Vere Gordon Childe

archeologo australiano (1892-1957)

Vere Gordon Childe (1892 – 1957), archeologo australiano.

V. Gordon Childe (1930 circa)

I frammenti del passato

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L'archeologia studia tutti i mutamenti provocati dall'azione dell'uomo nel mondo materiale – naturalmente nella misura in cui tali mutamenti permangono. La documentazione archeologica consiste nei resti fossili dell'attività umana; ed è compito dell'archeologo ricostruire questa attività, per risalire al pensiero da essa espresso. Nel far ciò, l'archeologo diventa uno storico. Scopo di questo libro è quindi spiegare come gli archeologi classifichino organicamente i loro dati per costituire una documentazione, e come tentino di interpretarli quali concrete realizzazioni del pensiero.

Citazioni

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  • La documentazione archeologica non consiste in monumenti isolati che si elevano scheletrici dal suolo e neppure in casuali pezzi di pietra, metallo o cocci portati alla luce da un aratro o da un bulldozer. Questi sono documenti archeologici solo potenziali; e per quanto sistemati o riuniti con esattezza, sarebbero a malapena idonei ad una classificazione archeologica. [...] È solo perché troviamo frammenti e rifiuti nei pavimenti delle case, offerte funebri nelle tombe, o resti in qualche altro tipo di complesso che essi possono diventare dei dati archeologici. (Capitolo terzo, Cosa s'intende per "documentazione archeologica", p. 39)
  • Quali aspetti evolutivi di una cultura dovrà presentare l'archeologo, una volta che l'abbia rivestita di una personalità e l'abbia portata alla ribalta della storia archeologica? Dovrà presentarla agli occhi dello spettatore nel suo evolversi e nel suo mutare. Una cultura può muoversi ed entrare in relazione con altre culture, ma anche questi fenomeni, archeologicamente, sono solo mutamenti, mutamenti nella distribuzione dei tipi diagnostici e nella composizione delle associazioni che essi caratterizzano, o mutamenti nei tipi stessi. Solo questi ultimi si possono chiamare, strettamente parlando, mutamenti nella cultura o mutamenti culturali, benché possano essere promossi da mutamenti nella distribuzione. (Capitolo ottavo, Cosa accadde nella preistoria? p. 162)

Non possiamo considerare come dati archeologici solo i resti fossilizzati; dobbiamo anche valutare la loro reale funzione storica che non ha niente a che vedere con le intenzioni soggettive dei protagonisti. Per esempio possiamo e dobbiamo valutare la scienza pratica applicata nel progettare e nell'erigere una tomba megalitica[1], il suo ruolo economico nella accumulazione di un surplus sociale e nella distribuzione della ricchezza, il suo valore nel cementare come nell'esprimere la solidarietà sociale. Forse nessuno di questi aspetti della cerimonia fu presente alla consapevolezza – una "falsa consapevolezza" – di architetti e costruttori. I loro "motivi" come le loro emozioni, sono andati perduti per sempre, proprio perché erano illusioni. E con ciò?

Preistoria della società europea

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Scopo principale di questo libro è quello di mettere in evidenza gli elementi che nelle società barbariche dell'Europa preistorica presentavano già un aspetto prettamente europeo, preannunciando, per oscuramente che fosse, quella differenziazione dalle società africane o asiatiche, divenuta così evidente negli ultimi mille anni. Attualmente gli aspetti più manifesti e più significativi di tale differenziazione sono quelli che si riscontrano nel campo scientifico e nel campo tecnico.

Citazioni

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  • È certo che la civiltà europea e le società europee devono gran parte delle loro caratteristiche alla situazione privilegiata, occupata dal nostro continente, tra il 35º ed il 60º parallelo, alla lunghezza ed all'aspetto frastagliato delle sue coste che valgono all'Europa intera un clima più gradevole e moderato di quello di qualsiasi altra distesa di terra analoga, e alla straordinaria ricchezza di risorse minerarie. (Capitolo secondo, Cacciatori e pescatori nell'Europa del periodo glaciale, p. 19)
  • Il primo passo verso la liberazione dai rigidi limiti della barbarie neolitica[2] lo si ebbe con la creazione di un'industria metallurgica[3] [...] In tal modo non soltanto gli agricoltori vennero in possesso di strumenti e di armi di migliore qualità, ma videro aprirsi ai loro figli nuove possibilità di sussistenza, mentre veniva distrutta l'autosufficienza del villaggio neolitico. Ma il giungere ad una tale organizzazione rappresentava un compito formidabile, che non poteva essere realizzato in nessuna parte d'Europa, e che solo l'antico oriente poteva espletare. In oriente, la creazione della metallurgia rovesciò l'ordine sociale barbarico, basato sulla parentela e fece sorgere una nuova popolazione di artigiani specializzati a pieno impiego. Quest'ultimo aspetto del fenomeno giustifica da parte mia l'impiego del termine «rivoluzione urbana» per definirlo. (Capitolo sesto, La rivoluzione urbana in oriente, p. 107)

Tutte le nazioni europee hanno continuato a dipendere, ogni giorno di più, per procurarsi le materie prime indispensabili e per assicurare uno sbocco ai propri prodotti, da un sistema economico supernazionale. Dovunque, mentre le classi agricole hanno spesso conosciuto un servaggio ancora più rigoroso di quello sofferto sotto le monarchie dispotiche orientali dell'Età del Bronzo[4], gli artefici, esponenti della scienza applicata, hanno conservato la loro tradizionale libertà di movimento in seno ad un'economia supernazionale. I meteci[5] ateniesi, i «compagnons» girovaghi del Medio Evo e gli emigranti sindacalisti del secolo scorso, sono tutti discendenti diretti degli artigiani-mercanti della strada dell'ambra[6]. E da questi discendono anche i filosofi naturalisti ed i sofisti della Grecia classica, i goliardi viaggianti dell'Europa medievale e tutti quei cultori della scienza che dai giorni di Galileo e di Newton al 1945 si sono liberamente scambiati informazioni ed idee a mezzo di pubblicazioni, di corrispondenze e di visite, ignorando praticamente ogni frontiera politica.

Bibliografia

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  • V. Gordon Childe, I frammenti del passato. Archeologia della preistoria (Piecing together the Past), traduzione dall'inglese di Maria Luisa Rotondi ed Enrico De Luigi, Universale economica, Feltrinelli Editore, Milano, 1960.
  • V. Gordon Childe, Preistoria della società europea (The Prehistory of European Society), traduzione di J. P. le Divelec, Universale Sansoni, Sansoni editore, Firenze, 1966.

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