Citazioni errate: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
+1
+1
Riga 109:
 
==I==
*I buoni artisti copiano, i grandi rubano. ([[Pablo Picasso]])
::{{spiegazione|La citazione viene spesso erroneamente attribuita a Picasso, soprattutto da [[Steve Jobs]] che riprese più volte la frase. In realtà non ci sono evidenze a supporto di tale attribuzione. Una prima frase simile risale al 1892, [[William Henry Davenport Adams]] in quell'occasione però si riferì ai poeti e non agli artisti in senso lato: «i grandi poeti imitano e migliorano, mentre quelli piccoli rubano e si rovinano.» Poi nel 1920 [[Thomas Stearns Eliot]] scrisse (riferendosi sempre ai poeti): «I poeti immaturi imitano; i maturi rubano.» Nel 1959 compare la prima frase simile in cui si fa riferimento agli artisti e non ai poeti. Versioni leggermente diverse di questa citazione sono state in seguito erroneamente attribuite anche a [[Igor' Fëdorovič Stravinskij]] (1967) e [[William Faulkner]] (1974).}}
 
*Il buon cristiano dovrebbe stare attento ai matematici e a tutti i falsi profeti. C'è il pericolo che i matematici abbiano stretto un patto col diavolo per annebbiare lo spirito, e mandare l'uomo all'inferno. ([[Agostino d'Ippona]])
::{{spiegazione|Una traduzione corretta della citazione potrebbe essere: «Ecco perché un buon [[cristiano]] deve guardarsi non solo dagli ''astrologhi'' ma anche da qualsiasi indovino che usi mezzi contrari alla religione, soprattutto quando dicono il vero, per evitare che ingannino l'anima mettendola in rapporto con i demoni e la irretiscano in una specie di patto d'alleanza con loro.» La traduzione errata, diffusasi largamente nel corso del tempo, è dovuta soprattutto all'interpretazione della parola "''mathematici''". Come testimoniano l'''Historia Augusta'', un'opera contemporanea o successiva a Sant'Agostino e altre opere di Agostino come ''De diversis quaestionibus octoginta tribus'' (45.2) e ''De Doctrina Christiana'' (II, 21, 32), la parola "''mathematici''" a quei tempi non voleva indicare tanto i cultori della matematica, quanto gli indovini e gli astrologi. Questo appare particolarmente evidente nel ''De diversis quaestionibus octoginta tribus'', dove si legge: «Ma contro coloro che oggi si chiamano ''matematici'', che pretendono di sottomettere le nostre azioni ai corpi celesti, di venderci alle stelle e di riscuotere da noi il prezzo stesso col quale siamo venduti, non si può dire nulla più esattamente e brevemente di questo: non rispondono se non dopo aver consultato le costellazioni.» Infine nelle sue opere, come ad esempio in ''De Doctrina Christiana'' (II, 38), Agostino d'Ippona parla della "scienza dei numeri" in modo tutt'altro che negativo.}}