Dino Frescobaldi
Dino Frescobaldi (1271 – 1316 ca.), poeta italiano.
Rime
modificaUn sol penser che mi ven ne la mente
modificaUn sol penser che mi ven ne la mente
mi dà con su' parlar tanta paura,
che 'l cor non si assicura
di volere ascoltar quant'e' ragiona
Poscia che dir conviemmi ciò ch'io sento
modificaPoscia che dir conviemmi ciò ch'io sento
e ch'io sostegno faticosamente
per la vita dolente
che piangendo a la morte mi conduce,
qual sia e quanto il mio crudel tormento,
dirollo a voi, mia donna, solamente,
cui paurosamente
guardar disio: ch'e' negli occhi mi luce!
Voi che piangete nello stato amaro
modificaVoi che piangete nello stato amaro,
dov' ogni ben v'è caro
come la luce nella parte oscura,
e che ponete nel dir vostro chiaro
ch'oltre di voi o paro
esser non può in sì crudel vita e dura,
leggete me, se l'ardir v'assicura,
ch'io son mandata solamente a voi
da parte di colui
a cui non viene diletto di pace,
perché tanto li piace
che voi pensiate a lui, anzi ch'ei muoia,
quanto li 'ncresce della vostra noia.
Per gir verso la spera, la finice
modificaPer gir verso la spera, la finice
si scalda sì, che poi accende fiamma
in loco ov'ella infiamma,
sì che Natura vince vita allora.
Morte avversara, poi ch'io son contento
modificaMorte avversara, poi ch'io son contento
di tua venuta, vieni,
e non m'aver, perch' io ti prieghi, a sdegno,
né tanto a vil perch' io sia doloroso.
Donna, dagli occhi tuoi par che si mova
modificaDonna, dagli occhi tuoi par che si mova
un lume che mi passa entro la mente:
e quando egli è con lei, par che sovente
si metta nel disio ched e' sì trova.
Amor, se tu se' vago di costei
modificaAmor, se tu se' vago di costei,
tu segui ben la più diritta via:
ché sol per acquistar sua segnoria
ti fa' crudel vie più ch'i' non vorrei.
Tanta è l'angoscia ch'i' nel cor mi trovo
modificaTanta è l'angoscia ch'i' nel cor mi trovo,
donde la mente tremando sospira,
che spesse volte in sul penser mi tira,
nel qual pensando assa' lagrime piovo.
Un'alta stella di nova bellezza
modificaUn'alta stella di nova bellezza,
che del sol ci to' l'ombra la sua luce,
nel ciel d'Amor di tanta virtù luce,
che m'innamora de la sua chiarezza.
Quest'è la giovanetta ch'Amor guida
modificaQuest'è la giovanetta ch'Amor guida,
ch'entra per li occhi a ciascun che la vede;
quest'è la donna piena di merzede,
in cui ogne vertù bella si fida.
Poscia ch'io veggio l'anima partita
modificaPoscia ch'io veggio l'anima partita
di ciascheuna dolorosa asprezza,
dirò come la mia nova vaghezza
mi tiene in dolce e in soave vita.
Al vostro dir, che d'amor mi favella
modificaAl vostro dir, che d'amor mi favella,
rispondut'ho, perch'io ne sono preso.
Dico che, se 'l valletto è saggio e 'nteso,
lasci la donna e prenda la pulzella
Giovane, che così leggiadramente
modificaGiovane, che cosí leggiadramente
mi fai di te sí ragionar d'amore,
tanto mi piace 'l tu' gentil valore
quant'e' mi par d'ogn'altro piú possente
Questa altissima stella, che si vede
modificaQuesta altissima stella, che si vede
col su' bel lume, ma' non m'abbandona:
costei mi die' chi del su' ciel mi dona
quanto di grazia 'l mi' 'ntelletto chiede.
Per tanto pianger quanto li occhi fanno
modificaPer tanto pianger quanto li occhi fanno,
lasso!, faranno l'altra gente accorta
dell'aspra pena che lo mi' cor porta
d'i rëi colpi che fedito l'hanno.
No spero di trovar giammai pietate
modificaNo spero di trovar giammai pietate
negli occhi di costei, tant'è leggiadra.
Questa si fece per me sottil ladra,
ché 'l cor mi tolse in sua giovane etate.
In quella parte ove luce la stella
modificaIn quella parte ove luce la stella
che del su' lume dà novi disiri
si trova la foresta de' martiri
di cui Amor cotanto mi favella.
La foga di quell'arco, che s'aperse
modificaLa foga di quell'arco, che s'aperse
per questa donna co le man d'Amore,
si chiuse poi, ond' io sento nel core
fitto un quadrello che Morte i scoperse
Deh, giovanetta! de' begli occhi tuoi
modificaDeh, giovanetta! de' begli occhi tuoi,
che mostran pace ovunque tu li giri,
come può far Amor criar martiri
sì dispietati ch'uccidan altrui?
Quant'e' nel meo lamentar sento doglia
modificaQuant'e' nel meo lamentar sento doglia
e pena molt'altrove!
Tanta, ch'io non so dove
i' offendesse Amore, che 'l mi face.
L'alma mia trist'è seguitando 'l core
modificaL'alma mia trist'è seguitando 'l core
in biasimare Amore,
sforzandosi di dir la pena mia:
com'i' son fora uscito di valore,
. . . . . . [-ore],
per cui servir par ched i' nato sia
Bibliografia
modifica- Dino Frescobaldi, Rime, in "Canzoni e Sonetti", a cura di Furio Brugnolo, Einaudi, Torino, 1984.
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