Massimiliano Parente: differenze tra le versioni

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*Nei romanzi, come nel teatro, [[Thomas Bernhard|Bernhard]] non si ribella all'uomo moderno ma all'esistenza, e al mondo, alla natura, alla condizione umana tout court. [...]<br>Per comprendere Bernhard non si possono applicare cliché marxisti, il mito del buon selvaggio, la solita griglia interpretativa sociopolitica dell'intellettuale impegnato, lo si sminuirebbe e basta. Sarebbe meglio ricorrere alla biologia, a una ribellione più universale, più organica, a un'intolleranza cosmica per ogni illusione umana e umanistica, letteraria e filosofica e perfino procreativa.<ref>Da ''[http://www.ilgiornale.it/news/cultura/bernhard-mette-scena-ribellione-contro-vita-1127818.html Bernhard mette in scena la ribellione contro la vita]'', ''ilGiornale.it'', 13 maggio 2015.</ref>
*Nei grandi racconti degli scienziati si può retrocedere nello spazio e nel tempo, quando la vita era un muco vischioso sulla superficie degli oceani o formata da archeobatteri capaci di sopravvivere solo a temperature altissime e in assenza di ossigeno, organismi di millesimi di millimetro spesso dai nomi lunghissimi, come i chemiolitoautotrofi ipertermofili. Leggere la storia della vita raccontata dalla scienza relativizza la Storia umana, sopravvalutata dagli storici, dagli artisti, dai filosofi e dai romanzieri: ci si abitua a scale temporali dove un milione di anni è uno scarto irrisorio, e si assiste a uno spettacolo, «il più grande spettacolo della terra», come lo definisce [[Richard Dawkins]] nel suo ultimo libro edito da Mondadori, in cui il novantanove per cento delle specie vissute si sono estinte e per il novantanove per cento del tempo biologico l'uomo non c'era.<ref>Da ''[http://www.ilgiornale.it/news/vera-letteratura-oggi-nella-scienza.html La vera letteratura? Oggi è nella scienza]'', ''ilGiornale.it'', 17 novembre 2010.</ref>
*Niente di più tragico di un comico che non fa ridere, soprattutto se si mette a scrivere, perché sulla carta non puoi mascherare la banalità con il modo di parlare o le espressioni facciali.<ref>Da un articolo uscito per ''IlGiornale.it'' riportato su dagospia, [[http://m.dagospia.com/massimiliano-parente-distrugge-il-nuovo-libro-di-luciana-littizzetto-e-pieno-di-frasi-trite-e-191503]], 28 dicembre 2018.</ref>
*Questa retorica della dipendenza non la sopporto: qualsiasi cosa bella dà dipendenza. Se non dà dipendenza, non vale la pena di farla. Inoltre la vita è fondata sulla dipendenza, siamo praticamente dipendenti da tutto: dall'ossigeno e dall'azoto che respiriamo, dal cibo che mangiamo, dall'orinare e dal defecare, e quando va male, cioè alla maggior parte, si è dipendenti dal lavoro, i quali lavoratori se non sono autonomi vengono chiamati proprio così, dipendenti.<ref name=alc/>
*Se dovessimo trovare un centro filosofico comune della letteratura americana dell'ultimo mezzo secolo, sarebbe senz'altro l'impatto dell'entropia con la società capitalistica. Ossia il contrasto tra un mondo di consumi e felicità promessa con la seconda legge della termodinamica, la tendenza naturale di ogni cosa verso il caos, la presa di coscienza della caduta di ogni credibilità metafisica al cospetto di una modernità che promette tutto tranne una cosa: la fine del decadimento, la salvezza dalla morte. Unica speranza di vita eterna la scienza: ma chissà quando. E così dal minimalismo tragico di [[Raymond Carver]] al rumore bianco di [[Don DeLillo]], dall'everyman di [[Philip Roth]] (e tutti gli Zuckerman) al Frank Bascombe della trilogia di Richard Ford (ultimo volume dal titolo emblematico: Lo stato delle cose), la visione è sempre quella di un individuo schiacciato dalla quotidianità e dal lento deteriorarsi del fisico e di ogni idea di felicità possibile.<ref>Da ''[http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/coniglio-perde-pelo-non-vizio-vivere-1402172.html "Coniglio" perde il pelo ma non il vizio di vivere]'', ''ilGiornale.it'', 26 maggio 2017.</ref>