Arthur Schopenhauer: differenze tra le versioni

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*Gli uomini somigliano a orologi che vengono caricati e camminano, senza sapere il perché; ed ogni volta che un uomo viene generato e partorito, è l'orologio della vita umana di nuovo caricato, per ripetere ancora una volta, fase per fase, battuta per battuta, con variazioni insignificanti, la stessa musica già infinite volte suonata. (§ 58)
*I pensieri degli spiriti originali non tollerano la mediazione di una mente comune. Trasportati entro l'angusto alloggio di crani stretti, schiacciati, massicci [...] essi – nati dietro spaziose, alte e ben curvate fronti sotto le quali splendono occhi luminosi – perdono ogni vita e vigore, non si riconoscono più.
*Il talento colpiscecoglie un bersaglio che nessun altro riesce a colpire; il genio colpiscecoglie un bersaglio che nessun altro riesce a vedere.<ref>Secondo volume, Terzo libro, Capitolo 31 (''Del genio'')</ref><ref>Citato anche in: ''La misura dell'uomo'', [[Marco Malvaldi]], Giunti Editore, collana Scrittori Giunti, 2018. ISBN 9788809864481</ref>
*Il conflitto interno della volontà oggettivandosi in tutte queste idee si manifesta nella implacabile guerra di sterminio che si fanno a vicenda gli individui di quelle specie... Il teatro e l'oggetto di questa lotta è la materia, di cui gli avversari cercano di strapparsi a viva forza il possesso; è il tempo e lo spazio, la cui riunione nella forma di causalità costituisce propriamente la materia.
*Il [[diritto]] che ha l'uomo di disporre della vita e delle forze degli [[animali]] ha il suo proprio fondamento sul fatto che a mano a mano che la coscienza si accresce in chiarezza, si accresce in proporzione anche il dolore [...] In base a tutto ciò si determina in pari tempo il grado in cui l'uomo può senza ingiustizia usufruire delle forze animali; questo limite viene troppo spesso infranto, specialmente riguardo alle bestie da soma e ai cani da caccia; quindi, a reprimer tale abuso, si sono istituite apposite società protettrici degli animali. A parer mio, il diritto dell'uomo non è neppure tale da autorizzare le [[vivisezione|vivisezioni]] in genere; tanto meno, se si tratti di animali superiori. (dall'edizione a cura di Giuseppe Riconda, Mursia, Milano 2000, p. 415)