Aleksandr Politkovskij

Aleksandr Vladimirovič Politkovskij (1953 – vivente), giornalista russo.

Politkovskij nel 1989

Anna Politkovskaja: la numero 211

Intervista di Fulvio Scaglione, Famiglia Cristiana, n.d.; riportato in peacelink.it.

  • Con Anna ci siamo incontrati nel 1976 a una festa di studenti a casa sua. Io già frequentavo la facoltà di giornalismo, lei faceva ancora le superiori. Ero stato invitato da sua sorella, ma appena la vidi... Non potevamo essere più diversi, almeno per origine. Io di una famiglia modesta, un tipico prodotto della moskovskaja spanà, un ragazzo cresciuto sulla strada, un teppistello. Lei di una famiglia della nomenklatura sovietica: suo padre era un diplomatico e lei stessa era nata a New York, nella nursery dell’Onu. Quando ci sposammo, nel 1978, io arrivai alla cerimonia con un cappellaccio in testa e una bottiglia di vodka in mano, i suoi parenti erano eleganti, seri e compiti. Ma avevamo tanti interessi in comune, per esempio i libri. A quell’epoca leggevamo con furia la Achmatova e Pasternak, autori proibiti nell’Unione Sovietica. I libri ce li procurava dall’estero suo padre, che approfittava dello status di diplomatico, mettendo anche a rischio la carriera. Eravamo simili anche nel carattere: lei, così minuta e intellettuale, aveva un vulcano dentro e non aveva problemi a tenermi testa.
  • Fare solo la mamma non era da lei. Intendeva realizzarsi pure nel lavoro, ma per farlo voleva aspettare che Ilja e Vera crescessero. Anche perché io, invece, ero sempre in giro, proiettato sulla carriera. E certo, sentivo anche che lei un po’ mi invidiava.
  • Negli anni della perestrojka tutte le sere c’erano a casa nostra intellettuali, politici, giornalisti, le persone che frequentavo per lavoro o per amicizia. E lei era a pieno titolo parte di quell’ambiente. Convinta e battagliera come sempre. Ricordo che quando mi arrivava il "consiglio" di non andare a certe manifestazioni per non compromettermi, e succedeva spesso, io rispondevo sempre: "Tanto, se non vado io ci va mia moglie..."
  • Fu nel 1994, quando si occupò della lotta tra gli oligarchi Vladimir Potanin e Vladimir Gusinskij per il controllo di Norilsk Nickel, il più grande produttore mondiale di nickel, che doveva essere privatizzato. Vinse Potanin, ma a un certo punto Gusinskij chiamò Anna e le mostrò un dossier diffamatorio che aveva raccolto sulla nostra famiglia. Anna era spaventata, andai a prenderla e parlammo a lungo, seduti in macchina. Lì lei decise che sarebbe andata avanti comunque, anche se temeva il discredito anche più della morte. Lì nacque l’Anna che poi tutti hanno conosciuto.
  • Lei scriveva i suoi articoli per cambiare le cose. Ogni pezzo doveva aiutare qualcuno o contrastare un’ingiustizia. Doveva produrre qualcosa, anche poco, ma qualcosa. Senza la sua credibilità questo sarebbe diventato impossibile. La stessa cosa le successe, anni dopo, con Ramzan Kadyrov, che minacciò di trascinarla in una sauna e farla fotografare in pose sconce con uomini nudi.
  • [«Voi, i familiari, vi aspettavate quanto poi è successo?»] Sì, certo. Ormai Anna aveva dato fastidio a troppi con il suo impegno. E poi era una specie di spirale senza fine. Lei non riusciva a passare accanto alla sofferenza altrui e girarsi dall’altra parte. Così, chi non aveva più speranza di trovare giustizia finiva da lei, che trovava altre storie, altre notizie.
  • Putin non c’entra e nemmeno Kadyrov: è un idiota e durerà poco, lo ammazzeranno presto come hanno fatto con il padre. Secondo me, le ipotesi più credibili sono due. Sono stati dei militari che lei aveva denunciato per le violenze in Cecenia: molti credevano di ottenere gloria e medaglie con quello che facevano, e si sono trovati in carcere o in congedo. Più facile per loro prendersela con Anna che con chi li aveva mandati allo sbaraglio in una guerra sbagliata. Oppure sono stati i nemici di Putin, che hanno voluto "avvertirlo". L’omicidio è avvenuto nel giorno del compleanno di Putin e tra poco più di un anno si vota per il nuovo presidente...

Citazioni su Aleksandr Politkovskij modifica

  • Per quanto riguarda mio marito, il giornalista Alexandr Politkovskij, sono contenta che ci siamo lasciati. Era vittima della propaganda ufficiale, beveva e mi diceva che mi ero venduta ai ceceni. Vivere insieme, dopo 22 anni, è diventato impossibile. (Anna Stepanovna Politkovskaja)

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