Alessandrina Ravizza

attivista e filantropa italiana

Alessandrina Ravizza, nata Massini (1846 – 1915), filantropa italiana e anticipatrice dei movimenti femministi.

Citazioni su Alessandrina Ravizza

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  • Alessandrina Ravizza camminava un giorno lentamente per le vie di Milano, quando vide passare un carro funebre di terza classe, nudo di fiori, quasi vergognoso della sua povertà, seguìto solo da un prete.
    Colui che riposava nella cassa greggia pareva non avesse avuto, nel mondo, nome, famiglia, affetti: nulla. Se ne partiva solo: solo, forse, aveva vissuto. Ma la tristezza di quell'abbandono anche dopo la morte gelava il cuore.
    La Donna della Pietà si mise allora dietro il carro, e lo accompagnò, passo passo, fra la gente affrettata e indifferente, sotto la pioggia. Lo accompagnò al cimitero, vi restò fino a quando la terra fu gettata sulla cassa, a palate brutali e sorde. Chi la vide, pensò che fosse la madre o la sorella del morto. (Ada Negri)
  • Chi aveva mai pensato in tanti anni ad una Alessandrina Ravizza nata non soltanto per darsi ma anche per prendere? La sua natura originaria ella stessa pareva ormai ignorarla: l'individualità altruistica che tutta Milano venerava era una creazione quotidiana della sua volontà, della sua forza enorme, era, sì, una meravigliosa opera del suo genio, ma non era lei... Taluno spirito ha veduto lei balenare in qualche attimo, lampeggiare e ritrarsi sgomenta... Una, due parole sue io custodisco sacre, sue, spremute dal nodo occulto del suo essere, tragiche. Com'era stata avara della sua profonda realtà la grande prodiga, la grande libertaria! (Sibilla Aleramo)
  • Era bella, se son belle le cime ghiacciate dei miei monti. Non vedrà più la primavera. M'aveva accennato una volta, tentando indirettamente di placare un mio affanno, alla tetraggine che la sua intellettualità slava provava a tratti per l'eterno ritorno delle stagioni, delle apparenze. Ma anche più non vedrà quella che il suo temperamento latino adorava, perpetua imprevedibile varietà della vita. Che piega profonda attorno alla sua bocca, dura, d'una che è sola e lontana e non sa e non chiede. Che linee radianti infinite dalla sua fronte, bella, di condottiera, bella come quelle delle più sacre maschere.
    Domani sarà bruciata. Che calma vertigine per gli occhi la neve! Tanti anni che non vedevo neve cadere così! (Sibilla Aleramo)
  • Il suo aspetto era quello di un essere che porti in sé stesso – e lo sappia – l'Assoluto della regalità.
    Alta su tutto, la fronte: vasta bianca massiccia nell'aureola dei lievi capelli d'argento, dura infrangibile come fosse fatta di materia silicea, luminosa lontana come fosse fatta di materia astrale.
    Dalla troppo grave pesantezza del corpo alla lentezza del gesto ieratico alle linee belle ma affloscite del viso, ogni particolare della persona straordinaria si riassumeva nella maestà di quella fronte.
    V'era contenuto un mondo.
    Fra lo sguardo di Alessandrina Ravizza e chi le stava dinanzi, fluttuava sempre una misteriosa immagine scôrta da lei sola: un sogno, una verità, l'ombra d'un sogno, l'ombra d'una verità. (Ada Negri)

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