Niccolò Machiavelli: differenze tra le versioni

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*[...] gli uomini in universale [[giudizio|giudicano]] più agli occhi che alle mani, perché tocca a vedere a ciascuno, a sentire a' pochi. Ognuno vede quel che tu [[apparenza|pari]]; pochi sentono quel che tu sei [...]. ([[s:Il Principe/Capitolo XVIII|cap. XVIII]])
*[...] nelle azioni di tutti gli uomini, e massime de' Principi, dove non è giudizio a chi reclamare, si guarda al [[scopo|fine]]. Facci adunque un Principe conto di vivere e mantenere lo Stato; i [[mezzo|mezzi]] saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno lodati; [...]. ([[s:Il Principe/Capitolo XVIII|cap. XVIII]])
*[...] in [[Settimio Severo|Severo]] fu tanta virtù, che, mantenendosi i soldati amici, ancoraancorché chei populipopoli fussinofossero da lui gravati, possépoté sempre regnare felicemente; perché quelle suasue virtù lo facevano nel conspettocospetto de’de' soldati e de’de' populipopoli mirabile, che questi rimanevano quodammodoin un certo modo attoniti e stupidi, e quelli altri reverentiriverenti e satisfatti. (Cap[[s:Il Principe/Capitolo XIX|cap. XIX]])
*Nondimanco, perché il nostro [[libero arbitrio]] non sia spento, giudico potere esser vero, che la [[fortuna]] sia arbitra della metà delle azioni nostre, ma che ancora ella ne lasci governare l'altra metà, o poco meno, a noi. Ed assomiglio quella ad fiume rovinoso, che quando ei si adira, allaga i piani, rovina gli arbori e gli edifici, lieva da questa parte terreno, ponendolo a quell'altra; ciascuno gli fugge davanti, ognuno cede al suo furore, senza potervi ostare; e benché sia così fatto, non resta però che gli uomini, quando sono tempi quieti, non vi possino fare provvedimenti e con ripari, e con argini, immodoché crescendo poi, o egli andrebbe per un canale, o l'impeto suo non sarebbe sì licenzioso, né sì dannoso.<br />Similmente interviene della fortuna, la quale dimostra la sua potenzia dove non è ordinata virtù a resistere, e quivi volta i suoi impeti, dove la sa che non sono fatti gli argini, né i ripari a tenerla. ([[s:Il Principe/Capitolo XXV|cap. XXV]])
*[...] se a uno, che si governa con rispetto e pazienza, i tempi e le cose girano in modo che il [[governo]] suo sia buono, esso viene felicitando; ma se li tempi e le cose si mutano, egli rovina, perché non muta modo di procedere. ([[s:Il Principe/Capitolo XXV|cap. XXV]])