Fëdor Dostoevskij: differenze tra le versioni

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{{NDR|Fëdor Dostoevskij, L'adolescente (Podrostok, 1875), traduzione di Eva Amendola Kühn, prefazione di Angelo Maria Ripellino, Einaudi, Torino, 1957. ISBN 8806144545}}
===Citazioni===
*Io annoto solamente i fatti, evitando a ogni costo tutto il resto e, principalmente, gli abbellimenti letterari; un letterato scrive per trent'anni e alla fine non sa nemmeno lui perché sia stato tanti anni a scrivere. Io non sono un letterato, non voglio esserlo, e trascinare l'intimo del mio animo e una bella descrizione di sentimenti alla loro fiera letteraria, lo riterrei un'indecenza e una bassezza. (1987, p. 25)
*No, la segreta coscienza del potere è assai piú piacevole dell'aperto dominio. (I, III, I; 1957, p. 43)
*L'epoca attuale, l'epoca attuale è il tempo della mediocrità aurea e dell'insensibilità, della passione per l'ignoranza, della pigrizia, dell'incapacità al lavoro e dell'aspirazione a trovar tutto già bell'e pronto. Nessuno pensa; di rado si trova qualcuno che concepisca un'idea. (Kraft: I, IV, I; 1957, pp. 64 sg.)
*Non tutte le nature sono identiche; in molti una deduzione logica si trasforma talvolta in un sentimento fortissimo, che pervade tutto il loro essere e che è molto difficile scacciare o trasformare. Per guarire uno così bisogna, in questo caso, cambiare quello stesso sentimento, e ciò è possibile solo sostituendolo con un altro di pari forza. Questo è sempre difficile, e in molti casi, impossibile. (1987, p. 78)
*Per tutta la vita, in tutti i miei sogni su come avrei trattato la gente, me la cavavo sempre molto bene, ma poi, alla prova dei fatti, ero sempre molto stupido. E questo lo ammetto con indignazione e sinceramente, mi sono sempre tradito con le parole e ho sempre avuto fretta, e perciò ho deciso di farla finita con la gente. Come premio: indipendenza, tranquillità di spirito, chiarezza dello scopo. (1987, p. 111)
*C'è anche una legge universale per le idee: le idee volgari, immeediate, vengono capite con insolita rapidità, e sempre dalla folla, da tutta la piazza; non basta, vengono considerate grandiose e geniali, ma solo il giorno dopo la loro apparizione. Quel che vale poco dura poco. Una rapida comprensione è solo il segno della bolgarità di quel che si è compreso. L'idea di [[Bismarck]] è diventata di colpo geniale, e Bismarck stesso un genio; ma è sospetta proprio questa rapidità: voglio vedere Bismarck tra dieci anni e vedremo allora cosa sarà rimasto della sua idea e, magari, dello stesso signor cancelliere. (1987, p. 123)
*È sufficiente un granello di sabbia o un peluzzo per disperdere il [[buono]] e cambiarlo in cattivo. Le cattive impressioni, invece, con mio rammarico, non mi si dissipano così alla svelta, sebbene non serbi rancori. (1987, p. 130)
*[[NDR|Detto di Makar Ivanovic]] La sua [[onestà]] gli impediva ogni perspicacia. (1987, p. 164)
*Un [[realismo]] delimitato dalla punta del proprio naso è più pericoloso del più folle fantasticare, perché è cieco. (1987, p. 178)
*È sorprendente quanti pensieri estranei possano balenare in mente proprio quando uno è tutto scosso da qualche enorme notizia la quale, in effetti, sembrerebbe dover schiacciare gli altri sentimenti e disperdere tutti i pensieri estranei, specialmente quelli futili; e invece sono proprio quelli futili che si insinuano. (1987, p. 198)
Io non ho mai avuto un [[amico]], e ritengo anzi che quest'idea sia una sciocchezza. (1987, p. 240)
*[[Amore|Amare]] le persone così come sono è impossibile. E tuttavia si deve. E per questo fa loro del bene. (1987, p. 262)
*Tutti i consigli salutari dati in anticipo, non sono altro che un'ingerenza a spese altrui nella coscienza altrui. Io ho fatto abbastanza incursioni nella coscienza degli altri, e alla fin fine ne ho riportato solo mortificazioni e beffe. Delle mortificazioni e delle beffe, certo, non mi importa niente, ma l'essenziale è che con questa tattica non si ottiene proprio niente: nessuno ti ascolterà, per quanto tu ti intrometta... e tutti ti disarmeranno. (1987, pp. 319-20)
*E poi pensate soltanto a questo: predicano, dacché mondo è mondo, e che cosa hanno insegnato di buono per rendere il mondo piú bello e piú gaio e pieno di gioia? Per me, non hanno virtú, e neanche la cercano: tutti vanno alla perdizione, e se ne vantano, invece di rivolgersi all'unica Verità; ma vivere senza Dio non è che una tortura. E si finisce col maledire la stessa luce che c'illumina senza rendersene conto. L'uomo non può vivere senza inchinarsi dinanzi a qualcosa; un uomo simile non sopporterebbe se stesso e nessuno lo sopporterebbe. E chi nega Iddio, finirà coll'inchinarsi dinanzi a un idolo di legno o d'oro, o magari a un idolo astratto. Sono idolatri, non atei: ecco come bisogna definirli. (Makar Ivanovič: III, II, III; 1957, pp. 371 sg.)
*{{NDR|Citando il giudizio di Katerina Nikolaevna su Versilov}} … «poiché un idealista, quando si urta contro la realtà, è subito, prima degli altri, incline a supporre ogni sorta di bassezze». (III, VIII, II; 1957, p. 470)