Valentina Bergamaschi
calciatrice italiana (1997)
Valentina Bergamaschi (1997 – vivente), calciatrice italiana.
Intervista di Valentina Forlin, ultimouomo.com, 21 luglio 2023.
- Io sono un capitano che non parla molto, preferisco i fatti. Mi piace essere breve e concisa, non amo i discorsoni. Quando parlo, però, spero sempre che le mie parole diano una spinta alle mie compagne.
- Nonostante sia il mio lavoro io mi diverto sempre, mi basta avere un pallone, un paio di scarpe e ovunque mi trovo faccio una porta e inizio a calciare.
- [...] quest'estate ho letto che le giocatrici dell'Inghilterra avevano espresso un disagio per i pantaloncini bianchi perché rischiavano di sporcarsi nei giorni del ciclo [...]. Questo è un punto cruciale, molte di noi spesso mettono gli scaldamuscoli per evitare di sporcarsi in quei giorni del mese. La cura ai dettagli è tutto.
- Se sai fare più ruoli è più facile trovare una collocazione in campo. Io cerco sempre di allenarmi al massimo e fare del mio meglio, poi potrebbero anche mettermi in porta, a me basta giocare. Non soffro così tanto il cambio ruolo alla fine. È vero, non nasco terzino però cerco sempre di migliorarmi con l'allenamento. Migliorare la postura, la posizione. Giocare dietro rispetto a giocare in attacco significa dover imparare altri meccanismi in fase difensiva. [«Per esempio?»] La postura del corpo quando vado in pressione sull'avversario perché tante volte non riesco a seguirlo, non mi viene naturale perché farlo in una zona più avanzata del campo significa solamente dover accorciare. Cambiano tanti meccanismi quando giochi dietro anche dal punto di vista dell'aggressività. Da difensore devi imparare a guardare la linea e interiorizzare che devi fare attenzione a palla-porta-avversario mentre davanti quando ti arriva la palla pensi a puntare e creare superiorità per mettere gli altri nella condizione di segnare o andare verso la porta tu stessa. Sono due meccanismi e due responsabilità diverse.
- Sui parastinchi ho la foto di mia nonna che puntualmente bacio sette volte e quando entro in campo faccio il segno della croce e bacio il suo nome tatuato sul braccio. Mia nonna purtroppo non c'è più [...]. Ho deciso di tatuarmela perché è una parte fondamentale della mia vita, mi ha cresciuta e mi piace ricordarla così. Me la ricordo sempre lì a tifare per me sugli spalti quindi mi piace pensare che sia sempre lì accanto a me.
- [Sui genitori] Li ringrazierò sempre anche perché sono i primi ad aver creduto in me quando ho iniziato a giocare, mi hanno supportata e hanno sempre combattuto contro tanti pregiudizi in merito. Mi ricordo che ad una partita mia mamma era in tribuna, avevo appena subito un fallo ed ero caduta per terra e una signora ha urlato che mi sarei dovuta iscrivere a danza classica invece di giocare a calcio. Lei in quella circostanza mi ha difesa e ha detto alla signora che io invece mi sarei rialzata ancora più forte.
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