Vite parallele: differenze tra le versioni

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====[[Incipit]]====
I geografi, o Sossio Senecione, nei loro atlanti relegano ai margini delle tavole le parti della terra che sfuggono alle loro conoscenze, dandone ragione con note come «le zone qui oltre sono deserti di sabbia, senz'acqua e popolate da bestie feroci» oppure «oscure paludi» o «gelo scitico» o anche «mare ghiacciato».
Così per me, dopo aver percorso nella composizione delle «Vite Parallele» tutto il tempo fin dove è possibile che arrivi un discorso verosimile e che sia accessibile a una ricerca fondata sui fatti, per quanto riguarda i tempi più antichi potrei dire: «La storia più remota, piena di eventi prodigiosi e drammatici, è dominio dei poeti e dei narratori di favole: non offre alcuna attendibilità e sicurezza». Ma dopo aver pubblicato la «Vita di Licurgo» il legislatore, e del re Numa, mi parve non irragionevole risalire sino a [[Romolo]], essendo arrivato con la mia storia vicino ai suoi tempi. E pensando dentro di me «Chi a siffatto uomo (secondo quanto si legge in Eschilo) potrà stare a confronto? Chi gli porrò di contro? Chi può con lui competere?», mi parve bene di mettere a confronto e di paragonare col padre dell'invitta e gloriosa [[Roma]] l'ecista della bella e famosa [[Atene]]. Mi auguro che l'elemento mitologico, da me depurato, sottostia a quello razionale e assuma aspetto storico.
 
{{NDR|Plutarco, ''Vita di Teseo'', traduzione di A. Traglia, UTET, 1992.}}
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===''Marcello''===
====Citazioni====
*Ad un tratto entrò nella stanza un soldato romano che gli ordinò di andare con lui da [[Marco Claudio Marcello|Marcello]]. [[Archimede]] rispose che sarebbe andato dopo aver risolto il problema e messa in ordine la dimostrazione. Il soldato si adirò, sguainò la spada e lo uccise. (19, 9<ref>Traduzione di C. Carena, volume II, Milano, 1974, p. 217.</ref>)
 
===''Alessandro Magno''===
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===''Giulio Cesare''===
====Citazioni====
*E [[Giulio Cesare|Cesare]], parlando sul serio, disse loro: «Vorrei essere il primo tra costoro piuttosto che il secondo a Roma». (11, 4)
*[[Bruto]] era in atto di far passar l'esercito da Abido alla riva opposta, e posava, secondo il suo costume, di notte, sotto al padiglione, non dormendo, ma all'avvenire pensando: perché se fu mai capitano che poco dormisse, egli fu desso, e per sua natura dimorava vigilante il più del tempo: parveli sentire grande strepito alla porta, e guardando al lume della lucerna vicina a spegnersi, vide terribile imagine d'uomo strano, grande e d'orribile aspetto. Di che spaventato in principio, come vide poi non far male, né parlare, ma tacito starsi appresso al letto, domandò chi fusse. Costui risposte: Sono, o Bruto, il tuo mal genio, e mi rivedrai appresso Filippi. (da ''Vita di Giulio Cesare'', IV, citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Chi l'ha detto?|Chi l'ha detto?]]'', Hoepli, 1921, p. [[s:Pagina:Chi l'ha detto.djvu/772#c2075|740]])
 
===''Licurgo''===