Operette morali: differenze tra le versioni

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[[File:Leopardi Operette Morali Napoli 1835.jpg|thumb|Frontespizio dell'edizione Starita pubblicata a Napoli nel 1835]]
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Le '''''Operette morali''''', raccolta di ventiquattro componimenti in prosa, scritte tra il 1824 ed il 1832 da [[Giacomo Leopardi]].
 
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==''Dialogo d'Ercole e di Atlante''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo d'Ercole e di Atlante|Dialogo d'Ercole e di Atlante]]}}
*Crederò che oggi tutti gli uomini sieno giusti perché il mondo è caduto e niuno s'è mosso. ('''Ercole''')
 
==''Dialogo della Moda e della Morte''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo della Moda e della Morte|Dialogo della Moda e della Morte]]}}
*La[...] la [[vita e morte|vita]] stessa, così per rispetto del corpo come dell'animo, e più morta che viva; tanto che questo secolo si può dire che sia il secolo della [[vita e morte|morteMorte]]: [...]. ('''Moda''')
*'''Moda''': Io sono la [[Moda]], tua sorella.<br>'''Morte''': Mia sorella?<br>'''Moda''': Sì: non ti ricordi che tutte e due siamo nate dalla Caducità?
 
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==''Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo|Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo]]}}
*Sulla fine degli uomini:<br>'''Gnomo''' {{NDR|riferito alla fine degli uomini}}: Ma come sono andati a mancare quei monelli?<br>'''Folletto''': Parte guerreggiando tra loro, parte navigando, parte mangiandosi l'un l'altro, parte ammazzandosi non pochi di propria mano, parte infracidando nell'ozio, parte stillandosi il cervello sui libri, parte gozzovigliando, e disordinando in mille cose; in fine studiando tutte le vie di far contro la propria natura e di capitar male.
 
==''Dialogo di Malambruno e di Farfarello''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo di Malambruno e di Farfarello|Dialogo di Malambruno e di Farfarello]]}}
*Dunque, amandoti necessariamente del maggiore amore che tu sei capace, necessariamente desideri il più che puoi la [[felicità e infelicità|felicità]] propria; e non potendo mai di gran lunga essere soddisfatto di questo tuo desiderio, che è sommo, resta che tu non possi fuggire per nessun verso di non essere [[felicità e infelicità|infelice]]. ('''Farfarello''')
 
==''Dialogo della Natura e di un'Anima''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo della Natura e di un'Anima|Dialogo della Natura e di un'Anima]]}}
*Va, figliuola mia prediletta, [...] Vivi, e sii grande e [[infelicità|infelice]]. ('''Natura''')
*Tutti[...] tutti gli uomini per necessità nascono e vivono infelici. ('''Natura''')
*Figliuola mia; tutte le anime degli uomini, come io ti diceva, sono assegnate in preda all'infelicità, senza mia colpa. Ma nell'universale miseria della condizione umana, e nell'infinita vanità di ogni suo diletto e vantaggio, la gloria è giudicata dalla miglior parte degli uomini il maggior bene che sia concesso ai mortali, e il più degno oggetto che questi possano proporre alle cure e alle azioni loro. Onde, non per odio, ma per vera e speciale benevolenza che ti avea posta, io deliberai di prestarti al conseguimento di questo fine tutti i sussidi che erano in mio potere. ('''Natura''')
*Tutti gli uomini per necessità nascono e vivono infelici.
 
==''Dialogo della Terra e della Luna''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo della Terra e della Luna|Dialogo della Terra e della Luna]]}}
*Perdona, monna Terra, [...]. Ma in vero che tu mi riesci peggio che vanerella a pensare che tutte le cose di qualunque parte del mondo sieno conformi alle tue; come se la natura non avesse avuto altra intenzione che di copiarti puntualmente da per tutto. ('''Luna''')
*[...] il [[male]] è cosa comune a tutti i pianeti dell'universo, [...]. ('''Luna''')
 
==''La scommessa di Prometeo''==
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==''Dialogo di un fisico e di un metafisico''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo di un fisico e di un metafisico|Dialogo di un fisico e di un metafisico]]}}
*[...] se tu vuoi, prolungando la [[vita]], giovare agli uomini veramente; trova un'arte per la quale sieno moltiplicate di numero e di gagliardia le sensazioni e le azioni loro. Nel qual modo, accrescerai propriamente la vita umana, ed empiendo quegli smisurati intervalli di tempo, nei quali il nostro essere è piuttosto durare che vivere, ti potrai dar vanto di prolungarla. ('''Metafisico''')
 
==''Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare|Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare]]}}
*Sappi che dal vero al [[sogno|sognato]], non corre altra differenza, se non che questo può qualche volta essere molto più bello e più dolce, che quello non può mai. ('''Genio''')
*[...] l'[[uomo]], [...] chiarito e disamorato delle cose umane per l'esperienza; a poco a poco assuefacendosi di nuovo a mirarle da lungi, donde elle paiono molto più belle e più degne che da vicino, si dimentica della loro vanità e miseria; torna a formarsi e quasi crearsi il mondo a suo modo; [...] e desiderare la vita; delle cui speranze, [...], si va nutrendo e dilettando, come egli soleva à suoi primi anni. [...] e rimette in opera l'immaginazione, [...]. ('''Genio''')
 
==''Dialogo della Natura e di un Islandese''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo della Natura e di un Islandese|Dialogo della Natura e di un Islandese]]}}
*[...] tu {{NDR|[[Natura]]}} sei nemica scoperta degli uomini, e degli altri animali, e di tutte le opere tue; che ora c'insidii ora ci minacci ora ci assalti ora ci pungi ora ci percuoti ora ci laceri, e sempre o ci offendi o ci perseguiti; e che, per costume e per instituto, sei carnefice della tua propria famiglia, de' tuoi figliuoli e, per dir così, del tuo sangue e delle tue viscere. ('''Islandese''')
*Immaginavi tu forse che il mondo fosse fatto per causa vostra? Ora sappi che [...] ho l'intenzione a tutt'altro che alla felicità degli uomini o all'infelicità. Quando io vi offendo in qualunque modo [...] io non me n'avveggo, [...]; e non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E [...] se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei. ('''Natura''')
*[...] la vita di quest'universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra sé di maniera, che ciascheduna serve continuamente all'altra, ed alla conservazione del mondo; il quale sempre che cessasse o l'una o l'altra di loro, verrebbe parimente in dissoluzione. ('''Natura''')
*Immaginavi tu forse che il mondo fosse fatto per causa vostra? Ora sappi che [...] ho l'intenzione a tutt'altro che alla felicità degli uomini o all'infelicità. Quando io vi offendo in qualunque modo [...] io non me n'avveggo, [...]; e non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E [...] se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei.
*[...] a chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissima dell'universo, conservata con danno e con morte di tutte le cose che lo compongono? ('''Islandese''')
*[...] è fama che sopraggiungessero due leoni, così rifiniti e maceri dall'inedia, che appena ebbero forza di mangiarsi quell'Islandese.
 
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==''Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie|Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie]]}}
*[...] spessissime volte la stessa languidezza è piacere; massime quando vi libera da patimento; poiché ben sai che la cessazione di qualunque dolore o disagio, è piacere per sé medesima, sicché il [[languore]] della morte debbe esser più grato secondo che libera l'uomo da maggior patimento. ('''Morto''')
 
==''Detti memorabili di Filippo Ottonieri''==
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==''Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez|Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez]]}}
*Scrivono gli antichi, [...] che gli amanti infelici, gittandosi dal sasso di Santa Maura (che allora si diceva di Leucade) giù nella marina, e scampandone; restavano, per grazia di Apollo, liberi dalla passione amorosa. Io [...] so bene che, usciti di quel pericolo, avranno per un poco di tempo, [...] avuta cara la vita che prima avevano in odio; o pure avuta più cara e più pregiata che innanzi. Ciascuna navigazione e, per giudizio mio, quasi un salto dalla rupe di Leucade [...]. ('''Colombo''')
 
==''Elogio degli uccelli''==
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==''Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco''==
{{leggi*Le ilcose testo|sezione=s|materiali, siccome elle periscono tutte ed hanno fine, così tutte ebbero incominciamento. (''[[s:Operette morali/Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco|Frammento/Della apocrifoorigine didel Stratonemondo|Della daorigine Lampsacodel mondo]]}}'')
*Le cose materiali, siccome elle periscono tutte ed hanno fine, così tutte ebbero incominciamento.
 
==''Dialogo di Timandro e di Eleandro''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo di Timandro e di Eleandro|Dialogo di Timandro e di Eleandro]]}}
*Dicono i poeti che la disperazione ha sempre nella bocca un sorriso. Non dovete pensare che io non compatisca all'infelicità umana. Ma non potendovi riparare con nessuna forza, nessuna arte, nessuna industria, nessun patto; stimo assai più degno dell'uomo, e di una disperazione magnanima, il ridere dei mali comuni; che il mettermene a sospirare, lagrimare e stridere insieme cogli altri [...]. [...] io desidero quanto voi, e quanto qualunque altro, il bene della mia specie in universale; ma non lo spero in nessun modo. ('''Eleandro''')
 
==''Il Copernico''==
*Che importa cotesto a me? che, sono io la balia del genere umano? [...] e che mi debbo io curare [...] di creature invisibili, lontani da me i milioni delle miglia, [...] che non possono reggere al freddo, senza la luce mia? E poi, se debbo servir da stufa, [...] è ragionevole che, volendo la famiglia umana scaldarsi, [...] venga esse intorno al focolare, e non che il focolare vada dintorno alla casa. ('''Sole''': [[s:Operette morali/Il Copernico/Scena prima|scena I]])
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Il Copernico|Il Copernico]]}}
*Sono[...] sono deliberato di lasciare le fatiche e i disagi agli altri, [...]. ('''Sole''': [[s:Operette morali/Il Copernico/Scena prima|scena I]])
*Che importa cotesto a me? che, sono io la balia del genere umano? [...] e che mi debbo io curare [...] di creature invisibili, lontani da me i milioni delle miglia, [...] che non possono reggere al freddo, senza la luce mia? E poi, se debbo servir da stufa, [...] è ragionevole che, volendo la famiglia umana scaldarsi, [...] venga esse intorno al focolare, e non che il focolare vada dintorno alla casa.
*La[...] la Terra si è creduta sempre di essere imperatrice del mondo [...] l'uomo [...] se ben fosse un vestito di cenci e che non avesse un cantuccio di pan duro da rodere, si è tenuto per certo di essere uno [...] imperatore dell'universo; un imperatore del sole, dei pianeti, di tutte le stelle visibili e non visibili; e causa finale delle stelle, dei pianeti, di vostra signoria illustrissima, e di tutte le cose. ('''Copernico''': [[s:Operette morali/Il Copernico/Scena quarta|scena IV]])
*Sono deliberato di lasciare le fatiche e i disagi agli altri.
*La Terra si è creduta sempre di essere imperatrice del mondo [...] l'uomo [...] se ben fosse un vestito di cenci e che non avesse un cantuccio di pan duro da rodere, si è tenuto per certo di essere uno [...] imperatore dell'universo; un imperatore del sole, dei pianeti, di tutte le stelle visibili e non visibili; e causa finale delle stelle, dei pianeti, di vostra signoria illustrissima, e di tutte le cose.
 
==''Dialogo di Plotino e di Porfirio''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo di Plotino e di Porfirio|Dialogo di Plotino e di Porfirio]]}}
*La[...] la natura ci destinò per medicina di tutti i mali la [[morte]] [...]. ('''Porfirio''')
 
==''Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere''==
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==''Dialogo di Tristano e di un amico''==
*La [[vita]] è felice, anzi felicissima. Ora ho cambiata opinione. Ma quando scrissi cotesto libro, [...], tutt'altro mi sarei aspettato, fuorché sentirmi volgere in dubbio le osservazioni ch'io faceva [...], parendomi che la coscienza d'ogni lettore dovesse rendere prontissima testimonianza a ciascuna di esse. [...] anzi mi credetti che le mie voci lamentevoli, per essere i mali comuni, sarebbero ripetute in cuore da ognuno che le ascoltasse. E sentendo poi negarmi [...] il tutto, e dire che la vita non è infelice, e che se a me pareva tale, doveva essere effetto d'infermità, o d'altra miseria mia particolare, da prima rimasi attonito, sbalordito, [...] e per più giorni credetti di trovarmi in un altro mondo; poi, tornato in me stesso, mi sdegnai un poco; poi risi, e dissi: [...] Gli uomini universalmente, volendo vivere, conviene che credano la vita bella e pregevole; e tale la credono; e si adirano contro chi pensa altrimenti. Perché in sostanza il genere umano crede sempre, non il vero, ma quello che è, o pare che sia, più a proposito suo. [...] Io per me, [...] rido del genere umano innamorato della vita; e giudico assai poco virile il voler lasciarsi ingannare e deludere come sciocchi, ed oltre ai mali che si soffrono, essere quasi lo scherno della natura e del destino. [...] Se questi miei sentimenti nascano da malattia, non so: so che, malato o sano, calpesto la vigliaccheria degli uomini, rifiuto ogni consolazione e ogn'inganno puerile, ed ho il coraggio di sostenere la privazione di ogni speranza, mirare intrepidamente il deserto della vita, non dissimularmi nessuna parte dell'infelicità umana, ed accettare tutte le conseguenze di una filosofia dolorosa, ma vera. ('''Tristano''')
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo di Tristano e di un amico|Dialogo di Tristano e di un amico]]}}
*Le [[conoscenza|cognizioni]] non sono come le ricchezze, che si dividono e si adunano, e sempre fanno la stessa somma. Dove tutti sanno poco, e' si sa poco; perché la scienza va dietro alla scienza, e non si sparpaglia. ('''Tristano''')
*Troppo sono maturo alla morte, troppo mi pare assurdo e incredibile di dovere [...] durare ancora quaranta o cinquant'anni, quanti mi sono minacciati dalla natura. Al solo pensiero di questa cosa io rabbrividisco. [...] Oggi non invidio più né stolti né savi, né grandi né piccoli, né deboli né potenti. Invidio i morti, e solamente con loro mi cambierei. ('''Tristano''')
*Se mi fosse proposta da un lato la fortuna e la fama di Cesare o di Alessandro netta da ogni macchia, dall'altro di morir oggi, e che dovessi scegliere, io direi, morir oggi, e non vorrei tempo a risolvermi. ('''Tristano''')
*La [[vita]] è felice, anzi felicissima. Ora ho cambiata opinione. Ma quando scrissi cotesto libro, [...], tutt'altro mi sarei aspettato, fuorché sentirmi volgere in dubbio le osservazioni ch'io faceva [...], parendomi che la coscienza d'ogni lettore dovesse rendere prontissima testimonianza a ciascuna di esse. [...] anzi mi credetti che le mie voci lamentevoli, per essere i mali comuni, sarebbero ripetute in cuore da ognuno che le ascoltasse. E sentendo poi negarmi [...] il tutto, e dire che la vita non è infelice, e che se a me pareva tale, doveva essere effetto d'infermità, o d'altra miseria mia particolare, da prima rimasi attonito, sbalordito, [...] e per più giorni credetti di trovarmi in un altro mondo; poi, tornato in me stesso, mi sdegnai un poco; poi risi, e dissi: [...] Gli uomini universalmente, volendo vivere, conviene che credano la vita bella e pregevole; e tale la credono; e si adirano contro chi pensa altrimenti. Perché in sostanza il genere umano crede sempre, non il vero, ma quello che è, o pare che sia, più a proposito suo. [...] Io per me, [...] rido del genere umano innamorato della vita; e giudico assai poco virile il voler lasciarsi ingannare e deludere come sciocchi, ed oltre ai mali che si soffrono, essere quasi lo scherno della natura e del destino. [...] Se questi miei sentimenti nascano da malattia, non so: so che, malato o sano, calpesto la vigliaccheria degli uomini, rifiuto ogni consolazione e ogn'inganno puerile, ed ho il coraggio di sostenere la privazione di ogni speranza, mirare intrepidamente il deserto della vita, non dissimularmi nessuna parte dell'infelicità umana, ed accettare tutte le conseguenze di una filosofia dolorosa, ma vera.
*Troppo sono maturo alla morte, troppo mi pare assurdo e incredibile di dovere [...] durare ancora quaranta o cinquant'anni, quanti mi sono minacciati dalla natura. Al solo pensiero di questa cosa io rabbrividisco. [...] Oggi non invidio più né stolti né savi, né grandi né piccoli, né deboli né potenti. Invidio i morti, e solamente con loro mi cambierei.
 
==''Dialogo: ...filosofo greco, Murco senatore romano, popolo romano, congiurati''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo: ...filosofo greco, Murco senatore romano, popolo romano, congiurati|Dialogo: ...filosofo greco, Murco senatore romano, popolo romano, congiurati]]}}
*La [[filosofia]] non è altro che la scienza della viltà d'animo e di corpo, del badare a se stesso, procacciare i propri comodi in qualunque maniera, non curarsi degli altri, e burlarsi della virtù e di altre tali larve e immaginazione degli uomini. La natura è gagliarda magnanima focosa, inquieta come un ragazzaccio; ma la ragione è pigra come una tartaruga, e codarda come una lepre. ('''Filosofo''')
 
==Citazioni sulle ''Operette morali''==