Henry de Montherlant: differenze tra le versioni

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*Amo il [[Rinascimento]] a causa della sua mescolanza di cattolicesimo e di paganesimo, e del suo rifarsi come a una pietra di paragone agli antichi Romani. E inoltre, si è detto spesso che la Rinascenza equivaleva ad adolescenza, e io conservo dell'adolescenza un aspetto caratteristico: la molteplicità delle inclinazioni contraddittorie di Malatesta. C'è una frase interessante di Cocteau: «Montherlant è l'aquila a due teste. La testa del ''Mâitre de Santiago'', il dramma cattolico, e quella di ''Malatesta''».<ref name=bacc69>Dall'intervista di Luigi Bàccolo, [http://archivio.teatrostabiletorino.it/archivi/media/collectiveaccess/images/3/7/3/89535_ca_object_representations_media_37321_original.pdf ''Intervista con Montherlant''], ''Il dramma'', A. 45, n. 10, luglio 1969, p. 57.</ref>
*Beati coloro che muoiono senza pettegolezzi e senza lamenti, nella santa solitudine in cui muoiono le bestie e i soldati in fondo a una buca scavata da una granata.
:''Heureux ceux qui meurent sans papotages et sans pleuraisons, dans la sainte solitude où meurent les bêtes et les soldats au fond d'un lointain trou d'obus.'' (da ''Le treizième César'',<ref>Citato in Henry de Montherlant, ''‪Théâtre‬‬'', ‪Gallimard, Paris‬, 1972, p. III.</ref>)
*C'è una cosa a cui tengo molto: che non si riscontrino, nelle mie opere di teatro, allusioni alla cosiddetta attualità. Il rispetto che si deve ai personaggi della storia vieta di farne dei semplici portavoce del nostro tempo. C'è qualche cosa di facile e di volgare in quest'ultimo metodo, a cui io repugno. L'autentica attualità è in ciò che è eterno.<ref name=bacc69/>
*Certi francesi chiamano retorica ciò che in tutti i tempi è stato considerato come la bellezza di una lingua, ed enfasi l'espressione di ogni sentimento vivo. In realtà, non amano che una cosa sola: l'assenza dell'anima e l'assenza del talento.<ref name=bacc69/>
*'''Pérégrinos''': Chiamano confusione la mia ricchezza, fatuità il mio orgoglio, enfasi la mia grandezza, durezza la mia virtù, retorica la mia eloquenza, ermetismo la mia profondità, scemenza la mia lealtà, impudenza la mia franchezza; e quando non trovano come biasimare uno dei miei modi di essere, dicono che è una posa. Con quali armi – mi chiedo – dovrei rispondere loro? Beati i tiratori di fionda, che rispondono con le loro fionde! Quanto a me non posso rispondere. Sono murato nell'opinione che si è fatta di me, paralizzato da lei più che da catene di ferro. E questa opinione è che niente di ciò che viene detto da me può essere preso sul serio.<ref>Citato in ''Testi per Bo'', ''Il Frontespizio'', XII, fasc. 4, aprile 1940, p. 237.</ref>
*'''Cisneros''': L'indifferenza alle cose di questo mondo è sempre una cosa santa e, anche quando Dio ne sia assente, una cosa essenzialmente divina. Lei e io, tutti e due, neghiamo quello che si pensa che noi siamo. Tutti e due apparteniamo alla stessa razza. Coloro che hanno guardato quello che lei chiama il nulla e che io chiamo Dio, hanno il medesimo sguardo.<ref>Da ''Il cardinale di Spagna'', in ''Il cardinale di Spagna; Port-Royal'', Bompiani, Milano, 1961, p. 101.</ref>
*Conosco ben poco della letteratura contemporanea. Non ho tempo per leggere quei libri. Il mio lavoro e i miei interessi mi portano verso altre cose, verso altri tempi. Ora, ad esempio, sto scrivendo un dramma di cui personaggio principale è un prefetto romano del terzo secolo, ciò non deve apparire strano: la mia lingua è francese, ma il mio pensiero, la mia lingua interna è il latino.<ref>Dall'intervista di Piero Accolti, ''Henry de Montherlant si compiace di festeggiare il compleanno insieme con Roma'', ''Il Tempo'', n. 80, 21 marzo 1957, p. 3.</ref>
*Costals, risalendo per il boulevard, si divertiva a urtare la gente (soprattutto le donne, i borghesucci e le borghesucce) o a dirigersi direttamente su di loro, per vedere se si scostavano. E si scostavano sempre, e non protestavano mai: erano francesi 1928 (non giocare al rugby per le strade in Algeria, in Spagna o in Italia). Queste donne arricciate, con le natiche grasse, le facce coperte di creme come tumori coperti d'unguenti, non lo illudevano, ovviamente, ed egli riconosceva che non meritavano d'essere desiderate. Suo desiderio era soltanto di mettere un sigillo, il suo P. C., su ognuna di esse, e poi di non sentirne piu parlare: questo gli avrebbe dato lo stesso piacere del proprietario campagnolo che guarda la sua mandria d'ovini tutti segnati del suo marchio.<ref>Da ''Le lebbrose'', in ''Ragazze'', Mondadori, Milano, 1958, p. 628.</ref>
*Dopo {{NDR|il faraone}} Sesostri, nulla di ciò che è importante ha fatto un passo. Tutto ciò che non è importante ha fatto passi giganteschi.<ref>Citato in Stenio Solinas, [http://www.ilgiornale.it/news/cultura/lillusione-peggiore-pensare-vivere-senza-avere-illusioni-978798.html ''L'illusione peggiore? Pensare di vivere senza avere illusioni''], ''il Giornale.it'', 28 dicembre 2013.</ref>
*È bene che l'uomo muoia quando è abbandonato dalla propria parte divina.
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*L'uomo si interessa all'anima di una don­na, solo se ella ha un bel corpo.<ref>Citato in ''Il dramma'', [http://archivio.teatrostabiletorino.it/archivi/media/collectiveaccess/images/3/7/2/85211_ca_object_representations_media_37233_original.pdf A. 44, n. 2, novembre 1968], p. 131.</ref>
*{{NDR|Sullo [[sport]]}} [...] la continuazione di quel realismo di guerra che eternamente reca l'impronta di Roma.<ref>Citato in Giorgio Locchi, ''De Montherlant l'ultimo scrittore aristocratico'', ''Il Tempo'', anno XXIX, n. 242, 23 settembre 1972, p. 3.</ref>
*La [[maschio e femmina|donna]] è fatta per l'uomo, l'[[maschio e femmina|uomo]] per la vita, e per tutte le donne. (da ''Le Jeunes filles''<ref name=cast73>Citato in Ferdinando Castelli S.I., ''Henry de Montherlant, cavaliere del nulla'', in ''La Civiltà cattolica'', Quaderno 2946, 1973, p. 546.</ref>)
*La gente crede che un uomo pubblico non esista se non si parla di lui nei giornali. È proprio quando non si parla di lui nei giornali che egli esiste ed è capace di esistere.<ref name=rossellini/>
*[...] la [[guerra]] resta per me [...] la più tenera esperienza umana che abbia vissuto.
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*La verità, nient'altro che la verità, ma non tutta la verità.
:''La verité, rien que la verité, mais pas tout la verité.''<ref name=diderotpreface>Da ''Preface'', in Diderot, ''La religieuse'', Le livre de poche, Paris, 1972, p. VII.</ref>
*Lo Spagnolo non è mai stato un tenero – non ci sono laghi nella Spagna – e del resto in nessun paese dell'Europa, nel secolo XVI, era di moda l'amore, dico l'amore umanitario. [...] Un [...] frate politico, il Padre Giuseppe, sta dicendo la messa. Vengono ad annunciargli che sono stati fatti duecento prigionieri spagnoli e gli chiedono, se debbano essere uccisi. "Sì, tutti," risponde il frate e ricomincia a leggere il Vangelo.<ref>Da ''Nota III: La "durezza" di Cisneros'', in ''in Il cardinale di Spagna; Port-Royal'', Bompiani, Milano, 1961, p. 136.</ref>
*Lo spirito di pace non potrà nascere da una riduzione del nostro rispetto per il paese natale, ma dall'estensione di questo rispetto alle altre nazioni.<ref>Citato in Nazareno Padellaro, [http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/giornale/TO00191425/1934-1935/unico/00000249 ''La tesi dell'ipocrisia''], ''Primato educativo'', n. 3-4, luglio-settembre 1934, p. 227.</ref>
*[...] lo [[sport]] coincide coi costumi.<ref>Citato in Alain de Benoist, [http://www.ilgiornale.it/news/feticismo-primato.html ''Il feticismo del primato''], ''il Giornale.it'', 02 agosto 2008.</ref>
[[File:Julián Romero y su santo patrono.jpg|thumb|''Julián Romero de las Azanas y su santo Patrono'', (El Greco, 1612-1618)]]
*{{NDR|Sul dipinto ''Julián Romero de las Azanas y su santo Patrono'' di [[El Greco]]}} Mai, mi sembra, è stato reso in un modo così commovente il "Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio". L'implorazione degli occhi, l'abbandono delle bocche (in questi due capi di guerra! delle bocche da venir comunicate con un poco di terra e d'erba), il gesto così fraterno del cavaliere (come lo circonda bene, il suo orante!), le mani dell'inginocchiato, belle come un bel destino, tutto compone una freccia che raggiunge il segno. Infine una pittura cattolica che raggiunge il segno: elevare, edificare. L'autore ci fa grazia, questa volta della sua visione celeste. Il soprannaturale non è più evocato, qui, dai grossolani mezzi cari al Greco: quella deformazione del corpo umano che non soltanto è un'offesa per la più bella creazione di Dio, ma è contraria al dogma, secondo il quale i corpi risusciteranno nello stato della loro più grande bellezza. I due supplicanti del "Romero" sono il reale, poiché è presumibile che quelle espressioni prestate loro dal pittore, le abbiano talvolta veramente avute strettamente tali come le vediamo nel quadro; e nel tempo stesso trascendono il reale. Sono umani quanto è possibile esserlo, e nello stesso tempo portano il riflesso del divino.<ref>Da ''Commento al Greco'', trad. di Maria Chiappelli, ''Pesci rossi'', XIX, n. 8-9, agosto-settembre 1950.</ref>
*Mai vorrei conoscere chi non abbia più niente del bambino che è stato.<ref>Citato in Maurizio Cabona, [http://www.ilgiornale.it/news/guai-agli-adulti-che-non-ricordano-essere-stati-volta.html ''Guai agli adulti che non ricordano di essere stati una volta bambini''], ''il Giornale.it'', 09 luglio 2010.</ref>
*Malatesta vantava la sua discendenza da Scipione l'Africano, col sorriso intimo, io credo, di chi non si lascia ingannare dai propri sogni ma getta nel fuoco tutto ciò che gli si offre per avvivare la fiamma. Con quel medesimo sorriso io stesso ho accolto un giorno la notizia che, se nel latte è contenuto il sangue, in me c'era qualche goccia di sangue malatestiano, dal momento che un'amica di mia madre, che mi allattò, discendeva dai Malatesta — ne constatai la discendenza su di una pergamena vecchia di due secoli — e su di un anello portava lo scudo di Sigismondo.<ref>Da ''Il Malatesta di Montherlant'', ''Il Resto del Carlino'', 28 luglio 1969, p. 3.</ref>
*Molti Francesi, e tra loro in modo particolare gli intellettuali parigini, assumono arie superiori quando si tratta di [[corrida|tauromachia]]. La tauromachia è qualcosa che va molto lontano. Il dramma taurino, noi possiamo incontrarlo a tutte le cantonate della vita e per tutta la vita. Avrei molte cose da dire a questo proposito e con profondità ben maggiore di quando ne scrivevo trent'anni fa. Quello che dovrei dire è essenzialmente questo: il dramma del toro, nel quarto d'ora della corrida, riproduce la vita dell'uomo, riproduce il dramma dell'uomo: nella passione di un animale l'uomo viene ad assistere alla sua passione.<ref>Da ''Nota IV: Le due porpore'', in ''Il cardinale di Spagna; Port-Royal'', Bompiani, Milano, 1961, p. 141.</ref>
*Non ci si occupa di politica quando si ha un'opera da fare, che si sa che varrà sotto tutti i regimi. Non ci si occupa della propria patria quando si ha un'opera da fare, consapevoli che sarà buona e farà mille volte più onore a questa patria che non gli odi, le vendette, i complotti, le chiacchiere, le mozioni e i guasti degli esagitati politici.‪<ref name=castoldi>Citato in Alberto Castoldi, ''Intellettuali e Fronte popolare in Francia‬'', De Donato, Bari, 1978, p. 138.</ref>
*Non ho che l'idea che mi faccio di me stesso per sollevarmi sui mari del nulla.<ref name=fiera72/>
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:''Chaque être, chaque croyance, chaque institution a ses treis faces, trois ou davantage: la face sublime, la face ridicule, la face odieuse.''<ref name=diderotpreface/>
*''Oh, come l'anima mia s'accorda con l'Onnipotente! | Prosternato al suolo, mordo la Materia. | E, con somma gioia, curvo sulla fresca sabbia, ascolto | l'eco che fa l'eternità ai palpiti della terra.'' (da ''Canto di Minosse'', trad. di Sandro Paparatti, in ''Revisione'', I, n. 3, 1972, p. 174)
*Oltre il reale e oltre l'irreale, c'è il profondo. Al di là di una semplice realtà di impulsi fisici e relazioni quotidiane, oltre l'artificialità delle virtù di pura maniera e i codici di condotta, c'è questa profondità, accessibile solo mediante l'introspezione e la contemplazione di ciò che è. Questo paradiso del profondo può essere raggiunto solo dallo sforzo personale dell'individuo e la scoperta non può essere comunicata agli altri.
:''Au-delà du réel et au-delà de l'irréel, il y a le profond. Par-delà une simple réalité d'impulsions physiques et de rapports quotidiens, par-delà l'artificialité de vertus de pure fabrication et les codes de conduite, il y a cette profondeur, seulement accessible par l'introspection et la contemplation de cela qui est. Ce paradis des profondeurs ne peut être atteint que par l'effort personnel de l'individu et la découverte n'en peut être communiquée à autrui. Le lieu est déjà de lui-même partie art de vivre, et partie intrinsèque d'un art.''<ref>Da ''Présentation du capitaine Romero'', ''‪Théâtre'', ‬Gallimard, Paris, 1968, p. 590.</ref>
*Penso sempre a quello scolaro di cui parla la principessa Palatina che si era fatto dipingere delle immagini di santi sulle natiche per non essere più frustato.<ref name=pallinato>Citato in ''Pallinato da Frammenti'', ''Gruppo AAA'', 26 ottobre 2002; ora in [http://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=5825d62ac1584 cinquantamila.it].</ref>
*Per compiervi una meditazione, [[Maurice Barrès|Barrès]] andava in Portogallo, "à la pointe extrême d'Europe". [[Paul Morand]] ("Soltanto la Terra") va sulla costa occidentale d'America. L'uno alla fine delle terre europee; l'altro alla fine delle terre di razza bianca: gli amatori di "segni del tempo" possono trovare le loro delizie in questa differenza. Ma, giunti a questi due estremi, Barrès e Morand riconoscono ugualmente di non essere felici.<ref>Citato in Gian Gaspare Napolitano, [http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/giornale/TO00188769/1935/unico/00000129 ''Limiti dell'Occidente''], ''Meridiani'', n. 3, luglio 1935, p. 17.</ref>
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:''Toujours aimer les multiples faces de chaque événement, de chaque situation. Le Zen, comme le Taôisme, est le culte du Relatif. Un maître définit le Zen l'art de percevoir l'étoile polaire dans le ciel méridional. On ne peut pas venir à la vérité que par l'intelligence des contraire.''<ref>Da ''Un voyageur solitaire est un diable'', Ėditions du Rocher, Monaco, 1955, p. 165.</ref>
*Si freme vedendo giustiziato con quattro righe lo sforzo di tutta una vita, quando si sa come è facile giudicare e difficile è vivere. (da ''La guerra civile''<ref>Citato in Maurice Bardèche, ''Sei risposte a Renzo De Felice'', Giovanni Volpe Editore, Roma, 1976, p. 187.</ref>)
*[...] si lasci l'istruzione agli sciocchi! In una ragazzina che abbia conseguito un diploma, per quanto possa avere in seguito dimenticato tutto quello che ha appreso, mi sembra che debba restare, come un delizioso vaso che contenne un giorno un liquido nauseabondo, il cattivo odore della semi-scienza in altri tempi ingurgitata.
:[...] ''laissons l'instruction aux sots! Une petite qui aurait obtenu quelque diplôme, eût-elle par la suite oublié tout ce qu'elle a appris, il me semble qu'il resterait toujours en elle, comme dans un vase charmant qui contint un jour un liquide nauséabond, la mauvaise odeur de la demi-science qu'elle a jadis ingurgitée.'' (da ''‪Les Jeunes filles‬: ‪roman‬'', ‪Presses de la cité, Paris‬, 1936, p. 213)
*Si passa la giovinezza a far credere di essere uomini. L'età adulta a far credere di essere felici quando invece non lo si è. La vecchiaia a far credere di non essere rimbambiti quando invece lo si è.<ref>Citato in ''Il cinico ha sempre la battuta pronta'', ''Il Giornale'', 19 gennaio 2010, p. 33; ora in [http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerArticolo.php?storyId=0000000195561 cinquantamila.it].</ref>
*[...] si vorrebbe che dalla guerra venisse solo del male. Molti problemi sarebbero semplificati. Ora quest'archetto bagnato di sangue trae dall'uomo accenti profondi che esso solo può far rendere... Di fronte a un uomo che non abbiamo visto prender parte alla guerra restiamo perplessi: si può amarlo? Non m'importa nulla di essere odiato dai pacifisti, perché molti uomini della guerra avrebbero dato la vita per me. Noi siamo entrati nella vita conoscendo sul fronte ciò che era degno d'essere amato. Non escludo i nemici. Certe volte, dinanzi al loro coraggio, si è stati tentati di andare a loro, di prender le loro mani. Ma bisognava ucciderli. (''Chant funèbre pour les morts de Verdun'', 1924<ref name=mortier>Citato in Alfredo Mortier, ''Movimento intellettuale in Francia'', ''Il Secolo XX'', anno 25, n. 8, agosto 1926, p. 567.</ref>)
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*Soldati e schiavi danno al capo la suprema prova d'amicizia, aiutandolo a uccidersi ed uccidendosi insieme. Vigny si chiese (''Journal d'un poète''), in merito a questi suicidi assistiti, quale fosse il misterioso legame che spesso univa padroni e schiavi. Vi è un raggio di sole nella notte purpurea del mondo romano.
:''Soldats et esclaves donnent au chef la supreme preuve d'amitié, en l'aidant à se tuer et d'aventure en se tuant avec lui. Vigny a pu se demander (''Journal d'un poète''), à propos de ces suicides aidès, quel était le lien mystérieux qui unissait souvent maitres et esclaves. Il y a là un rayon de soleil dans la nuit pourpre du monde romain.''<ref>Da ''Preface'', in Pétrone, ''Le satiricon'', Gallimard, Paris, 1959, p. 10.</ref>
*Solo forti e specialissime nature sopportano l'[[isolamento]], e sempre a condizione che sia relativo e interrotto. Gli altri lo pagano caro. Non si vive impunemente solo di sé. Ed è giusto che sia così perché l'isolamento, quando non è voluto da alte ragioni intellettuali o spirituali, ha generalmente le proprie radici nella pigrizia, nell'egoismo, nell'impotenza, in quella "paura di vivere", insomma, che è un male tra quelli che affliggono l'umanità, di cui non si è ancora parlato abbastanza. (da ''Ragazze'', traduzione di Maria Luisa Cipriani Fagioli, Mondadori, Milano, 1958, p. 21)
*Sono sempre stato per la [[censura]] [...]. Ma a condizione che questa censura sia affidata a delle persone qualificate sia per la loro sicurezza di giudizio che per il loro tatto morale e resa efficiente nel concreto. [...] Non parlo qui che della censura etica.<ref>Dall'intervista di Vittorio Abrami, [http://digital.sturzo.it/spogliogenerale/1963/19631026/20/5/acoll ''A colloquio con Montherlant''], ''Il Popolo'', 26 ottobre 1963.</ref>
*Tutti i regimi politici sono buoni, poiché tutti i governi, qualunque sia il regime, soddisfano in definitiva i bisogni vitali della propria nazione; non è così facile trascinare un popolo in una direzione contraria ai suoi bisogni.‪<ref name=castoldi/>‬
*Tutto quello che avviene attorno a me è agitazione di fantasmi che fra un attimo saranno doppiamente dissipati: dalla loro morte e dalla mia. Non c'è ragione che io mi mescoli con questi fantasmi.<ref>Dall'intervista di Luigi Bàccolo, ''Visita a Montherlant: L'inaccessibile'', ''Il Mondo'', XV, 11, 12 marzo 1963.</ref>
*Un [[museo]] che si visita con il suo direttore, è un museo che non si è visto.<ref>Citato in Stenio Solinas, [http://www.ilgiornale.it/news/cultura/memorie-marguerite-dallisola-scrittura-1119639.html ''Memorie di Marguerite dall'isola della scrittura''], ''il Giornale.it'', 23 aprile 2015.</ref>
*[...] una [[donna]] deve essere trattata come un'amante, e ciò non per un capriccio passeggero, ma costantemente. (da ''Le Jeunes filles''<ref name=cast73/>)
*Uno degli imperativi stupidi: si deve vivere con i propri tempi. Si deve vivere con i propri tempi, fuori dei propri tempi oppure contro i propri tempi, a seconda di cosa sono codesti tempi e di che cosa sanno cantarvi dentro. E senza dimenticare, inoltre, che questi tempi, non hanno che un tempo.<ref name=rossellini/>
*Uno degli orrori della guerra a cui non si presta la dovuta attenzione è che le donne la scampano sempre.<ref name=pallinato/>
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*Gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] sono il cancro del mondo. [...] Una nazione senza onore. [...] Una sola nazione che arriva a far abbassare l'intelligenza, la moralità, la qualità dell'uomo su pressoché tutta la superficie della terra, è una cosa mai vista da quando la terra esiste. Io accuso gli Stati Uniti di trovarsi in costante stato di delitto contro l'umanità.<ref>Citato in Luigi Báccolo, ''Notre Dame la France'', ''Il Ponte'', XX, n. 3, marzo 1964, p. 394.</ref>
 
==''Il demonecardinale deldi beneSpagna''==
*'''Cisneros''': L'indifferenza alle cose di questo mondo è sempre una cosa santa e, anche quando Dio ne sia assente, una cosa essenzialmente divina. Lei e io, tutti e due, neghiamo quello che si pensa che noi siamo. Tutti e due apparteniamo alla stessa razza. Coloro che hanno guardato quello che lei chiama il nulla e che io chiamo Dio, hanno il medesimo sguardo.<ref>Da ''Il cardinale di Spagna'', in ''Il cardinale di Spagna; Port-Royal'', Bompiani, Milano, 1961, p. 101.</ref>
*Ci piacciono gli animali perché non mentono. Per questo l'uomo li ha ridotti in schiavitú: gli ricordavano la verità. (p. 349)
 
*Come è felice una vita quando comincia con l'ambizione e finisce per non aver altri sogni che dar pane alle anatre! (p. 349)
===''Note''===
*Come son belle {{NDR|le anatre}} quando le prende il capriccio d'esser giocose, quando si drizzano e, erette sulle code, sbattono freneticamente le ali: sembrano giornalisti che vogliano simulare indignazione. (p. 349)
*Lo Spagnolo non è mai stato un tenero – non ci sono laghi nella Spagna – e del resto in nessun paese dell'Europa, nel secolo XVI, era di moda l'amore, dico l'amore umanitario. [...] Un [...] frate politico, il Padre Giuseppe, sta dicendo la messa. Vengono ad annunciargli che sono stati fatti duecento prigionieri spagnoli e gli chiedono, se debbano essere uccisi. "Sì, tutti," risponde il frate e ricomincia a leggere il Vangelo.<ref>Da ''Nota III: La "durezza" di Cisneros'', in ''in Il cardinale di Spagna; Port-Royal'', Bompiani, Milano, 1961, p. 136.</ref>
*Lunghe ore in un giardino: sono forse ancora ciò che avremo avuto di meglio nella vita; questo almeno ti alleggerisce le palpebre. E non mi si parli più di adorabili creature; la mia fantasia del momento è d'essere sbarazzato di loro. Oggi mi abbandono ai fiori e alle foglie, che mi fanno la grazia di non amarmi, e il latte del giorno m'empie la bocca. È l'ora dolce in cui l'anima dissetata sogna del tempo in cui avrà sete ancora. (p. 350)
*Molti Francesi, e tra loro in modo particolare gli intellettuali parigini, assumono arie superiori quando si tratta di [[corrida|tauromachia]]. La tauromachia è qualcosa che va molto lontano. Il dramma taurino, noi possiamo incontrarlo a tutte le cantonate della vita e per tutta la vita. Avrei molte cose da dire a questo proposito e con profondità ben maggiore di quando ne scrivevo trent'anni fa. Quello che dovrei dire è essenzialmente questo: il dramma del toro, nel quarto d'ora della corrida, riproduce la vita dell'uomo, riproduce il dramma dell'uomo: nella passione di un animale l'uomo viene ad assistere alla sua passione.<ref>Da ''Nota IV: Le due porpore'', in ''Il cardinale di Spagna; Port-Royal'', Bompiani, Milano, 1961, p. 141.</ref>
*Da ogni punto del giardino arriva gente. Non sono della loro specie, io. Che cosa mi faranno, se se ne accorgono? Penso a quelle piccole divinità dei boschi, delle sorgenti, rimaste sulla terra per qualche tempo dopo l'avvento del cristianesimo, sempre sul chi vive. Nessun mito mi ha mai commosso tanto. (p. 351)
*Mi tornano in mente quei villaggi algerini che in arabo portavano nomi come "capo dell'acqua" o "riposo dei piccioni" e che sono stati sbattezzati per ricevere il nome di "Ernest Renan" o "Sarrien". In quest'oasi che ci pareva creata per l'abbandono e il godimento, le etichette hanno la funzione di riprecipitarci in piena marmellata sociale. (p. 357)
*Nell'Occidente, dominato dalle donne, culto della sofferenza; nell'Oriente, dove il padrone è l'uomo, culto della saggezza. (p. 473)
 
==''Il gran maestro di Santiago''==
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*'''Alvaro''': Partiamo per vivere. Partiamo per essere morti e viventi in mezzo ai viventi. (1950, p. 66)
*'''Alvaro''': Saremo gli ultimi! Quanta forza in questa parola, ultimi, che s'apre sul nulla sublime! (1950, p. 66)
 
===''Note''===
*La [[carità]] contiene parecchi caratteri della passione, perché in ogni sentimento d'indole religiosa, tendente a un assoluto, c'è della passione. La carità ha della passione tutto quanto è fuoco, impetuosità, austerità, esclusività, tirannia, ma serba in sé una parte contemplativa, pura e disinteressata.<ref>Citato in Antonio Corsaro, ''Per Montherlant'', in ''Astrattismo nella poesia francese del Seicento e altri studi'', Palermo, Flaccovio, 1968, pp. 258-259.</ref>
[[File:Julián Romero y su santo patrono.jpg|thumb|''Julián Romero de las Azanas y su santo Patrono'', (El Greco, 1612-1618)]]
*{{NDR|Sul dipinto ''Julián Romero de las Azanas y su santo Patrono'' di [[El Greco]]}} Mai, mi sembra, è stato reso in un modo così commovente il "Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio". L'implorazione degli occhi, l'abbandono delle bocche (in questi due capi di guerra! delle bocche da venir comunicate con un poco di terra e d'erba), il gesto così fraterno del cavaliere (come lo circonda bene, il suo orante!), le mani dell'inginocchiato, belle come un bel destino, tutto compone una freccia che raggiunge il segno. Infine una pittura cattolica che raggiunge il segno: elevare, edificare. L'autore ci fa grazia, questa volta della sua visione celeste. Il soprannaturale non è più evocato, qui, dai grossolani mezzi cari al Greco: quella deformazione del corpo umano che non soltanto è un'offesa per la più bella creazione di Dio, ma è contraria al dogma, secondo il quale i corpi risusciteranno nello stato della loro più grande bellezza. I due supplicanti del "Romero" sono il reale, poiché è presumibile che quelle espressioni prestate loro dal pittore, le abbiano talvolta veramente avute strettamente tali come le vediamo nel quadro; e nel tempo stesso trascendono il reale. Sono umani quanto è possibile esserlo, e nello stesso tempo portano il riflesso del divino.<ref>Da ''Commento al Greco'', trad. di Maria Chiappelli, ''Pesci rossi'', XIX, n. 8-9, agosto-settembre 1950.</ref>
*Oltre il reale e oltre l'irreale, c'è il profondo. Al di là di una semplice realtà di impulsi fisici e relazioni quotidiane, oltre l'artificialità delle virtù di pura maniera e i codici di condotta, c'è questa profondità, accessibile solo mediante l'introspezione e la contemplazione di ciò che è. Questo paradiso del profondo può essere raggiunto solo dallo sforzo personale dell'individuo e la scoperta non può essere comunicata agli altri.
:''Au-delà du réel et au-delà de l'irréel, il y a le profond. Par-delà une simple réalité d'impulsions physiques et de rapports quotidiens, par-delà l'artificialité de vertus de pure fabrication et les codes de conduite, il y a cette profondeur, seulement accessible par l'introspection et la contemplation de cela qui est. Ce paradis des profondeurs ne peut être atteint que par l'effort personnel de l'individu et la découverte n'en peut être communiquée à autrui. Le lieu est déjà de lui-même partie art de vivre, et partie intrinsèque d'un art.''<ref>Da ''Présentation du capitaine Romero'', ''‪Théâtre'', ‬Gallimard, Paris, 1968, p. 590.</ref>
*Un ceppo di quel legno durissimo che nelle Indie orientali chiamano «angelino», del quale i conquistatori avevano rivestito la prora d'una delle loro navi, era venuto a dare in secco sopra uno degli scali di Lisbona, ove serviva di sedile ai poveri. Re Filippo Secondo, veduto il ceppo e saputo il suo ufficio, se n'era commosso e lo aveva fatto mandare all'Escuriale, ove similmente serviva di panca ai poveri. Ora, Filippo Secondo, vicino a morte, comandò che la sua bara fosse tagliata in quel ceppo. Lo stesso legno che aveva solcato i mari sconosciuti, per portare di là da essi la Rivelazione, il legno dei conquistatori divenuto legno dei poveri – Dio, la guerra, la carità – finì barca tenebrosa, la barca di sogno devoluta all'ultimo viaggio del monarca dell'universo.<ref>Citato in Antonio Corsaro, ''Per Montherlant'', in ''Astrattismo nella poesia francese del Seicento e altri studi'', Palermo, Flaccovio, 1968, p. 255.</ref>
 
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*Gli uomini, dentro i loro cadaveri, quando contemplano alfine, liberamente, ciò che sono stati e ciò che è il mondo, sorridono. Il sorriso del pensiero più profondo. (p. 201)
 
==''Infelicità di [[Gabriele D'Annunzio|D'Annunzio]]''==
*''Il Notturno'' è un bel libro, e spesso un bellissimo libro. È disuguale, ma quale libro non è disuguale? Bisogna sfrondarlo, ma quale scrittore non è da sfrondare? L'occhio e l'orecchio del poeta raccolgono gli infinitamente piccoli più sottili: la sua memoria li registra; la sua fantasia li trasfigura e li amplifica. Nessun poeta ha più continuamente trasfigurato il reale. Egli stesso parla del suo «senso magico della vita». È proprio questo. E ha osservato come la perdita di un occhio avesse provocato in lui una prodigiosa affluenza di immagini. È stato, credo, il ''Notturno'' ad insegnarmi l'attenzione minuziosa e la precisione meticolosa che sono la base dell'arte stessa più trasfiguratrice.
*Non devo essere molto coraggioso poiché, nei momenti in cui cedevo, ho sempre cercato di rinfrancarmi rievocando il coraggio di un altro. Tutte le filosofie dell'antichità greca e romana – e dopo esse gli italiani del Rinascimento – sono tornate senza falsa vergogna su questo precetto dell'imitazione: immagina quello che avrebbe fatto il tal saggio o il tale eroe, nella circostanza in cui ti trovi, e cerca di fare come lui. [...] Ebbene, ammesso che qual cosa di lui gli sopravviva – ed è per poesia che lo supponiamo – il «fiumiste» può dire a se stesso che c'è almeno uno che, più di un mezzo secolo dopo quei minuti del 13 settembre 1916, rivolge l'animo ad essi quando sente il bisogno di trarsi fuori da una delle sue crisi di debolezza.
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*Non so perché ci si turbi tanto pensando che una bomba atomica possa distruggere la terra. In ogni modo, la terra cesserà di esistere nell'istante in cui io cesserò di esistere.
*Perché amate i vostri Romani? [...] forse, prima di tutto, perché hanno sempre messo l'età dell'oro soltanto nel passato.
 
==''Le lebbrose''==
*Da piccolo, quando arrivavo a questo passo, mi venivano le lacrime agli occhi, come oggi. Piangevo perché il Maresciallo era stato salvato per essere stato coraggioso. E perché lo spettro non era tanto cattivo da non commuoversi al suo coraggio. E anch'io, come lo spettro, non sono tanto cattivo, da non piangere anche oggi. E lo debbo a voi! Mi avete trasformato nella parte migliore di me. Mi avete riportato nell'ambiente della mia famiglia, al tempo in cui ero buono, in mezzo a persone che tutte erano buone. Mentre ora vivo in mezzo a letterati e sono divenuto buffone e corrotto. Che cosa sarebbe la mia vita, senza il periodo passato in guerra? Sarei stato buono soltanto da bambino.
*Dobbiamo decisamente resistere con energia al nostro gusto di ridicolizzarci.
*Oh, non c'è niente di più idiota di uno [[psicologo]]. Come se non si potesse sorridere, quando si soffre!
*La storia dell'umanità, da Eva in poi, è la storia degli sforzi fatti dalla [[donna]], perché l'[[uomo]] sia sminuito e soffra, e divenga il suo uguale.
*Si mette nella propria arte quello che non si è stati capaci di mettere nella propria vita. Proprio perché era infelice, Dio ha creato il mondo.
*Quando un uomo ama veramente una donna, l'[[amore]] che le dà è diverso dall'amore che lei gli chiede: la donna cerca continuamente di corrompere l'amore che l'uomo le dà. Le donne hanno fatto dell'affetto una nevrosi e dell'amore–affetto – sentimento divino quando è tenerezza, mescolata o no a desiderio – quella risibile mostruosità che chiameremo l'Hamour, con lo stesso procedimento che impiegò Flaubert quando creò la parola ''hénaurme'', per indicare allo stesso tempo la pretenziosità e il ridicolo. L'Hamour è l'amore–come–lo–intendono–le–donne: balordaggine, gelosia, gusto del dramma, "Vediamo a che punto siamo", angoscia di cui la donna contamina l'uomo, bisogno di essere contraccambiata, disposizione a mutarsi in indifferenza, disposizione a mutarsi in odio, inettitudine scolastica, il cui oggetto diviene così tenue che si arriva a chiedersi: "Ma di cosa stiamo parlando?". In breve, uno dei più ignobili prodotti dell'essere umano, mille volte più impuro, più volgare e più maligno dell'atto sessuale nella sua semplicità, e principale "rifugio" della donna e dell'uomo contro la ragione e contro la coscienza. L'Hamour è il male europeo, il grande isterismo occidentale. Gli antichi arabi crocifiggevano a fianco a fianco il nemico ucciso e la carogna di un cane. Se l'Hamour avesse forma umana, è cosi che vorrei vederlo crocifisso. (p. 689)
*Come spiegare, se non con un complesso d'inferiorità, quel bisogno innato quasi in ogni [[donna]] di contraffarsi, di contraffare il proprio carattere (la posa), il proprio viso (il trucco), il proprio corpo (non entriamo in particolari...), il proprio odore naturale (i profumi), la propria scrittura? I forti non mentono o quasi: non ne vale la pena; sono franchi, e cioè cinici, per disprezzo; "Noi che diciamo la verità", dichiaravano i nobili dell'antica Grecia. E tutte le razze servili per natura, o asservite dalle circostanze, mentono. Come spiegare se non con il sentimento di un'insufficienza della personalità quel bisogno di rendersi interessante, d'affettare stati d'animo presi in prestito – sempre "distinti" – che la donna elabora? Come spiegare se non con il sentimento d'una inferiorità fisiologica quella necessità in cui così spesso si trova, il dissimulare il piacere sessuale? Infine non è raro il caso d'una donna ambigua che si faccia trasformare il sesso dal chirurgo. Ma neppure l'allettamento di non andare alla guerra spinge un uomo ambiguo a cambiarsi decisamente in donna. (p. 691)
 
==''Les Olympiques''==
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*Non si tratta di [[vivere]], ma di vivere essendo e mostrandosi interamente come si è... e infine vivere così non basta. È necessario anche vivere con gloria.<ref name=malatesta04>Citato nell'abstract di De Montherlant Henry, [http://www.raffaellieditore.com/l_infinito_e_dalla_parte_di_malatesta ''L'infinito è dalla parte di Malatesta''], Raffaelli editore, Rimini, 2004.</ref>
*[...] si passa metà della vita a salvarsi la [[testa]].<ref name=malatesta04/>
 
===''Note''===
*Malatesta vantava la sua discendenza da Scipione l'Africano, col sorriso intimo, io credo, di chi non si lascia ingannare dai propri sogni ma getta nel fuoco tutto ciò che gli si offre per avvivare la fiamma. Con quel medesimo sorriso io stesso ho accolto un giorno la notizia che, se nel latte è contenuto il sangue, in me c'era qualche goccia di sangue malatestiano, dal momento che un'amica di mia madre, che mi allattò, discendeva dai Malatesta — ne constatai la discendenza su di una pergamena vecchia di due secoli — e su di un anello portava lo scudo di Sigismondo.<ref>Da ''Il Malatesta di Montherlant'', ''Il Resto del Carlino'', 28 luglio 1969, p. 3.</ref>
 
==''Ragazze''==
===''Ragazze''===
*La [[maschio e femmina|donna]] è fatta per l'uomo, l'[[maschio e femmina|uomo]] per la vita, e per tutte le donne. (da ''Le Jeunes filles''<ref name=cast73>Citato in Ferdinando Castelli S.I., ''Henry de Montherlant, cavaliere del nulla'', in ''La Civiltà cattolica'', Quaderno 2946, 1973, p. 546.</ref>)
*[...] si lasci l'istruzione agli sciocchi! In una ragazzina che abbia conseguito un diploma, per quanto possa avere in seguito dimenticato tutto quello che ha appreso, mi sembra che debba restare, come un delizioso vaso che contenne un giorno un liquido nauseabondo, il cattivo odore della semi-scienza in altri tempi ingurgitata.
:''[...] ''laissons l'instruction aux sots! Une petite qui aurait obtenu quelque diplôme, eût-elle par la suite oublié tout ce qu'elle a appris, il me semble qu'il resterait toujours en elle, comme dans un vase charmant qui contint un jour un liquide nauséabond, la mauvaise odeur de la demi-science qu'elle a jadis ingurgitée.'' (da ''‪Les Jeunes filles‬: ‪roman‬‪roman'', ‪Presses de la cité, Paris‬, 1936, p. 213)
*Solo forti e specialissime nature sopportano l'[[isolamento]], e sempre a condizione che sia relativo e interrotto. Gli altri lo pagano caro. Non si vive impunemente solo di sé. Ed è giusto che sia così perché l'isolamento, quando non è voluto da alte ragioni intellettuali o spirituali, ha generalmente le proprie radici nella pigrizia, nell'egoismo, nell'impotenza, in quella "paura di vivere", insomma, che è un male tra quelli che affliggono l'umanità, di cui non si è ancora parlato abbastanza. (da ''Ragazze'', traduzione di Maria Luisa Cipriani Fagioli, Mondadori, Milano, 1958, p. 21)
*[...] una [[donna]] deve essere trattata come un'amante, e ciò non per un capriccio passeggero, ma costantemente. (da ''Le Jeunes filles''<ref name=cast73/>)
===''Il demone del bene''===
*Ci piacciono gli animali perché non mentono. Per questo l'uomo li ha ridotti in schiavitú: gli ricordavano la verità. (p. 349)
*Come è felice una vita quando comincia con l'ambizione e finisce per non aver altri sogni che dar pane alle anatre! (p. 349)
*Come son belle {{NDR|le anatre}} quando le prende il capriccio d'esser giocose, quando si drizzano e, erette sulle code, sbattono freneticamente le ali: sembrano giornalisti che vogliano simulare indignazione. (p. 349)
*Lunghe ore in un giardino: sono forse ancora ciò che avremo avuto di meglio nella vita; questo almeno ti alleggerisce le palpebre. E non mi si parli più di adorabili creature; la mia fantasia del momento è d'essere sbarazzato di loro. Oggi mi abbandono ai fiori e alle foglie, che mi fanno la grazia di non amarmi, e il latte del giorno m'empie la bocca. È l'ora dolce in cui l'anima dissetata sogna del tempo in cui avrà sete ancora. (p. 350)
*Da ogni punto del giardino arriva gente. Non sono della loro specie, io. Che cosa mi faranno, se se ne accorgono? Penso a quelle piccole divinità dei boschi, delle sorgenti, rimaste sulla terra per qualche tempo dopo l'avvento del cristianesimo, sempre sul chi vive. Nessun mito mi ha mai commosso tanto. (p. 351)
*Mi tornano in mente quei villaggi algerini che in arabo portavano nomi come "capo dell'acqua" o "riposo dei piccioni" e che sono stati sbattezzati per ricevere il nome di "Ernest Renan" o "Sarrien". In quest'oasi che ci pareva creata per l'abbandono e il godimento, le etichette hanno la funzione di riprecipitarci in piena marmellata sociale. (p. 357)
*Nell'Occidente, dominato dalle donne, culto della sofferenza; nell'Oriente, dove il padrone è l'uomo, culto della saggezza. (p. 473)
 
===''Le lebbrose''===
*Costals, risalendo per il boulevard, si divertiva a urtare la gente (soprattutto le donne, i borghesucci e le borghesucce) o a dirigersi direttamente su di loro, per vedere se si scostavano. E si scostavano sempre, e non protestavano mai: erano francesi 1928 (non giocare al rugby per le strade in Algeria, in Spagna o in Italia). Queste donne arricciate, con le natiche grasse, le facce coperte di creme come tumori coperti d'unguenti, non lo illudevano, ovviamente, ed egli riconosceva che non meritavano d'essere desiderate. Suo desiderio era soltanto di mettere un sigillo, il suo P. C., su ognuna di esse, e poi di non sentirne piu parlare: questo gli avrebbe dato lo stesso piacere del proprietario campagnolo che guarda la sua mandria d'ovini tutti segnati del suo marchio.<ref>Da ''Le lebbrose'', in ''Ragazze'', Mondadori, Milano, 1958, p. 628.</ref>
*Da piccolo, quando arrivavo a questo passo, mi venivano le lacrime agli occhi, come oggi. Piangevo perché il Maresciallo era stato salvato per essere stato coraggioso. E perché lo spettro non era tanto cattivo da non commuoversi al suo coraggio. E anch'io, come lo spettro, non sono tanto cattivo, da non piangere anche oggi. E lo debbo a voi! Mi avete trasformato nella parte migliore di me. Mi avete riportato nell'ambiente della mia famiglia, al tempo in cui ero buono, in mezzo a persone che tutte erano buone. Mentre ora vivo in mezzo a letterati e sono divenuto buffone e corrotto. Che cosa sarebbe la mia vita, senza il periodo passato in guerra? Sarei stato buono soltanto da bambino.
*Dobbiamo decisamente resistere con energia al nostro gusto di ridicolizzarci.
*Oh, non c'è niente di più idiota di uno [[psicologo]]. Come se non si potesse sorridere, quando si soffre!
*La storia dell'umanità, da Eva in poi, è la storia degli sforzi fatti dalla [[donna]], perché l'[[uomo]] sia sminuito e soffra, e divenga il suo uguale.
*Si mette nella propria arte quello che non si è stati capaci di mettere nella propria vita. Proprio perché era infelice, Dio ha creato il mondo.
*Quando un uomo ama veramente una donna, l'[[amore]] che le dà è diverso dall'amore che lei gli chiede: la donna cerca continuamente di corrompere l'amore che l'uomo le dà. Le donne hanno fatto dell'affetto una nevrosi e dell'amore–affetto – sentimento divino quando è tenerezza, mescolata o no a desiderio – quella risibile mostruosità che chiameremo l'Hamour, con lo stesso procedimento che impiegò Flaubert quando creò la parola ''hénaurme'', per indicare allo stesso tempo la pretenziosità e il ridicolo. L'Hamour è l'amore–come–lo–intendono–le–donne: balordaggine, gelosia, gusto del dramma, "Vediamo a che punto siamo", angoscia di cui la donna contamina l'uomo, bisogno di essere contraccambiata, disposizione a mutarsi in indifferenza, disposizione a mutarsi in odio, inettitudine scolastica, il cui oggetto diviene così tenue che si arriva a chiedersi: "Ma di cosa stiamo parlando?". In breve, uno dei più ignobili prodotti dell'essere umano, mille volte più impuro, più volgare e più maligno dell'atto sessuale nella sua semplicità, e principale "rifugio" della donna e dell'uomo contro la ragione e contro la coscienza. L'Hamour è il male europeo, il grande isterismo occidentale. Gli antichi arabi crocifiggevano a fianco a fianco il nemico ucciso e la carogna di un cane. Se l'Hamour avesse forma umana, è cosi che vorrei vederlo crocifisso. (p. 689)
*Come spiegare, se non con un complesso d'inferiorità, quel bisogno innato quasi in ogni [[donna]] di contraffarsi, di contraffare il proprio carattere (la posa), il proprio viso (il trucco), il proprio corpo (non entriamo in particolari...), il proprio odore naturale (i profumi), la propria scrittura? I forti non mentono o quasi: non ne vale la pena; sono franchi, e cioè cinici, per disprezzo; "Noi che diciamo la verità", dichiaravano i nobili dell'antica Grecia. E tutte le razze servili per natura, o asservite dalle circostanze, mentono. Come spiegare se non con il sentimento di un'insufficienza della personalità quel bisogno di rendersi interessante, d'affettare stati d'animo presi in prestito – sempre "distinti" – che la donna elabora? Come spiegare se non con il sentimento d'una inferiorità fisiologica quella necessità in cui così spesso si trova, il dissimulare il piacere sessuale? Infine non è raro il caso d'una donna ambigua che si faccia trasformare il sesso dal chirurgo. Ma neppure l'allettamento di non andare alla guerra spinge un uomo ambiguo a cambiarsi decisamente in donna. (p. 691)
 
==''Service inutile''==
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*Henry de Montherlant, ''Il gran maestro di Santiago. La regina morta. Malatesta'', traduzione di Massimo Bontempelli e Camillo Sbarbaro, Bompiani, Milano, 1952.
*Henry de Montherlant,''Théâtre'', in Lucio Ridenti, [http://archivio.teatrostabiletorino.it/archivi/media/collectiveaccess/images/4/0/9/42879_ca_object_representations_media_40964_original.pdf ''Il dramma'', 1952, N. 156].
*Henry de Montherlant, ''Ragazze'', ''Il demone del bene'', ''Le lebbrose'', in ''Ragazze'', traduzione di Maria Luisa Cipriani Fagioli, Mondadori, Milano, 1958.
*Henry de Montherlant, ''Il caos e la notte'', Club degli editori, Milano, 1966.
*Henry de Montherlant, ''Il paradiso all'ombra delle spade'', in ''Calcio: I racconti del calcio'', a cura di Giordano Goggioli, Edizioni sportive italiane, Roma, 1970.