Vasilij Vasil'evič Kandinskij

pittore russo
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Vasilij Vasil'evič Kandinskij, in russo Василий Васильевич Кандинский (1866 – 1944), pittore russo.

Vassily Kandinsky

Citazioni di Vasilij Vasil'evič Kandinskij modifica

  • A volte mi sembrava che il pennello, che con volontà inflessibile strappava frammenti a quest'organismo cromatico vivo, provocasse l'emissione di un suono musicale.[1]
  • E come un nulla senza possibilità, come un nulla morto dopo l'estinguersi del sole, come un silenzio eterno senz'avvenire e senza speranza, risuona interiormente il nero.[2]
  • Il colore è un mezzo che consente di esercitare un influsso diretto sull'anima. Il colore è il tasto, l'occhio il martelletto, l'anima è il pianoforte dalle molte corde.[3]
  • L'artista deve esercitare non solo i suoi occhi, ma anche la sua anima.[4]
  • Per me la disintegrazione dell'atomo fu la disintegrazione del mondo intero: tutto a un tratto caddero le mura più formidabili. Tutto si rivelò instabile, incerto, insicuro. Non sarei restato sorpreso se una pietra si fosse disciolta in aria davanti ai miei occhi. La scienza sembrava annichilata.[5]
  • Più il mondo diventa spaventoso... più l'arte diventa astratta.[6]
  • Sin dal primo momento, la parola 'composizione' aveva per me il suono di una preghiera.[7]

Punto, linea, superficie modifica

  • Il punto geometrico è un ente invisibile. Esso dev'essere definito anche un ente immateriale. Dal punto di vista materiale il punto equivale allo zero. In questo zero sono però nascoste varie proprietà "umane". Ai nostri occhi questo punto zero – il punto geometrico – è associato alla massima concisione, al massimo riserbo, che però parla. Così il punto geometrico diviene l'unione suprema di silenzio e parole. (1973)
  • La linea geometrica è un ente invisibile. Essa è la traccia lasciata dal punto in movimento, quindi un suo prodotto. Essa è sorta dal movimento – e precisamente attraverso l'annientamento della quiete suprema in sé conchiusa nel punto. Qui ha luogo il salto dalla staticità al dinamismo. La linea costituisce dunque la massima opposizione all'elemento pittorico primigenio – il punto. In senso stretto la linea può essere designata come un elemento secondario. (1973)
  • Una retta, e in particolare una breve retta che si ispessisce, rappresenta un caso analogo a quello del punto che cresce: anche qui c'è da domandarsi: "In quale momento si estingue la linea come tale e in quale momento nasce una superficie?". Ma non possiamo dare una risposta precisa. Come si potrebbe rispondere alla domanda: "Quando finisce il fiume e quando comincia il mare?". I limiti sono sempre mal distinguibili e immobili. Qui tutto dipende dalle proporzioni, come nel caso del punto – l'assoluto viene portato dal relativo a un suono indistinto e diminuito. Nella prassi il movimento verso il limite è espresso in modo più preciso che nella formulazione puramente teorica. Il movimento verso il limite è una grande possibilità di espressione, un mezzo potente (in definitiva un elemento) per i fini compositivi. Quando gli elementi principali di una composizione sono di una rigorosa sobrietà, questo mezzo genera una certa vibrazione fra gli elementi, porta un rilassamento maggiore nell'atmosfera rigida del tutto e può, se usato in misura esagerata, portare quasi a raffinatezze repellenti. In ogni modo qui dobbiamo fare ricorso ancora una volta alle reazioni della sensibilità. Per ora non è possibile disporre di una distinzione generalmente accettata fra linea e superficie – fatto che forse è legato alla situazione ancora poco evoluta della pittura, alla sua condizione tuttora quasi embrionale, a meno che non sia forse determinato proprio dalla natura di quest'arte. (1968)
  • L'elemento tempo è in generale molto più riconoscibile nella linea che nel punto – la lunghezza è un concetto temporale. D'altra parte, seguire una retta è temporalmente diverso dal seguire una curva, anche se le lunghezze siano le stesse; e quanto più mossa è la curva, tanto più essa si estende nel tempo. Dunque, nella linea le possibilità di uso del tempo sono molteplici. L'uso del tempo nelle linee orizzontali e in quelle verticali assume, anche a parità di lunghezza, diverse colorazioni interne. Forse si tratta, in effetti, di lunghezze diverse, e questo, in ogni caso, sarebbe psicologicamente spiegabile. Dunque, l'elemento temporale non può essere ignorato nella composizione puramente lineare e deve essere sottoposto a un esame preciso. (1968)
  • L'arte oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla, e indica il contenuto del futuro.
  • L'occhio aperto e l'orecchio vigile trasformano le più piccole scosse in grandi esperienze. (1968)

Note modifica

  1. Da Sguardo al passato, in Tutti gli scritti.
  2. Da Scritti intorno alla musica, a cura di Nilo Pucci, La Nuova Italia, 1979.
  3. Da Dello spirituale nell'arte, in Tutti gli scritti, a cura di P. Sers, Feltrinelli, 1989.
  4. Citato in AA.VV., Il libro dell'arte, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 303. ISBN 9788858018330
  5. Citato in Aniela Jaffé in Simbolismo nelle arti figurative p. 250; in L'uomo e i suoi sogni di Carl Gustav Jung, edizioni Tea ISBN 978-88-502-0552-3
  6. Citato in AA.VV., Il libro dell'arte, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 302. ISBN 9788858018330
  7. Citato in AA.VV., Il libro dell'arte, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 307. ISBN 9788858018330

Bibliografia modifica

  • Vassily Kandinsky, Punto Linea Superficie, traduzione di Melisenda Calasso, Adelphi, Milano, 1968.
  • Vassily Kandinsky, Punto, linea, superficie, in Tutti gli scritti, traduzione di Libero Sosio, Feltrinelli, Milano, 1973.

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