Yoshinori Sakai

velocista e giornalista sportivo giapponese (1945-2014)

Yoshinori Sakai (1945 – 2014), velocista e giornalista sportivo giapponese.

Yoshinori Sakai (1964)

Sono il figlio della bomba

Intervista di Giuseppe Grazzini, Epoca nº 734, 18 ottobre 1964, pp. 100-106.

  • Sono nato il 6 agosto del 1945, sesto giorno dell'Hachigatsu del ventesimo anno della dinastia di Shòwa. Erano le nove e mezza della mattina.
  • La famiglia di mio padre è finita tutta, quel giorno. Ma io sono stato per diversi anni senza sapere nulla di questo. Che Hiroshima fosse stata cancellata dalla terra un'ora prima che nascessi io, l'ho saputo soltanto quando mi hanno portato a scuola. Mio padre e mia madre non avevano mai voluto dirmi niente, prima di quel giorno. [...] entrai per la prima volta in un'aula scolastica, e per la prima volta sentii parlare della mia città, che era stata bellissima e potente e che un giorno era stata distrutta, tutta insieme, da una immensa palla di fuoco discesa dal cielo. Provai allora la tentazione violenta di sapere di più: ripensavo a quelle parole, non capivo, avrei voluto che me ne dicessero ancora, eppure, improvvisamente, sentivo la pena quasi la colpa di averle ascoltate. Fu per questo motivo che non dissi niente né a mio padre né a mia madre. [...] almeno in quel tempo, la scuola rappresentava per me soltanto il modo di conoscere quello che loro non mi avevano detto e che cominciava a pesare, dentro di me, fra infiniti dubbi e smarrimenti. Ancora adesso, non ho capito. Ancora adesso, cerco di sapere.
  • Abbiamo sempre dato molto da fare alla mamma. [...] Ricordo che un giorno, per farle uno scherzo, mio padre portò a casa un granchio vivo e lo mise a camminare per terra in cucina, mentre lei preparava da mangiare. [...] Quando vide il granchio si mise a strillare e gettò per terra il vassoio con tutto il riso: allora mio padre si divertì molto e da quella volta io e mio fratello non avemmo altro pensiero se non quello di andare al fiume e prendere la maggior quantità possibile di granchi vivi [...]. Quando mio padre stesso ci proibì di portare a casa i granchi, cominciammo a portarli a scuola, con risultati altrettanto disastrosi. Allora mio padre fu costretto a comperarci due canne da pesca e a portarci con lui a Mijashimà. Mijashimà è un'isola bellissima, davanti a Hiroshima. Quando si abbassa la marea, una sottile lingua di sabbia esce dall'acqua e si può andare a piedi fino all'isola. [...] Fu così che io e Takayuki diventammo pescatori: stavamo per ore e ore seduti su uno scoglio, aspettando che qualche pesce abboccasse. Mio padre e mia madre erano accanto a noi, e di solito leggevano. Certe volte andavano qualche passo lontani, e vedevo che si indicavano la città, e parlavano a lungo. Quando tornavano da noi, il loro volto non era più sereno.

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