Filippo La Porta: differenze tra le versioni

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'''Filippo La Porta''' (1952 – vivente), saggista, giornalista e critico letterario italiano.
 
{{intestazioneint|Da ''Crisi d'autore: dove sono i capolavori?'', |''Corriere della Sera'', 1º maggio 1995}}
*Dal romanzo mi aspetto la rappresentazione del caos e dell'ambiguita' del nostro mondo; in fondo è un genere bastardo che dovrebbe accogliere tutto il modernariato rutilante, stili e registri diversi. Una specie di magazzino informe del postmoderno.
*Gli scrittori italiani sono inclini al travestimento, un modo per sfuggire agli altri e a se stessi: difficilmente riescono a rappresentarsi per quel che sono. Preferiscono passare via via per mitteleuropei, per intimisti, per radicali, per gelidi. Già [[Francesco De Sanctis|De Sanctis]] insisteva sulla nostra vocazione nazionale all'autoinganno.
*{{NDR|[[Erri De Luca]]}} L'intensita'intensità e il candore dei suoi personaggi non fanno i conti con le contaminazioni dell'oggi.
*La nostra narrativa di questo fine secolo non ha prodotto il suo capolavoro, eppure nelle pagine migliori di [[Antonio Tabucchi|Tabucchi]], [[Claudio Piersanti]], [[Susanna Tamaro|Tamaro]] (soprattutto quella di ''Per voce sola''), [[Sandro Veronesi|Veronesi]] e pochissimi altri, sembrano tornare alcuni temi e luoghi desueti del romanzo. Ma in genere siamo di fronte a una lingua molto inventiva, ricca di umori, migliore di quella che ci offrono i media, la saggistica filosofica e la politica.
*Tornare all'onesta'onestà rappresentativa, perché oggi uno dei grandi problemi è che alla letteratura si chiede troppo poco, senza pensare che invece ogni libro, come sostiene [[Milan Kundera|Kundera]], implica una domanda sull' esistenza. Ma poi di tutto questo lo scrittore deve dimenticarsi quando si accinge a scrivere, altrimenti cade nel Kitsch.
*{{NDR|[[Alessandro Baricco]]}} Uno sfoggio virtuosistico, la cui simulazione lascia poco spazio a un vero abbandono.