia. | Quivi affisse Pietà lo spaventevole | Decreto, che segnaro Ira e Giustizia, | Che or or vedrai con Pace in un congiungere. (Canto III, p. 25)
  • [Maria] Te cerca ei sol, te aspetta sol, te chiamano | Quanti veggon beati 'l Divin Essere: | Te del Ciel donna, te regina acclamano, | E tue belle virtuti amari ritessere. | Plaudon le Stelle gareggiando, e bramano | Folgorante al tuo crin corona intessere; | Sarà scanno al tuo piè la vaga ed emula | Del Sol, che in manto a te si volge, e tremula. (Canto III, p. 27)

E qui 'l mio canto di laudarti cupido
Che al segno aggiunse, d'un tuo sguardo irradia.
Di quest'uno i'm'esalto: il volgo stupido
Le fole apprezzi d'Elide e d'Arcadia.
Se 'l cammin superai solingo e rupido
Fu di te, non favor d'arte Palladia:
Da te mossero i carmi; a te ritornino,
Vergine, e sol del tuo splendor s'adornino.

Citazioni su Angelo Mazza

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  • Angelo Mazza fu tartassato fieramente dal Baretti, che lo pose accanto dei Frugoni e dei Vicini. Non si invilì per questo, ma nutrito da un'assidua lettura di Dante, fu chiamato il Poeta dell'Armonia perché si mostrò tutto intento a cantarla. Si perdette però nelle più astruse dottrine Platoniche, e vestì spesse volte con sonori versi i sublimi delirii di quel filosofo. Levandosi a quanto di più alto hanno la metafisica, la poesia e la musica, egli smarrì non rade volte la via nell'altezza verso la quale aveva spiccato il volo. (Ambrogio Levati)

Bibliografia

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  • Angelo Mazza, Dei dolori di Maria Vergine, in Poesie, tomo II, Niccolò Capurro, Pisa 1816.

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