Paul B. Preciado: differenze tra le versioni

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*Gli schermi sono la nuova pelle del mondo [...]. Sono la pelle di una nuova entità collettiva radicalmente decentrata e in corso di soggettivizzazione. In poco tempo, gli innesti elettronici trasformeranno le nostre pelli in schermi. Attraversiamo una trasformazione paragonabile a quella vissuta dagli esseri umani quando Gutenberg ha inventato la stampa. Con la riproduzione meccanica della Bibbia è arrivata l’epoca della secolarizzazione del sapere e dell’automatizzazione della produzione.<ref>Da un [https://www.internazionale.it/opinione/paul-preciado/2017/01/30/tecnologia-corpi-coscienze articolo], ''Libération'', riportato su ''Internazionale.it'', 30 gennaio 2017.</ref>
*Quel che l’occidente chiama tecnologia non è altro che una versione tecnico-scientifica dello sciamanesimo, e cioè una delle forme che assume la nostra coscienza quando si esprime in maniera collettiva: un’esteriorizzazione della nostra coscienza collettiva.<ref>Da un [https://www.internazionale.it/opinione/paul-preciado/2017/01/30/tecnologia-corpi-coscienze articolo], ''Libération'', riportato su ''Internazionale.it'', 30 gennaio 2017.</ref>
*La storia non si ferma. È la nostra percezione che non smette di premere sul pedale del freno. Ossessionati dalle idee contraddittorie ma reciprocamente complementari di natura e progresso lineare, non siamo in grado di calcolare il movimento hip-hopeggiante della storia, il che c’impedisce di salire sul treno giusto al momento desiderato. Alcuni credono che il treno che sta passando sia quello di Trump, della Brexit o di Marine Le Pen. Ma questi non sono che i riflessi dei vecchi treni chiamati patria, stato-nazione, grammatica nazionale, sanità nazionale, paradiso nazionale, mascolinità nazionale, purezza della razza nazionale, stupro nazionale o campo di concentramento nazionale. Nel frattempo il didietro della storia fugge lontano mentre noi restiamo fermi.<br>Attraversiamo un momento di crisi epistemologica. Viviamo un mutamento di paradigma delle tecnologie dell’iscrizione, una mutazione delle forme collettive di produzione e d’immagazzinamento delle conoscenze e della verità.<ref>Da [https://www.internazionale.it/opinione/paul-preciado/2017/03/03/il-didietro-della-storia articolo], ''Libération'', riportato su ''Internazionale'', 3 marzo 2017.</ref>
Attraversiamo un momento di crisi epistemologica. Viviamo un mutamento di paradigma delle tecnologie dell’iscrizione, una mutazione delle forme collettive di produzione e d’immagazzinamento delle conoscenze e della verità.<ref>Da [https://www.internazionale.it/opinione/paul-preciado/2017/03/03/il-didietro-della-storia articolo], ''Libération'', riportato su ''Internazionale'', 3 marzo 2017.</ref>
*Abbiamo lasciato campo libero alle macchine e nel frattempo vogliamo che le tecnologie di produzione, di soggettività e di governo collettivi rimangano immutabili. <ref>Da [https://www.internazionale.it/opinione/paul-preciado/2017/03/03/il-didietro-della-storia articolo], ''Libération'', riportato su ''Internazionale'', 3 marzo 2017.</ref>
*Per la sua gravità (il potenziale e il rischio) il momento storico che viviamo potrebbe essere paragonato, sul piano evolutivo, al periodo durante il quale, quando non eravamo altro che degli animali, inventammo il linguaggio come tecnologia sociale. Questa trasformazione fu accompagnata da un’ipertrofia della funzione simbolica e segnata dalla consacrazione di un tempo “inutile” (in termini produttivi) consacrato al rito e alla narrazione. Un’attenzione letteralmente delirante verso l’inesistente e l’invisibile. <ref>Da [https://www.internazionale.it/opinione/paul-preciado/2017/03/03/il-didietro-della-storia articolo], ''Libération'', riportato su ''Internazionale'', 3 marzo 2017.</ref>