Benedetto Croce: differenze tra le versioni

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*{{NDR|[[Raimondo di Sangro]] fu}} enciclopedico, misterioso, sempre intento a esperienze di chimica, sempre annunziatore di suoi ritrovati mirabili che nessuno vide mai in atto, o che in ogni caso non ebbero capacità di sopravvivere al loro inventore, un po' fantastico e appassionato e un po' altresì divertentesi a canzonare il prossimo [...]. (da ''Leggende di luoghi ed edifizi di Napoli'', p. 329)
*{{NDR|Subito dopo la Liberazione}} Gli uomini nuovi verranno. Bisogna non lasciarsi scoraggiare dal feticismo delle competenze. Gli uomini onesti assumano con coraggio i posti di responsabilità, e attraverso l'esperienza gli adatti non tarderanno a rivelarsi.<ref>Citato da [[Piero Calamandrei]] nel discorso tenuto il 28 febbraio 1954 al Teatro Lirico di Milano, alla presenza di Ferruccio Parri.</ref>
*I ''lazzari'' erano dunque l'infima classe dei proletari di [[Napoli]], quella classe che i sociologi moderni contrappone spesso al proletariato industriale, del quale infatti forma l'antitesi e il nemico, col nome di proletariato cencioso (''Lumenproletariat''). Naturalmente, codesti proletari napoletani, oltre i caratteri comuni dei proletari in generale, e in specie di quelli della grande città, hanno alcuni caratteri speciali, determinati dalle condizioni speciali del nostro paese. Qui il clima è mite, la vita relativamente facile, si può dormire all'aria aperta e nutrirsi di poco, si può essere sobri, e per conseguenza disposti alla spensieratezza: i bisogni morali e intellettuali della plebe non sono troppo grandi, la spingono di rado alla ribellione. (da ''Varietà intorno ai lazzari'', in ''Napoli nobilissima'', Napoli, XIV, fasc. XI, ottobre-novembre 1905; citato in ''Napoli città d'autore'', vol. I, a cura di Daniela De Liso, Ilaria di Leva, Aldo Putignano, Edizioni cento autori, Napoli, 2008)
*I versi, che [[Isabella di Morra]] scrisse, sono di carattere assai personale e privato, e non erano tali da circolare tra letterati e accademie [...] Sparsene le copie in Napoli, furono letti con pietà e ammirazione [...] Il nome d'Isabella di Morra rimase oscuramente raccomandato che nessuno dei contemporanei (salvo, nel secolo seguente, il nipote nella storia della famiglia) scrisse un ricordo di lei [...] Il carattere personale dei versi della Morra e il non vedervisi segno alcuno di esercitazione o bellurie letteraria formano la loro prima attrattiva. L'autrice possedeva certamente buoni studi, aveva letto poesie classiche e aveva pratica del verseggiare e della forma italiana; ma mise in opera questa abilità, acquistata con l'educazione e con la scuola, all'unico fine di dare qualche placamento o mitigazione al suo affanno e travaglio, e a questo fine la piegò e asservì del tutto. (da ''La Critica, Volume 27'', Laterza, 1929, p. 30-31)
*{{NDR|[[Paul Valéry]]}} Fa a volte bei versi, ma li fabbrica con la macchina dell'intelletto... Ma anche l'intelletto suo è disorganico, frammentario. È un dilettante dell'intelligenza. (citato in [[Giovanni Titta Rosa]], ''Una visita di Croce'', ''La Fiera Letteraria'', n. 5, 14 marzo 1971)
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*[[Gaetano Salvemini|Salvemini]] fu ossessionato da un odio ferocissimo contro Giolitti e non vedeva altra via per il popolo italiano che il suffragio universale. Nel cervello di Salvemini vi è caos.<ref>Citato in Daniela Coli, ''Il filosofo, i libri, gli editori: Croce, Laterza e la cultura europea'', Editoriale scientifica, Napoli, 2002, p. 63</ref>
*Scocciatore è uno che ti toglie il piacere della solitudine e non ti dà quello della compagnia. (citato in [[Roberto Gervaso]], ''Ve li racconto io'', Milano, Mondadori, 2006, p. 132. ISBN 88-04-54931-9)
*Si sostenne, oltre alle guerre, la lunga e dolorosa guerriglia del [[brigantaggio]], inacerbitosi nell'Italia meridionale, come di solito nelle rivoluzioni e nei passaggi di governo, e che fu domato finalmente e per sempre: cosicché la parola '"brigantaggio'" poté a poco a poco dissociarsi dal nome del paese d'Italia, al quale era stata congiunta forse più che ad altra parte di Europa, almeno nei tempi moderni. (da ''Storia d'Italia dal 1871 al 1915'', Napoli, 1927)
*{{NDR|Su [[Martin Heidegger]]}} Scrittore di generiche sottigliezze, arieggiante a un Proust cattedratico, egli che, nei suoi libri non ha dato mai segno di prendere alcun interesse o di avere alcuna conoscenza della storia, dell'etica, della politica, della poesia, dell'arte, della concreta vita spirituale nelle sue varie forme – quale decadenza a fronte dei filosofi, veri filosofi tedeschi di un tempo, dei Kant, degli Schelling, degli Hegel! –, oggi si sprofonda di colpo nel gorgo del più falso storicismo, in quello, che la storia nega, per il quale il moto della storia viene rozzamente e materialisticamente concepito come asserzione di etnicismi e di razzismi, come celebrazione delle gesta di lupi e volpi, leoni e sciacalli, assente l'unico e vero attore, l'umanità. [...] E cosi si appresta o si offre a rendere servigi filosofico-politici: che è certamente un modo di prostituire la filosofia. (da ''Conversazioni Critiche'', Serie Quinta, Bari, Laterza, 1939, p. 362)
*{{NDR|La cultura e più di ogni altra la cultura greca}} si era spenta, suscitando continuatori altrove: quel monaco calabrese {{sic|Barlaamo}} e quel suo scolaro, [[Leonzio Pilato]], [che insieme ad] altri traduttori ... operosi alla corte dei sovrani angioini, rappresentano l'ultima trasfusione della cultura normanno-sveva e meridionale nell'incipiente umanesimo. (da ''Storia del Regno di Napoli'', Bari, 1958, pp. 88-89.<ref>Citato in Tobia Cornacchioli, ''Nobili, borghesi e intellettuali nella Cosenza del Quattrocento, L<nowiki>'</nowiki>''academia'' parrasiana e l'Umanesimo cosentino'', Edizioni Periferia, Cosenza, stampa 1990, p. 45.</ref>)
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==Citazioni su Benedetto Croce==
*Al cerchio ristretto dei discepoli e amici di Croce – composto per lo più di uomini che rappresentano la cultura ufficiale (la scuola, le università, le accademie) io non ho mai appartenuto. Ma ho invece respirato l'aria di altri ambienti in cui l'insegnamento di Croce era penetrato per vie forse indirette. ([[Eugenio Montale]])
*Anche nell' archivio di Benedetto Croce è stata trovata una lettera di raccomandazione per [[Giambattista Vico]]. ([[Francesco De Lorenzo]])
*Croce fu certamente uno straordinario studioso, un attento amministratore delle sue fortune intellettuali, un ricercatore capace e paziente. Fu anche un critico letterario che decisamente accettò soltanto quello che rientrava nel suo «sistema». Fu anche un uomo politico libero dalle strutture dei partiti e sempre con lo sguardo rivolto alla storia, oltre la cronaca. Ma, per tutti, è stato la testimonianza di come si possa vivere sul pianeta Terra con la illusione di essere immortali. ([[Francesco Grisi]])
*Croce scoprì che le sue idee filosofiche perdevano terreno di fronte alla neo-scolastica dei cattolici e alle eresie del rinnegato [[Giovanni Gentile|Gentile]]. Se in un primo tempo aveva salutato con favore l'autoritarismo del regime, ora non poteva sopportarne il cattivo gusto e il materialismo, la crassa ignoranza e la confusione mentale. Non ci si poteva aspettare che gente che aveva ricevuto il suo tipo di educazione liberale desse la propria approvazione a un credo fondato sul misticismo irrazionale, né al fatto che Mussolini incoraggiasse la cultura soprattutto per ragioni di prestigio nei confronti del mondo esterno. ([[Denis Mack Smith]])