Alessia Maurelli
ginnasta italiana (1996-)
Alessia Maurelli (1996 – vivente), ginnasta italiana.
Citazioni di Alessia Maurelli
modificaCitazioni in ordine temporale.
A bordo piscina
Intervista di Silvia Guerrieri, Speciale Costumi, pp. 4-14, cfr. SportWeek nº 22 (1096), 4 giugno 2022.
- [«Mettersi in costume è un momento particolare per una donna, che denota il rapporto che ha con il suo corpo. Qual è il tuo?»] Molto stretto, sono in body tutto l'anno! Non abbasso mai la guardia ed è un bene, anche se ho dovuto imparare a convivere con ogni cambiamento del fisico. [...] Sono fortunata perché ho imparato ad accettarmi sempre.
- Da piccola mi facevo le paranoie perché ero basa e qualche anno fa, durante lo sviluppo, sono cambiata a livello di forme mettendo su dei chili. Non era solo una mia para: ho iniziato a leggere dei commenti sul mio corpo, di come fossi diversa rispetto alle ragazze più giovani, e mi hanno fatto molto male. Ho passato mesi di crisi perché ero diventata insicura del mio fisico e anche a livello ginnico: arrivavo in pedana e sbagliavo, così diventavo più insicura e intanto arrivavano comenti più cattivi, insomma non ne uscivo più. [«E poi come hai fatto?»] A un certo punto la mia allenatrice mi ha detto: "Guarda, io non vorrei nessun'altra se non te, come sei sempre. Non ascoltare quello che ti dice la gente perché per me vai bene così", e quello mi ha fatto riflettere sul fatto che alla fine la priorità di come ci si sente arriva da noi stesse e dalle persone che tengono a noi e che ci conoscono veramente. Lì ho capito che non dovevo essere magra ma atletica per fare al meglio il mio sport, e pian piano sono ritornata me stessa.
- [...] non siamo modelle, avere l'addominale non è una mia priorità, ma un requisito che l'allenamento mi lascia. Non modello il mio corpo con lo sport per essere bella, ma solo per essere al meglio a livello atletico.
Intervista di Giuliana Lorenzo, ultimouomo.com, 19 dicembre 2023.
[Sulla ginnastica ritmica]
- Esistono dinamiche di gruppo che, a prescindere dall'età o dal talento, si creano dopo anni. Poi c'è [...] la questione del mettersi sempre in gioco. A una "certa età" si devono mantenere gli stessi ritmi di ginnaste che sono "più incoscienti", più sul pezzo e magari sono cresciute con un codice di punteggio che per noi è tutto da scoprire. È sempre bello cercare questo scambio. Loro, in gara, osservano come ci alleniamo, perché siamo un po' più anziane. Noi, invece, le guardiamo perché sappiamo che sono giovani e promettenti.
- [«Per voi conta più la qualità dell'esercizio o la perfezione nell'esecuzione? Si dà sempre più valore alla componente artistica»] In questo triennio, si è data più possibilità di esprimersi a livello artistico e questo è stato un punto a nostro favore, visto che è un fattore che da sempre contraddistingue la squadra italiana [il punteggio viene assegnato con la somma delle difficoltà degli esercizi, esecuzione e valore artistico, nda]. Per quanto mi riguarda – ma vale per la maggior parte delle ginnaste – è un'arma in più a nostra disposizione. Consente, in un certo senso, di godersi la ginnastica e la gara. Ho altri paragoni di altri codici come quello di Tokyo [i Giochi Olimpici del 2020, dispitatisi nel 2021 a causa della pandemia di COVID-19]. In quel caso, l'attenzione era principalmente sul punteggio delle difficoltà. Eseguivamo esercizi con lanci a raffica e ricordo che l'assenza del pubblico è stata producente per cercare di concentrarsi e non godersi, per assurdo, gli spalti pieni. Ora, con i nostri esercizi e con questo codice, una delle cose più stimolanti è cercare di coinvolgere e di farsi coinvolgere. Per me è uno fra i più belli degli ultimi anni.
- [«[...] dove non arriva il talento arriva la determinazione?»] Sì, questo su tutto, in generale, nello sport e nella vita. Ho visto tante ginnaste lavorare con la Nazionale: magari avevano doti stratosferiche a livello fisico, ma non avevano la testa. Senza quella componente non hai dei risultati. Alle Olimpiadi vinci se hai carattere. A Tokyo eravamo più forti nella prima rotazione, nella seconda abbiamo fatto un esercizio veramente bene e ci siamo prese la medaglia. Ci vuole un nulla, soprattutto in queste situazioni, quando sai che stai disputando la gara della vita. Si devono trattenere le emozioni e spingere al massimo, o almeno ci si prova. Sai che quello è il momento che hai sognato e che ti porterai dietro per sempre. Non è semplice, però penso che sia un lavoro che si costruisca con l'allenamento. È un po' come quando studi a scuola. A casa, prepari l'interrogazione e sei conscio che alle spalle hai giorni e notti passate a studiare o ad allenarti, come nel mio caso. Si ha così una sicurezza diversa. La testa è fondamentale e nel percorso ti dà forza.
- Nel nostro sport, come nella danza, si ricerca la perfezione. La disciplina, sia a livello individuale che per la squadra, è fondamentale. Passiamo intere giornate a sistemare solo un passaggio che dura due secondi, per un movimento in cui in cinque dobbiamo essere perfette. Se ognuno non è in qualche modo responsabile di se stesso, del proprio comportamento, del proprio fisico, di tutto quello che poi comporta essere atleta e scendere in pedana con altre quattro ginnaste, non va bene. La disciplina, sia da quando si inizia a fare questo sport che per una veterana come me, è un lasciapassare alla gara e a quello che devi affrontare. È una impostazione mentale che ti dà una qualcosa in più. [...] la bellezza va di pari passo con tutti quei piccoli dettagli che utilizziamo per rendere ancora più bello, perfetto, il nostro esercizio. Ogni cosa è collegata in modo da far arrivare il messaggio che vogliamo lanciare, un'emozione che vogliamo trasmettere a chi ci guarda. [...] Il nostro sport ha un equilibrio fra arte e sport. Non è solo puro agonismo e non è solo pura arte: è un insieme di cose che portano a vivere la ginnastica ritmica e a concepirla come una performance sportiva che lascia qualcosa.
- Penso in generale che uno sfogo dica di più di una dichiarazione di circostanza. Tante volte è più interessante ascoltare o leggere interviste di sportivi celebri che non ce l'hanno fatta, piuttosto di chi vince la medaglia al collo e dice di essere felice. È bello che sia data ancora più visibilità, in generale, agli atleti.
- I miei genitori mi hanno raccontato che fin da piccola appena mettevano la musica ballavo come una pazza. Quella è sempre stata un po' la mia indole, così come prendere le cose per casa e lanciarle [ride, nda]. La ginnastica ritmica univa questi due aspetti, più il lato agonistico e quello artistico. Ho capito che volevo che la mia vita prendesse una piega diversa e sono sempre stata propensa ad ogni tipo di sacrificio, perché nella mia testa c'era l'obiettivo di entrare nella scuola nazionale e fare le Olimpiadi. Partire a 17 anni, lasciare casa, lasciare i miei amici, lasciare la scuola a Ferrara [dove ha iniziato la carriera da sportiva, nda] non mi ha mai pesato, anzi. Quando ho ricevuto la prima chiamata della convocazione avevo già la valigia pronta, volevo arrivare ai Giochi Olimpici. Tuttora ho ancora quella voglia di quando ero piccola, di quando sono entrata in Nazionale.
Intervista di Marco Castro, eurosport.it, 6 giugno 2024.
- Io ho una sorta di talento nell'essere trascinatrice, ma tante volte ha giocato a mio sfavore. Perché anch'io ho dei giorni no e questo mood può trascinare la squadra in maniera non corretta. Negli anni ho cercato di levigare quelli che sono i miei lati negativi e trasformare questo mio talento in qualcosa di favorevole per la squadra, producente per le mie compagne. Devo dire che tutto questo è sempre stato un dare/avere. Ho dato alle mie compagne, ma ho ricevuto sempre tantissimo da loro e questo mi ha fatto crescere tanto.
- Molti sacrifici si fanno da piccoli, però arrivati a una certa età si sentono maggiormente. Da giovane saltavo qualche gita o un'uscita con le amiche, ma mi sentivo quasi speciale a farlo perchè volevo arrivare alle Olimpiadi. Ora è più complicato. Sono 20 anni che faccio ginnastica ritmica, da dieci anni mi alleno otto ore al giorno e sicuramente ne risento fisicamente e mentalmente. Ovviamente l'obiettivo olimpico, la forza del gruppo e vivere questa disciplina in maniera innata fanno sì che io abbia un senso di responsabilità nel faticare tanto, tutti i giorni. Lo sforzo è fisico e mentale, perché ci ritroviamo a ripetere lo stesso esercizio per tutto l'anno, a cercare la minima imprecisione e la gara poi è tutta di testa. Ti alleni per quello e poi in gara devi solo ripetere l'allenamento. Sai che devi lanciare in un certo modo, che devi ripetere gli esercizi in un certo modo e non puoi permetterti di avere il piede anche solo un centimetro più in là rispetto a dove arriva la palla.
- Nella mia esperienza tutto ciò che è stato negativo, a livello sportivo e anche personale, mi ha aiutato ad avere una grinta e una voglia in più. È successo con la medaglia mancata di Rio, che mi ha portata a Tokyo da capitano con una voglia sfrenata di arrivare sul podio. Dopo l'impatto iniziale, penso che da ogni cosa negativa si possa lavorare per compiere dei grandissimi passi in avanti.
- Ho provato altri sport prima della ginnastica ritmica, in generale ho sempre amato ballare. Anche a casa, da piccola, mettevo su una base musicale e ballavo come una pazza. Sicuramente questo senso spiccato del ritmo e la voglia di muovermi l'ho sempre avuta. Se non avessi praticato ritmica, probabilmente avrei comunque ballato.
- Io credo che le medaglie contino fino a un certo punto. Quello che ti porti dentro, le emozioni, quello che vivi con le tue compagne e l'allenatrice, anche la fatica per arrivare a un obiettivo o riuscire a fare un elemento anche banale, penso che sia quella la vera conquista.
Altri progetti
modifica- Wikipedia contiene una voce riguardante Alessia Maurelli
- Commons contiene immagini o altri file su Alessia Maurelli