Alberto Pollio
generale italiano
Alberto Pollio (1852 – 1914), generale italiano.
Custoza (1866)
modifica- La battaglia di Custoza fu definita un insuccesso, e tale era di fatto la sera del 24 giugno. Divenne la più completa delle sconfitte, dopo che noi, rinunziando ad ogni concetto contr'offensivo, ci ritirammo da prima dietro l'Oglio e poi dietro il Po! (dall'Introduzione, p. 5)
- La quistione del comando supremo in un Esercito moderno è tanto complessa che non si può considerare solubile, teoricamente, in nessun modo.
Per affidare il comando supremo ad un generale, colla sicurezza che questo lo eserciti bene, bisognerebbe avere l'esperienza di ripetute guerre che adesso sono rare, rarissime. E poi non solo quel generale deve essere superiore agli altri, ma deve essere ritenuto superiore agli altri, anche da quelli di pari grado ed anche da quelli di grado più elevato che, tutti, debbono ubbidire. (da L'Esercito italiano, p. 13) - [...] io mi permetto di credere che non fosse assolutamente necessario per l'Italia che il G.[1] La Marmora, dopo averne diretta per circa due anni la politica, ne dirigesse anche gli Eserciti: forse egli non era da tanto. E pur rendendo omaggio alla sua cavalleresca lealtà, alla sua abilità politica e diplomatica, è permesso fare alcune riserve sulla sua abilità come Generalissimo. Certamente egli si credeva in grado di dirigere una grossa guerra[2]. Fu una fatalità per noi che anche altri lo credessero. (da L'Esercito italiano, p. 15)
Citazioni su Alberto Pollio
modifica- Il Generale Pollio assunto da poco tempo al posto di Capo di Stato maggiore ha con sé la fiducia dell'esercito. È dotto ed energico; Ministero, Parlamento e Nazione seconderanno l'opera sua, che abbiamo ogni motivo per aspettarci, energica e benefica. (Gian Giacomo Felissent)
- Pur non essendo stato, a causa della sua precoce scomparsa, tra i generali che parteciparono materialmente alla Grande guerra, sarebbe impossibile per qualunque opera sull'argomento ignorare la sua figura. Alberto Pollio fu infatti il colto e brillante predecessore di Cadorna a capo di quel Regio Esercito che, prima del patto di Londra, si preparava da decenni a combattere tutt’altro conflitto. Dalla sua opera pluriennale di ammodernamento e riorganizzazione dell'esercito, culminato nella prova del fuoco in Libia, si originò la struttura della forza armata che Cadorna portò poi in pochi mesi al fronte.[...] La sua rimane quindi una figura che giganteggia sullo sfondo del palcoscenico del fronte italiano, alle spalle del tetragono piemontese Cadorna e del vincitore napoletano Diaz, in un ideale Trinità dei capi della Grande guerra. (Ferdinando Scala)
Note
modificaBibliografia
modificaAlberto Pollio, Custoza (1866), Tipografia Roux e Viarengo, Torino, 1903.
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