Giuseppe Giusti: differenze tra le versioni
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==Citazioni di Giuseppe Giusti==
*''A battesimo suoni o a funerale, |
*''Che i più tirano i meno è verità, |
*''Così di mese in mese e d'anno in anno, |
*''È settentrional spada di ladri |
*''Eroi, eroi, |
*''Gino mio, l'ingegno umano |
*''I [[figli]], dicono, | non basta farli; | v'è la seccaggine | dell'educarli.'' (da ''Preterito più che perfetto del verbo pensare'', in ''Versi editi ed inediti'')
*''Il [[Buonsenso]], che già fu caposcuola, | ora in parecchie scuole è morto affatto; | la Scienza sua figliuola | l'uccise, per veder com'era fatto.'' (dagli ''Epigrammi'')
*''Il fare un [[libro]] è meno che niente, | se il libro fatto non rifà la gente.'' (dagli ''Epigrammi'')
*{{NDR|Su [[Leopoldo II di Toscana|Leopoldo II]]}} ''Il toscano Morfeo vien lemme lemme, | di papaveri cinto e di lattuga, | che, per la smania d'eternarsi, asciuga | tasche e maremme. | Co' tribunali e co' catasti annaspa; | e benché snervi i popoli col sonno, | quando si sogna d'imitare il nonno, | qualcosa raspa''. (da ''L'incoronazione'', 7
*''Liberamente il forte |
*''Più dell'essere |
*''Prete Pero è un buon cristiano, |
*''Quel'' tu ''alla quacquera |
*''Stretto per l'andito |
*Una sola preoccupazione terrà l'animo mio, ed è questa: che io credo al bene piuttosto che al male; credo molti i buoni e pochi i tristi; credo più nel buon senso che nella dottrina; credo che le vittime vere sieno i persecutori. Queste credenze parranno strane e saranno strane per uno oramai pervenuto agli ultimi anni della gioventù; strane a chi sa che io mi sono, dilettato no, (chè il mordere in fondo non diletta neppure il cane) ma dato a pungere i vizi, gli errori e le storture del tempo. (da ''Cronaca dei fatti di Toscana'')
*''Viva le maschere |
==''Epistolario''==
*Ti sia sempre nella mente che compiacersi dei mali dei nostri simili è crudeltà; rilevarne i difetti è malignità; riportare i fatti o i discorsi dell'amico per nuocergli è perfidia. (a Giovannino Piacentini, 7 dicembre 1840
*Vorrei che i libri si scrivessero per insegnare, invece si scrivono per mostra di sapere. (dalla lettera a Tommaso Grossi
▲*Ti sia sempre nella mente che compiacersi dei mali dei nostri simili è crudeltà; rilevarne i difetti è malignità; riportare i fatti o i discorsi dell'amico per nuocergli è perfidia. (a Giovannino Piacentini, 7 dicembre 1840, vol. I, n. 59, p. 264)
*Nella [[gioia]] l'uomo è sbadato, imprevidente, infecondo: le belle qualità dell'animo e della mente o non sono, o non si palesano negli uomini felici: una sventura le fa scintillare come l'acciaio la pietra focaia. (dalla lettera a Giuseppe Vaselli, novembre 1843
▲*Vorrei che i libri si scrivessero per insegnare, invece si scrivono per mostra di sapere. (dalla lettera a Tommaso Grossi, vol. I, n. 121, p. 370)
*[[Montaigne]] è scrittore ardito, avventato, da fare inalberare i cervelli soliti a andare avanti colle seste; uomo che parlando di
▲*Nella [[gioia]] l'uomo è sbadato, imprevidente, infecondo: le belle qualità dell'animo e della mente o non sono, o non si palesano negli uomini felici: una sventura le fa scintillare come l'acciaio la pietra focaia. (dalla lettera a Giuseppe Vaselli, novembre 1843, vol. I, n. 126, p. 386)
*{{NDR|Commento su di un articolo di giornale che critica un suo scritto su [[Giuseppe Parini]]}} [...] mi ripiglia sulla scelta dello stile di quel lavoro, quasi che lo [[stile]] si scegliesse come il panno per farsi una giubba, o piuttosto uno non se lo trovasse addosso bell'e cucito dalla madre natura. (dalla lettera ad [[Alessandro Manzoni]]
▲*[[Montaigne]] è scrittore ardito, avventato, da fare inalberare i cervelli soliti a andare avanti colle seste; uomo che parlando di sè e d’altri, dice troppo, come se avesse paura di non dir tutto. In quel suo fare rotto, fantastico e molte volte arruffato, a taluni può parere un cinico pieno di sé, ad altri uno che si vuol mostrare al pubblico tal quale, <blockquote>Intero e saldo e colle sue radici,</blockquote> a qualunque costo, pur di dire il vero. Io lo credo uno degli scrittori più forti, più pieni, più liberi da ogni pastoia che possa vantare la sapienza pratica, buona per le spese minute della vita, e uno dei più grandi poeti che abbia la prosa. (dalla lettera a Giovan Pietro Vieusseux, autunno 1844, vol. I, n. 165, pp. 459-60)
*{{NDR|Nello scrivere}} Tenetevi tutti lontani da ogni [[eccesso]] e di stile e di passione, e farete cosa utilissima e onestissima. (dalla lettera a Matteo Trenta, Firenze, 14 febbraio 1848; vol. II, n. 329, p. 312)
▲*{{NDR|Commento su di un articolo di giornale che critica un suo scritto su [[Giuseppe Parini]]}} [...] mi ripiglia sulla scelta dello stile di quel lavoro, quasi che lo [[stile]] si scegliesse come il panno per farsi una giubba, o piuttosto uno non se lo trovasse addosso bell'e cucito dalla madre natura. (dalla lettera ad [[Alessandro Manzoni]], vol. II, n. 282, p. 219)
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==''Gingillino''==
*''Io credo nella Zecca onnipotente |
*''Oh le vecchie, le vecchie, amico mio, |
*''Se mai nasce uno scandalo, un diverbio, |
*''Sotto la gramola |
*Tibi quoque, tibi quoque | ''
*''Un gran proverbio, | caro al Potere, | dice che l'essere | sta nell'avere.'' (I, 32)
==''Il Mementomo''==
*''Dietro l'avello |
*''Non crepa un asino |
*''Lasciate il prossimo |
==''La terra dei morti''==
*''Ah! d'una gente morta |
*''Difatto, dopo morto |
*''Ma il libro di natura |
*''Tra i salmi dell'Uffizio |
==''La vestizione''==
*''L'illustre bindolo |
*''Vendevi [[Zenzero|zénzero]] |
*''O in oggi ha credito |
==''Raccolta dei proverbi toscani''==
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*''Gran disgrazia, mia cara, avere i nervi | troppo scoperti e sempre in convulsione, | e beati color, Dio li conservi, | che gli hanno, si può dire, in un coltrone, | in un coltrone di grasso coi fiocchi, | che ripara le nebbie e gli scirocchi.''
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*
==note==
<references />
==Bibliografia==
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