Strade violente

film del 1981 diretto da Michael Mann

Strade violente

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Titolo originale

Thief

Lingua originale inglese
Paese Stati Uniti d'America
Anno 1981
Genere thriller, azione, drammatico, noir
Regia Michael Mann
Soggetto Frank Hohimer
Sceneggiatura Michael Mann
Produttore Jerry Bruckheimer, Ronnie Caan
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Strade violente, film statunitense del 1981 con James Caan, regia di Michael Mann.

Dialoghi

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  Citazioni in ordine temporale.

  • [Nel parlatorio della prigione]
    Okla: Grazie per essere venuto così presto.
    Frank: Sarei venuto comunque.
    Okla: Come va?
    Frank: A meraviglia. [gli mostra l'orologio] Sto andando forte! Ogni giorno c'è una sorpresa, e tira un'aria fottuta fuori. Non è per niente come pensavamo. Allora, che c'è?
    Okla: Sempre la stessa merda. Morris ha beccato il lavoro di distillazione di Red. Piovono un sacco di coltellate.
    Frank: Droga?
    Okla: Sì, droga e sesso. Non immagini che roba arriva qui dentro in questi tempi. Qualche anno fa li avrebbero scaricati nei manicomi: stupratori, adescatori di bambini, mettono questa merda qui assieme a tutti gli altri. Una volta gente così se sopravviveva più di cinque giorni era un record. Depravati... Come va tua moglie?
    Frank: Mia moglie?! Eh... Nessuna novità per mia moglie, l'ho solo mollata.
    Okla: Co'è successo?
    Frank: Ah... dio... Lei non ha mai saputo niente dei colpi che faccio, e da quella cervellona che è [Okla ridacchia] credeva che avessi chissà quali storie con donne bellissime. Be'... ad ogni modo, è tutta una follia.
    Okla: Cosa pensi di fare?
    Frank: Ecco, io vorrei ricominciare da capo.
    Okla: Ah, sì.
    Frank: Sai, ho conosciuto una nuova ragazza, Jessie.
    Okla: E vorresti sposarla e avere figli?
    Frank: Sì! Ma lei non sa quello che faccio, e... allora... insomma, devo dirglielo o no?
    Okla: Non mentire a nessuno. Se uno t'è caro, puoi rovinare tutto con una bugia. E se non lo è, perché raccontargli anche delle storie?
    Frank [sorride]: Senti, che ti serve, Okla?
    Okla [a bassa voce]: Tirami fuori di qui.
    Frank [si guarda attorno]: Dieci mesi e sarai libero.
    Okla: Sì, conosci Doc Shelton?
    Frank: Sì, ma quello ha ucciso più gente lui della sedia elettrica.
    Okla: Be', qui ho un'angina più qualcosa e qualcosa ancora. Non riuscirò a resistere altri dieci mesi. Non voglio morire qui dentro, Frank! Non qui dentro. [Frank rimane senza parole. Suona la campanella]
    Frank: Va bene. Te lo prometto.
    Okla: Devi andare, adesso.
    Frank: Te lo prometto.
  • Leo: Mi chiamo Leo. Come va?
    Frank: Eh, sono Frank.
    Leo: Ecco i tuoi soldi [gli passa un involto] [...] Non li conti?
    Frank: Sono certo che sono tutti.
    Leo: Be'?! Non dici nemmeno grazie?!
    Frank: Di chi sono i soldi?
    Leo: Sono tuoi, certo. Ma io ho impedito a quello lì [indica Attaglia] di crearti delle difficoltà.
    Frank: Allora grazie.
    Leo: Non c'è di che. Non mi è costato molto.
    Frank: Capisco. [fa per andarsene]
    Leo: Dove vai?
    Frank: Dove vado io?
    Leo: Sì.
    Frank: Mi aspettano.
    Leo: Dai, avanti. Speravo che avremmo parlato un po' d'affari, per conoscerci meglio.
    Frank: Ah, senza offesa, eh? Se ti va di conoscere gente rivolgiti a un club per cuori solitari.
    Leo: Io ti conosco già.
    Frank: Ah sì?!
    Leo: Sì.
    Frank: Come mai mi conosci?
    Leo: Quella roba che hai dato a Gags, a Max Sherman, al ricettatore portoricano, Cotazar... a chi credi che l'abbiano passata? A me! Io ho in mano la ricettazione di metà della città. Tu stai mettendo a segno due-tre colpi, un mese sì, un mese no. Vedo la tua roba, hai un ottimo gusto: un professionista di alto livello. Perciò avevo detto a Gags che ti volevo incontrare. Non te l'aveva detto?
    Frank: Sì.
    Leo: E...?
    Frank: Dai, vieni al sodo. [...]
    Leo: Ti va di fare dei colpi sicuri in tutto il paese? Lavorare direttamente per me?
    Frank: Io lavoro in proprio, e mi va bene. Non tratto con gli altri: sono un tizio qualsiasi, ma padrone di me stesso. Perché diavolo dovrei lavorare per te?
    Leo: Aspetta un momento. Te lo spiego meglio, poi giudica tu. Non devi né cercare, né indagare, non devi fare niente. Ti indichiamo noi il colpo. Quando ti diciamo che c'è, c'è! Sono tutti colpi programmati.
    Frank: Come li preparate?
    Leo: Schemi del sistema d'allarme, a volte una chiave d'ingresso. A volte i colpi sono concordati, sai, tutti rubano volentieri alle compagnie d'assicurazione.
    Frank: E le auto, i nascondigli, gli attrezzi?
    Leo: Per qualsiasi cosa hai bisogno ci sono io. Sarò tuo padre. Denaro, pistole, auto: ti farò da padre d'ora in avanti.
    Frank: La mia parte?
    Leo: Avrai la tua quota. Nessuna discussione a riguardo: qui abbiamo spese che tu non hai, ma saprai la quota in anticipo.
    Frank: Quanto?
    Leo: Molto. Mai sotto le sei cifre. Alzerai un milione di dollari in quattro mesi.
    Frank: Se lavoro per te, correrò più rischi di essere scoperto.
    Leo: Noi facciamo che questo non avvenga.
    Frank: Sì, ma se mi beccano?
    Leo: Se... Ci sarà un avvocato tutto per te. Non passerai neanche una notte in prigione.
    Frank: Io rubo diamanti. Niente pellicce, né collezioni di monete, né titoli azionari, né trasporti, né buoni del tesoro, niente di simile. Solo diamanti o contanti.
    Leo: D'accordo.
    Frank: E niente robe da principianti.
    Leo: D'accordo.
    Frank: Lavoro con un partner.
    Leo: Noi ci prendiamo cura di te; la scelta del partner è compito tuo. Se lui sbaglia verso di te, è un problema tuo. Se lui sbaglia verso di noi, è sempre un problema tuo.
    Frank: Chi lavora per te?
    Leo: Questo è campo mio, non è necessario che tu ne sappia nulla. allora, che cosa mi dici, Frank?
    Frank: Non lo so.
    Leo: Che cosa significa "Non lo so"?
    Frank: Che non lo so! Io non credo nei contratti a vita: non si combinano col mio programma di fine lavoro.
    Leo: E che farai da pensionato?
    Frank: Mi ritiro in campagna, guardo la TV per il resto della mia vita, ma che te ne frega?!
    Leo: D'accordo, d'accordo. Due o tre colpi. Poi, se tu vuoi continuare, bene. se invece vuoi andartene, va bene lo stesso. Siamo tutti uomini d'affari. Siamo tutti adulti. Quindi fammi sapere: insieme saremmo la fine del mondo!
    Frank: Sì, va bene. Ti telefonerò.
  • [Nell'auto di Frank]
    Frank: A volte sono costretto a comportarmi come stasera. Cosa diavolo credi che faccia io? Avanti, avanti! Avanti, sono cinque mesi che ogni mattina ti vedo e ti dico "ciao". Cosa diavolo credi che faccia?
    Jessie: Vendi quelle stramaledette fottute automobili, ecco quello che fai!
    Frank: Porto calzoni da 150 dollari, porto camicie di seta, vestiti da 800 dollari. Ho un orologio d'oro, un anello con un diamante purissimo da tre carati e mezzo! Cambio le auto come gli altri cambiano le loro luride scarpe! Sono un ladro, sono stato in prigione, è chiaro?!
    Jessie: E con questo? Non mi interessa!
    Frank: "Con questo?"!
    Jessie: Non venire a dire...
    Frank: Io non l'avevo detto neppure a mia moglie!
    Jessie: Non mi interessa!
    Frank: Che ora se n'è andata! T'avevo mai invitato?
    Jessie: No.
    Frank: Ecco lo vedi?
    Jessie: Vedo?! Vedo cosa?
    Frank: Vedi? Io vado dritto allo scopo. Sono una persona molto precisa. Sono paziente. Adesso mi sono divorziato, quindi basta con i giochetti, basta con le balle e avanti col nostro grande amore!
    Jessie: Cosa? Non ci posso credere! Pensi che io stessi ad aspettare che ti presentassi tu?! Ma che cosa sono queste stronzate?!
    Frank: Tu credi che io scherzi, e invece ti giuro che è la verità.
    Jessie: Oh, Cristo santo!
    [La scena si sposta in una locale pubblico]
    Frank: Eh, hai una paura da morire.
    Jessie: Disgraziato!
    Frank: Oh, ma che carina! No, perché tu che fai di tanto fantastico nella vita?
    Jessie: La mia vita mi va bene così.
    Frank: Certo. Sediamoci li. [si siedono]
    Jessie: Ma se poi non sai niente di me!
    Frank: Davvero?! Io so tutto di te.
    Jessie: Sai solo delle gran palle.
    Frank: Che bisogno c'è di urlare? [alla cameriera] Mi scusi, potremmo avere due caffè? [A Jessie] Scusa. Allora?
    Jessie: Allora? Allora cosa?
    Frank: Di te, raccontami.
    Cameriera: Panna?
    Frank: No, grazie. [a Jessie]: Allora, come... come è andata questa tua vita?
    Jessie: Un sacco di soldi. Tucson, Mexico City, Bogotá... Si viveva, capisci?
    Frank: OK.
    Jessie: Poi venne la droga e arrivarono lo schifo e la solitudine. Era già finita da un pezzo, ma volle continuare, e continuò a trafficare, e... finì molto male. Adesso mi alzo al mattino, faccio una doccia, vado a lavorare, ho il mio lavoro, il libretto dell'assicurazione sociale, e la mia vita è molto normale, noiosa. Molto noiosa. Ma mi va bene, perché è sicura.
    Frank: No, tu segni il passo, ecco quello che fai. Ti tiri indietro, ti nascondi, aspetti un autobus che speri non arrivi mai perché non ci vuoi salire, o comunque perché non vuoi andare da nessuna parte. È così?!
    Jessie: Ma chi te lo dice, che ne sai?
    Frank: Eh... Quanta ne trafficava?
    Jessie: Poca, fino... fin quasi alla fine, e poi a chili. Non... non lo so io, ecco...
    Frank: Poi cosa?
    Jessie: È morto.
    Frank: Mmh?
    Jessie: È morto!
    Frank: Il che non è male, perché era un grosso imbecille!
    Jessie: Eravamo molto innamorati all'inizio.
    Frank: Quel tipo era un imbecille.
    Jessie [stizzita]: Eravamo molto innamorati!
    Frank: Un bel coglione! Perché ti aveva incasinato. Ma tu lo sai che razza di cose ti fanno dieci volte al giorno se finisci in prigione in Columbia, lo sai? Dio Cristo!
    Jessie: Non urlare così! Io ero sola, non avevo né soldi, né vestiti, né visto consolare, ero completamente persa a Bogotá in Columbia, [sospira] ma poi, non so come, ce l'ho fatta. E tu dov'eri in prigione? Passami la panna.
    Frank: A Joliet. [...] [alla cameriera] Ehi! Potrei avere un po' di panna fresca?
    Cameriera: Cos'ha che non va?
    Frank: Come "cos'ha che non va?"! È ricotta! [a Jessie] Ah... mi ricordo il guardiano, Joe Reagan: "Polpetta Joe". Se quella era una guardia carceraria, io sono un pilota di jet. Ne ho fatti undici di anni, sono uscito... dunque... quattro anni fa.
    Jessie: Cos'avevi combinato?
    Frank [si accende una sigaretta]: Avevo rubato 40 dollari.
    Jessie: 40 dollari?!
    Frank: Eh! Cominciai con una condanna a due anni, e sei mesi di libertà vigilata, e... e subito dopo finii nei pasticci con dei tipi che cercavano di farmisi, così presi altri nove anni per... per un'accusa di tentato omicidio. Avevo vent'anni quanto entrai, trentuno quando uscii. Non ho più contato né i mesi né gli anni, non ha più senso il tempo là dentro.
    Jessie: Cosa vuoi dire? Perché?
    Frank: Perché? Devi scordartelo, il tempo. Non deve fregartene più niente di niente, e imparare che "niente" significa proprio niente. Guarda, ti racconto una storia, e capirai meglio. Là dentro c'era un certo capitano Morphis. Pesava più di un quintale ed era quasi analfabeta, e aveva un gruppo di 16 o 17 tra guardie e delinquenti: tutto un gruppo, ai suoi ordini. Eh! Questi entravano nelle celle, afferravano i carcerati giovani e li portavano all'idroterapia, nel reparto psichiatrico, e se li facevano. Se qualcuno cercava di resistere, lo ammazzavano di botte e lo facevano assegnare al manicomio. Insomma, un giorno arriva la voce che sarebbe toccato a me. E... non sapevo proprio che cosa dovevo fare. Io avevo... avevo paura. Undici e mezza, mezzanotte e si accendono le luci e... io stacco il tubo dello scarico, è di piombo. E... lo sbatto sugli stinchi della prima guardia che entra, poi stendo un carcerato, un altro carcerato e... e insomma, arrivo a Morphis e glielo sbatto bene sulla testa due volte. [...] Gli altri mi saltano addosso e mi lavorano. Passo sei mesi all'ospedale del carcere, ma... be', Morphis, anche lui è fottuto prorpio come si deve. Un ematoma cerebrale, lo mandano in pensione e non può più camminare, e muore due anni dopo. Il che è stata una vera perdita per il pianeta Terra. Nel frattempo devo tornare in mezzo a tutti gli altri, e so che appena arrivo nel cortile sono un uomo morto. Così vado nel cortile, e sai cosa succede? Niente. Non succede niente, perché... a me non importa più niente di me stesso, non m'importa più di me, non m'importa più... di niente, sai, e allora da quel giorno capisco che... che sopravviverò, perché ho raggiunto quella... quella mentalità. Poi, vedi, più tardi ho preparato questo. [tira fuori dal portafoglio un fotomontaggio e lo porge a Jessie] Io... proprio in cella.
    Jessie: Che cos'è?
    Frank: È la mia vita. E... niente e nessuno potrà mettermi i bastoni fra le ruote. E questa qui, [indica una figura] questa saresti tu.
    Jessie: E... chi... chi è questo vecchio?
    Frank: Quello è David Okla Bertinneau, un maestro del furto, un maestro. È un grand'uomo, ed è stato come un padre, mi ha insegnato tutto quello che so riguardo al lavoro che faccio, e io gli ho raccontato tutto di te.
    Jessie: Queste fotografie le hai ritagliate dalle... dalle riviste, e poi le hai...?
    Frank: Sì, dai giornali, tutte quante.
    Jessie: Perché... perché tutti questi... morti?
    Frank: Dentro sei in continuo pericolo, non si può neanche morire in pace, invece qui... qui le persone crescono, diventano vecchie, muoiono, vengono i figli. Come un ciclo, sai.
    Jessie [turbata]: Non lo so, io...
    Frank: Sì che lo sai, lo sai.
    Jessie: Vedi, tu quando ti svegli la mattina non sai mai se la sera sarai ucciso, andrai in prigione, oppure verrai a casa.
    Frank: Senti, io ho perso troppo tempo. L'ho perso tutto. Purtroppo non mi è possibile, non posso, non posso lavorare abbastanza in fretta da riguadagnare il tempo perduto. L'unica cosa per riguadagnarlo è fare colpi da mago. Ma smetterò, sai. Smetterò quando avrò questo. Tutto questo. Chiuso. E quindi ti chiedo di... di stare con me.
    Jessie [scuote la testa]: Non posso. Non posso. Non posso avere bambini. E... non sono adatta per te.
    Frank: Allora lo adottiamo!
    Jessie: Io... io non sono pronta. Capisci? Io ho già la mia vita, quindi... proprio non posso.
    Frank: Quale? Quale vita?! Che cosa c'è di favoloso nella tua vita? La mia è stata un macello! Io stavo... stavo solo pensando, sai, che forse noi due messi insieme riusciremo a fare qualcosa di buono, qualcosa di speciale, qualcosa davvero bello! Sai, qualcosa di grande. Io sto proprio chiedendoti... sì... senti, adesso ho trovato il modo di far girare le cose più in fretta, ma intendo molto, molto più in fretta! Quindi sto... Ti voglio proprio, capisci? [Jessie si asciuga le lacrime e porge la mano a Frank]

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