Vittorio Buttafava

giornalista e scrittore italiano (1918-1983)

Vittorio Buttafava (1918 – 1983), giornalista e scrittore italiano.

Citazioni di Vittorio Buttafava modifica

  • Il vero spreco, da sempre, non è delle cose. È della vita.[1]

Cari figli del 2053 modifica

Incipit modifica

Lo so, cari figli del 2053, voi non mi conoscete e io non posso conoscervi. Quando leggerete queste parole (se le leggerete) di me non esisterà niente, nemmeno un pugno di cenere. Sarà come se non fossi mai esistito. Niente, basta. Non solo sarà cancellato il mio corpo, il mio nome, le piccole cose che ho avuto, ma anche i pensieri, le speranze, i ricordi. O forse qualcuno, senza saperlo, avrà ereditato le mie malinconie, i miei sogni buffi, e crederà di averli inventati, primo uomo nel mondo. Succede spesso così: uno ripete per la miliardesima volta le parole e i gesti che altri gli hanno tramandato e si illude d'essere diverso e unico.
Albert Einstein, un genio del mio tempo (certo lo conoscete anche voi), ha detto pressappoco: «Mi sento talmente immerso nell'umanità, talmente smarrito in un immenso universo, che non riesco più a commuovermi o a soffrire per la nascita o la morte di una creatura sola».

Citazioni modifica

  • La religione insegna ai cinesi che siamo tutti come gocce di un grande fiume che va. (p. 7)
  • Siamo qui, tra un ieri e un domani, e ci struggiamo tanto per capire. Ma sappiamo poco, quasi niente. Il guaio enorme è che, probabilmente, nessuno riuscirà mai a sapere tutto. Nemmeno voi, nemmeno i vostri più lontani nipoti. (p. 53)

La vita è bella nonostante modifica

  • Alla donna che si ama si possono perdonare anche le corna; a quella che non si ama più, non si perdona nemmeno una minestra salata.[2]
  • È bene che le donne belle siano spesso stupide. Se fossero anche intelligenti sarebbe un'ingiustizia. (p. 103)
  • Il modo più sicuro per far sapere a tutti una cosa è di bisbigliarla nell'orecchio di un amico scongiurandolo di non parlarne con nessuno. (p. 102)
  • L'assurdità dell'avarizia sta nel fatto che l'avaro vive da povero e muore ricco. Non gode i soldi quando gli servono e ne ha fin troppi quando non gli servono più. (p. 111)
  • Non pretendete che gli altri riconoscano i vostri meriti. Impegnatissimi ad ammirare se stessi, non hanno tempo di ammirare voi. Voi, del resto fate altrettanto. (p. 99)
  • Tutti amano i buoni, ma li sfruttano. Tutti detestano i cattivi, ma li temono e li ubbidiscono.[2]
  • Un professore di filosofia sale in cattedra e, prima di iniziare la lezione, toglie dalla cartella un grande foglio bianco con una piccola macchia d'inchiostro nel mezzo. Rivolto agli studenti domanda: «Che cosa vedete qui?». «Una macchia d'inchiostro», rispose qualcuno. «Bene», continua il professore, «così sono gli uomini: vedono soltanto le macchie, anche le più piccole, e non il grande e stupendo foglio bianco che è la vita».[2]

Note modifica

  1. Da La fortuna di vivere, Rizzoli, 1981.
  2. a b c Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X

Bibliografia modifica

  • Vittorio Buttafava, Cari figli del 2053, Rizzoli Editore, 1983.
  • Vittorio Buttafava, La vita è bella nonostante, Rizzoli, 1975.

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