Francesco Bacone: differenze tra le versioni

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*La [[verità]] è figlia del tempo.<ref>Da ''Pensieri e conclusioni sulla interpretazione della natura o sulla scienza operativa'', in ''Opere''.</ref>
*Non diamo arbitrariamente leggi all'intelletto o ad altre cose, ma come scribi fedeli le riceviamo e copiamo dalla voce rivelata della Natura.<ref>Citato in ''[[The Art of the Infinite]]'', p. 257.</ref>
*Non mi interessa scrivere per diletto ciò che altri per diletto leggerà. Mio obiettivo sono la vita e i problemi umani con tutti i loro inconvenienti e le loro difficoltà.<ref>Da ''Lettera a Casaubon''.</ref>
*{{NDR|[[Bernardino Telesio]]}} Primo fra i moderni che abbia meritato il titolo di filosofo.<ref>Citato in [[Alberto Mario]], ''La schiavitù e il pensiero'', Tipografia del Diritto, Torino, 1860, p. 38.</ref>
*Scrivere per ozio quello che si legge per ozio, non importa molto, ma ciò che io voglio è rendere più ordinata la vita e gli affari dell'uomo, con tutti gli affanni che recano, mediante speculazioni sane e vere.<ref>Da ''Lettera a Casaubon'', in ''Scritti politici, giuridici e storici'', vol. I.</ref>
*Venga dunque alla sbarra [[Aristotele]], il peggiore dei Sofisti, stordito da un'inutile sottigliezza, spregevole ludibrio delle parole. Ha osato persino, se la mente umana si fermasse per caso e quasi spinta da un buon vento sulla spiaggia di qualche verità, stringerle attorno durissimi ceppi, e mettere insieme una specie di arte fatta di pazzia per asservirci alle parole. Nel suo seno si sono generati e di lui si sono nutriti quegli astutissimi spacciatori di nuvole {{NDR|i [[Scuola peripatetica|peripatetici]]}} i quali, tenendosi ben lontani dalla luce della storia e delle singole cose e senza curarsi di intraprendere la descrizione del mondo, ci hanno propinato le innumerevoli sciocchezze delle Scuole, ricavandole con l'irrequieto agitarsi della loro mente dalla duttile materia dei precetti e delle affermazioni di Aristotele. Ma il loro dittatore è da riprovare più di loro, perché, pur essendosi rivolto alle libere ricerche della storia, ha conservato intatti gli idoli più oscuri di qualche caverna sotterranea, e ha costruito sopra la sua storia delle cose particolari una specie di tela di ragno, che vuol far apparire come la trama delle cause, mentre è affatto priva di forza e di pregio.<ref>Da ''Il parto maschio del tempo'', in ''Opere filosofiche'', a cura di Enrico De Mas, Laterza, Bari, 1965, vol. 1, pp. 39-40; citato in [[Giovanni Reale]], ''Guida alla lettura della Metafisica di Aristotele'', Roma-Bari, Laterza, 1997, p. 189. ISBN 88-420-5247-7</ref>