Virginia de Winter

scrittrice italiana

Virginia de Winter (1982 – vivente), scrittrice italiana.

Intervista a Virginia de Winter

letazzinediyoko.it, 16 giugno 2013.

  • La mia primaria passione è leggere, non esco mai senza il mio kindle e le centinaia di libri tra i quali posso scegliere; è più forte di me: se non ho un libro dietro comincio ad agitarmi, tutto il tempo mi sembra sprecato. Ho una passione per le serie tv e, devo confessare, anche per i reality di cucina. Guardo tutti quelli che posso, specialmente mentre sto scrivendo. Amo il pattinaggio su ghiaccio e il mare, lo shopping e girare per mercatini antiquari.
  • [Il percorso che ti ha portato a pubblicare con Fazi è molto interessante, so che scrivevi delle bellissime fan fiction sul sito EFP e che sei stata contattata da una scout della Fazi, ti va di raccontarmi com'è andata e quali emozioni hai provato?] Era una normalissima mattina di lavoro in principio d'estate. Ero appena arrivata al lavoro e stavo prendendo il caffè con le amiche prima di iniziare a scalare la montagna di scartoffie sulla mia scrivania. Come d'abitudine ho aperto le email e lì c'era quella di Pamela, quella che sarebbe diventata la mia editor. L'ho letta dieci volte; l'ho fatta leggere a un'amica; poi l'ho inoltrata alla mia amica Chiara, le ho telefonato e le ho chiesto di controllare che non fossi impazzita. L'email mi era stata inviata attraverso EFP e Pamela, una fan degli HIM e della coppia Draco/Hermione, mi chiedeva se a parte le fanfiction avessi anche un romanzo mio. Lo avevo, era l'Ordine della Spada che andavo scrivendo da anni un pezzetto per volta e che volgeva ormai alla fine. Ed eccoci qui.
  • [Parliamo della tua saga [Black friars: L'ordine della Spada, L'ordine della Chiave, L'Ordine della penna, L'Ordine della Croce.], l'avevi concepita fin dall'inizio come una quadrilogia?] No, affatto. Non avevo preventivato un numero preciso – anche adesso ne tirerei fuori altri tre, per dirne una – ma sapevo che non sarebbe stato un libro singolo. Con me non lo è quasi mai perché mi affeziono a mondi e personaggi e non sono mai capace di mettere veramente un punto fermo. Il mio marchio di fabbrica, qualsiasi cosa io scriva, dal romanzo alla fanfiction al racconto, ha un marchio di fabbrica abbastanza irritante: un finale sempre e in qualche modo aperto. È più forte di me, mi fa male il cuore e non riesco a finire nulla. Dopo aver finito il primo avevo pensato che comunque ce ne sarebbero voluti almeno altri due per completare quel segmento di storia poi ho sentito il bisogno fulminante di scrivere la storia di Axel Vandemberg e così sono diventati quattro.

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