Cassio Dione Cocceiano: differenze tra le versioni

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*Il medesimo Catilina sulle prime, quasi che nulla avesse da rimproverare a sé stesso, si mostrò prontissimo a subire il giudizio, si preparò a difendere la causa propria, e si esibì ad esser custodito dal medesimo Cicerone, acciò non potesse fuggire; ma ricusando questi di addossarsi un simile incarico, esso allora si diede a praticar famigliarmente col pretore Metello, acciò meno si sopettasse di lui che tentar volesse delle novità, finché in questo frattempo avesse un qualche rinforzo dai complici della congiura. Ma non facendo egli veruno avanzamento, mentre Antonio preso dal timore era sbigottito, e Lentulo non era atto ad eseguire cosa alcuna, {{NDR|Catilina}} intimò loro di radunarsi di nottetempo in una certa casa, dove portatosi occultamente Metello, rinfacciò ai medesimi la loro viltà e la loro debolezza; e fece ad essi vedere, quali danni avrebbero sofferti, se si fosse scoperta la trama, e di quanti beni sarebbero venuti al possesso, se fosse bene riuscita.
*In tal modo {{NDR|Catilina}} corroborò i loro animi, e li risvegliò in guisa, che due di essi promisero, che sarebbero andati di buon'ora alla casa di Cicerone, e quivi lo avrebbero trafitto.
*{{NDR|[[Ultime parole]] di [[Settimio Severo]] ai figli}} Procurate di accordarvi tra di voi; arricchite i soldati, gli altri tutti sprezzate. (LXXVI, 15)
 
==Bibliografia==