Operette morali: differenze tra le versioni

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*[...] narrami tu se in alcun istante della tua vita, ti ricordi aver detto con piena sincerità ed opinione: io godo. Ben tutto giorno dicesti e dici sinceramente: io godrò; e parecchie volte, ma con sincerità minore: ho goduto. Di modo che il piacere è sempre o passato o futuro, e non mai presente.<ref>{{cfr}} ''[[Giacomo Leopardi#Zibaldone|Zibaldone]]'', 3550, 29 settembre 1823, Festa di San Michele Arcangelo: «[...] il piacere è sempre o passato o futuro, non mai presente [...]».</ref> ('''Genio''')
*[...] l'[[uomo]], [...] chiarito e disamorato delle cose umane per l'esperienza; a poco a poco assuefacendosi di nuovo a mirarle da lungi, donde elle paiono molto più belle e più degne che da vicino, si dimentica della loro vanità e miseria; torna a formarsi e quasi crearsi il mondo a suo modo; [...] e desiderare la vita; delle cui speranze, [...], si va nutrendo e dilettando, come egli soleva à suoi primi anni. [...] e rimette in opera l'immaginazione, [...]. ('''Genio''')
 
===Citazioni su ''Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare''===
*Né altri che sé stesso è il suo Tasso, nel quale riflette pensieri e sentimenti proprii, com'è; che l'amore rinnova l'anima, che la solitudine ravvalora l'immaginazione, che il piacere è più nell'immaginazione che nella realtà, che la vita è noia; cose dette già da lui in verso, e qui ricomparse, come gli avviene in altri Dialoghi. Ma qual bisogno era di sciogliere in prosa quello che aveva cosi felicemente condensato in verso? Veggo un Leopardi rifritto; mi manca Torquato Tasso. ([[Francesco De Sanctis]])
 
==''Dialogo della Natura e di un Islandese''==
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*Sappi che il morire, come l'addormentarsi, non si fa in un solo istante, ma per gradi. Vero è che questi gradi sono più o meno, e maggiori o minori, secondo la varietà delle cause e dei generi della morte. Nell'ultimo di tali istanti la morte non reca né dolore né piacere alcuno, come né anche il sonno. Negli altri precedenti non può generare dolore perché il dolore è cosa viva, e i sensi dell'uomo in quel tempo, cioè cominciata che è la morte, sono moribondi, che è quanto dire estremamente attenuati di forze. Può bene esser causa di piacere: perché il piacere non sempre è cosa viva; anzi forse la maggior parte dei diletti umani consistono in qualche sorta di languidezza. Di modo che i sensi dell'uomo sono capaci di piacere anche presso all'estinguersi; atteso che spessissime volte la stessa languidezza è piacere; massime quando vi libera da patimento; poiché ben sai che la cessazione di qualunque dolore o disagio, è piacere per sé medesima, sicché il [[languore]] della morte debbe esser più grato secondo che libera l'uomo da maggior patimento. ('''Morto''')
*Finché non fui morto, non mi persuasi mai di non avere a scampare di quel pericolo; e se non altro, fino all'ultimo punto che ebbi facoltà di pensare, sperai che mi avanzasse di vita un'ora o due: come stimo che succeda a molti, quando muoiono. ('''Morto''')
 
===Citazioni su ''Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie''===
*Una delle fantasie più allegre di Giacomo Leopardi è il suo ''Ruysch'', con tutto che vi si tratti di morte e di morti. Quella dolcezza del morire, che espresse con sentimento voluttuoso di ''Amore e Morte'', è il concetto intorno al quale si svolge questo dialogo. I morti testimoniano contro il pregiudizio volgare che la morte sia dolore ; anzi è, come essi mostrano con l'esperienza propria e col ragionamento, piuttosto piacere che altro, quel piacere che consiste in qualche sorta di languidezza. Il canto dei morti riflette quella beltà severa e intellettuale, che troviamo in certi antichi inni teologici filosofici, una beltà che è tutta nelle cose e dicesi sapienza, e non dà luogo a immaginazione, né a sentimento. Cosi erano i dettati de' sette Sapienti; e cosi sono questi dettati de' morti. ([[Francesco De Sanctis]])
 
==''Detti memorabili di Filippo Ottonieri''==
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*[...] sono deliberato di lasciare le fatiche e i disagi agli altri, [...]. ('''Sole''': [[s:Operette morali/Il Copernico/Scena prima|scena I]])
*[...] la Terra si è creduta sempre di essere imperatrice del mondo [...] l'uomo [...] se ben fosse un vestito di cenci e che non avesse un cantuccio di pan duro da rodere, si è tenuto per certo di essere uno [...] imperatore dell'universo; un imperatore del sole, dei pianeti, di tutte le stelle visibili e non visibili; e causa finale delle stelle, dei pianeti, di vostra signoria illustrissima, e di tutte le cose. ('''Copernico''': [[s:Operette morali/Il Copernico/Scena quarta|scena IV]])
 
===Citazioni su ''Il Copernico''===
*Anche più dilettevole riesce il ''Copernico'', dove con brio è rappresentato il sistema copernicano con le sue conseguenze. Motivo comico è la superbia dell'uomo che si credeva imperatore dell'universo, e si trova parte minima e quasi impercettibile di quello. Il qual motivo si sviluppa naturalmente nel discorso, con una certa bonarietà allegra. Il dialogo è nato in un buon momento, quando lo scrittore se lo godeva seco stesso, con l'anima netta di ogni fede e di ogni amarezza. L'originalità non è nelle cose, ma nella invenzione non priva di umore, che è quel prendere in gioco non solo l'errore, ma la verità, non solo l'ignoranza, ma la scienza con quella noncuranza scettica generata dal sentimento della unità universale. La forma è spigliata e veloce, intarsiata di motti felici. Il comico non si sviluppa sino al riso; pur ti mantiene la faccia serena e contenta, come di chi si sente in un buon momento della vita, in uno stato di benessere. ([[Francesco De Sanctis]])
 
==''Dialogo di Plotino e di Porfirio''==