Aldo Grasso: differenze tra le versioni

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*«[[Assolutamente sì]]»: [[Simona Ventura]] non è più capace di dire [[Sì e no|«sì» o «no»]]. Come tutti i ragazzini, e come Fedro del [[Grande Fratello (programma televisivo)|Grande Fratello]], sente il bisogno di aggiungere l'avverbio rafforzativo, anche in contesti in cui è totalmente inutile. Glielo hanno fatto notare ieri nel corso di ''[[Quelli che il calcio]]''. In una sola serata è riuscita a raggiungere vertici da record; e anche ieri non si è risparmiata e ha chiuso la trasmissione, passando la linea a [[Enrico Varriale]], con un «[[assolutamente sì]]».<ref>Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2004/settembre/27/Assolutamente_Simona_Crusca_co_9_040927077.shtml Assolutamente sì, Simona e la Crusca]'', ''Corriere della sera'', 27 settembre 2004, p. 39.</ref>
*«[[Boris]]» (è il nome di un pesciolino rosso portafortuna) si offre come un inesorabile ma buffonesco atto d'accusa contro la cialtroneria di molta serialità italiana. Per questo piace molto a chi odia «[[I soliti idioti]]», al sereno dandinismo, molto diffuso sui giornali (la versione trendy del luogocomunismo): è rassicurante, ribadisce il primato e il disprezzo degli intelligenti sui buzzurri, è un atto di diffida nei confronti dei furbastri. Tutto bene, tutto giusto. Salvo che una lettura così — così ideologica — è riduttiva nei confronti della stessa serie. Ai dandinisti basterebbe dire: ma l'avete visto «30 Rock» di Tina Fey, che affronta lo stesso argomento ma con ben altra complessità metaforica e linguistica? Paradossalmente, per apprezzare «Boris», bisogna partire dal fatto che anche «Boris» è figlio di quella tv italiana che vive di budget risicati, di approssimazioni, di balle, di facilonerie, di romanità folkloriche, di indotto Rai. «Boris» è irresistibile proprio quando si aggrappa alla sua cattiva stella.<ref name=bor>Da ''[http://www.corriere.it/spettacoli/11_novembre_18/grasso-boris-esempio-tv-intelligente_2a4b450e-11ac-11e1-8aad-a8a00236e6db.shtml «Boris» esempio di tv intelligente]'', ''Corriere.it'', 18 novembre 2011.</ref>
*«Boris» è una fiction tutta italiana che prova a riflettere su un diffuso stato d'animo della fiction italiana: il cinismo. Ridendo e scherzando, si mettono così a nudo i non pochi difetti della serialità italiana: la tolleranza estetica, l'arte di arrangiarsi, la scarsa professionalità, ecc. Questo il suo merito maggiore. Che non è poco, anzi. Troppo spesso, però, ha preferito indulgere alla caricatura, alla canzonatura, rinunciando alla battuta sferzante, al graffio, al fremito nervoso. Come poi ha dimostrato la versione cinematografica.<ref>Da ''[http://www.corriere.it/spettacoli/17_aprile_06/boris-compie-10-anni-tanti-meriti-ma-non-serie-cult-ff9e8472-1a17-11e7-988d-d7c20f1197f1.shtml «Boris» compie 10 anni: tanti meriti ma non è una serie «cult»]'', ''Corriere.it'', 5 aprile 2017.</ref>
*[...] «[[Boris]]» viene sempre additato come un esempio di tv intelligente, di satira riuscita, di atto d'accusa contro la tv. La sensazione che si prova ora è infatti quella di recensire un film che passa in seconda visione, secondo i canoni distributivi di una volta.<ref name=bor/>
*Breve la vita del cantautore solitario e tormentato (morto in un incidente d' auto), ma intensa per la creatività delle sue composizioni tra paradosso e sarcasmo: artista esuberante e satirico, dotato di una vena musicale trascinante, [[Rino Gaetano]] ha interpretato un ruolo, arguto e irriverente, poco frequente nel panorama della canzone italiana.<ref>Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2007/novembre/13/Quando_una_Fiction_Piacciono_Canzoni_co_9_071113048.shtml Quando di una Fiction Piacciono le Canzoni]'', ''Corriere della sera'', 13 novembre 2007, p. 57.</ref>
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*Il [[Palio di Siena|Palio]] è un rito che si ripete da secoli, sempre uguale, sempre liturgicamente rispettoso della tradizione ed anche degli intrighi sottobanco. Non è facile tradurlo in video: di veramente televisivo c'è la corsa, che dura poco più d'un minuto. Il resto è contorno, preparazione, lento caricamento della molla.<ref>Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1995/agosto/17/svolta_ambientalista_della_festa_co_0_9508178266.shtml La svolta ambientalista della festa]'', ''la Repubblica'', 17 agosto 1995, p. 14.</ref>
*Il problema della [[Lorella Cuccarini|Cuccarini]] è che non è una cinicona come [[Maria De Filippi]] né una casinista come [[Simona Ventura]]. Lei ci crede veramente al ballo, all' impegno, al talento. A volte rischia di farsi coinvolgere emotivamente dalle storie che i ragazzi raccontano, fin troppo.<ref>Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2009/aprile/18/Cuccarini_emozioni_talent_show_co_9_090418157.shtml Cuccarini, emozioni da talent show]'', ''Corriere della sera'', 18 aprile 2009, p. 63.</ref>
* {{NDR|Su [[Pif]]}} Il suo è un giornalismo d'inchiesta innovativo che ha molta presa sul pubblico più giovane: quella di Pif si potrebbe definire un'antropologia ''light''.<ref>{{cita web |autore = Luca Aristodemo Gentile |url = http://www.cattolicanews.it/news-dalle-sedi-l-antropologia-light-di-pif |titolo = L’antropologiaL'antropologia light di Pif |sito = [[Università Cattolica del Sacro Cuore]] |data = 10 aprile 2013 |accesso = 28 novembre 2014}}</ref>
*«[[Il testimone]]» di Pif è un compendio di osservazioni psicologiche più che sociologiche, sia che si parli di arte contemporanea o dell'oscuro cantante Fabio Roma. Da lui non bisogna pretendere discorsi sistematici, ma piccole osservazioni, graffi, discontinuità, una sorta di antropologia dell'inafferrabile e dell'incompiuto.<ref name=inafferabile>Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2013/marzo/07/Pif_antropologia_dell_inafferrabile_co_0_20130307_6f91151a-86f1-11e2-be69-c13993ffdb2b.shtml Pif, antropologia dell'inafferrabile]'', ''Corriere della sera'', 7 marzo 2013, p. 63.</ref>
*In [[Campania]] è finita l'era [[Antonio Bassolino|Bassolino]], nonostante «Un posto al sole». Negli anni, la soap di Raitre ha disegnato una [[Napoli]] che non c'è, una Napoli molto bassoliniana, una Napoli da portineria dove però non è mai esistito il problema spazzatura (tanto che si è dovuto provvedere altrimenti).<ref name=stran>Da ''[http://www.corriere.it/spettacoli/10_aprile_02/tv-strani-effetti-grasso_1c14236c-3e2b-11df-b5a6-00144f02aabe.shtml Quando la tv crea strani effetti]'', ''Corriere.it'', 2 aprile 2010.</ref>
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*L'intuizione di Casaleggio padre è stata proprio quella di mettere in connessione sulla Rete persone «inattive e frustrate», dando loro il movimento che gli mancava, il [[Movimento 5 Stelle|M5S]]. Adesso però finiscono per essere troppo attivi.<ref>Da ''[http://www.corriere.it/padiglione-italia-grasso/17_aprile_08/de-masi-parla-lavoro-teorizza-l-ozio-e614e850-1c94-11e7-a92d-71d01d371297.shtml De Masi parla di lavoro (e teorizza l'ozio)]'', ''Corriere.it'', 9 aprile 2017.</ref>
*«La pupa e il secchione» è il trionfo della rassegnazione: salvo i concorrenti, sono tutti rassegnati. Anche noi. Rassegnati a [[Enrico Papi|Papi]], rassegnati a [[Paola Barale]], rassegnati a questa [[Televisione|tv]].<ref name=papi/>
*[...] la serie [di ''[[Gomorra - La serie|Gomorra]]''] ha questo di sconvolgente: l'inchiesta di [[Roberto Saviano]] raccontava il male generato dalla criminalità organizzata; qui, invece, il male perde i contorni rassicuranti dell'estraneo e ne acquista di più familiari, quelli che ci appartengono. Tutto ciò è merito della scrittura capace di trasformare le vele di Scampia in una lunga veglia nelle tenebre, in un’intollerabileun'intollerabile monotonia del male.<ref name=gomorra/>
*{{NDR|Su ''[[White Collar]]''}} La serie è divertente, ben costruita anche se a volte lo stile meriterebbe di essere ingravidato da contenuti un po' più sostanziosi.<ref>Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2010/giugno/25/Guardia_ladro_Patto_che_funziona_co_9_100625110.shtml Guardia e ladro Patto che funziona]'', ''Corriere della Sera'', 25 giugno 2010, p. 71.</ref>
*La serie [di ''[[Romanzo criminale - La serie|Romanzo criminale]]''] parte dall'uccisione di Giorgiana Masi, freddata da un colpo di pistola a Ponte Garibaldi per ricostruire le avventure della banda della Magliana, in un intreccio oscuro fra servizi segreti e criminali comuni, fra l'immaginario spaesato di [[Rino Gaetano]] e quello ben più radicato di [[Franco Califano]].<ref>Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2008/novembre/12/Romanzo_criminale_serie_batte_film_co_9_081112109.shtml Romanzo criminale: la serie batte il film]'', ''Corriere della Sera'', 12 novembre 2008, p. 53.</ref>
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*Sembra quasi un paradosso ma spesso si fa fatica a trovare un romanzo moderno o un film che sia più interessante di un buon [[serie televisiva|telefilm]]. C'è in giro, ad esempio, un'opera che rappresenti un viaggio metafisico fra i segreti del Male più avvincente di ''[[I segreti di Twin Peaks|Twin Peaks]]''?<ref>Da ''Prima lezione sulla televisione'', Laterza, [https://books.google.it/books?id=_hSODAAAQBAJ&pg=PT35 p. 35]. ISBN 88-581-0305-X</ref>
*Sembrerà paradossale, ma la cucina è solo un pretesto: la vera forza di «[[MasterChef Italia|Masterchef]]» è nella sua attenta costruzione, nella meticolosa miscela di tutti gli «ingredienti» narrativi. Le storie di un gruppo di personaggi, che da perfetti sconosciuti diventano persone per cui (e con cui) soffriamo, aspettando il verdetto delle prove. La perizia del montaggio, che miscela la frenesia delle gare con le riflessioni dei «confessionali», e ci fa dimenticare che, a differenza di altri talent, qui tutto si è già compiuto e non possiamo intervenire.<ref>Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2011/dicembre/09/Ingredienti_narrativi_sale_Masterchef_co_9_111209082.shtml Ingredienti narrativi: il sale di Masterchef]'', ''Corriere della sera'', 9 dicembre 2011, p. 63.</ref>
*Sul Mortirolo (quota 1854) è nato il mito di [[Marco Pantani]], quando il 5 giugno 1994 salutò tutti e andò in fuga nell'ultima parte della salita, passando in vetta con 10 minuti su Nelson Rodriguez, primo degli inseguitori.<ref>Da ''[http://www.corriere.it/cultura/17_aprile_26/giro-d-italia-libro-volume-giacomo-pellizzari-29d373b8-2aa0-11e7-aac7-9deed828925b.shtml Aristotele in fuga sullo Stelvio. Lo spirito vitale del Giro d’Italiad'Italia]'', ''Corriere.it,'' 26 aprile 2016</ref>
*{{NDR|Sulla [[cazzimma]]}} [...] termine napoletano che sta a significare un atto di sottile perfidia nei confronti del prossimo.<ref>Da ''[http://www.corriere.it/spettacoli/09_giugno_16/bellucci_dalema_grasso_bbfd120e-5a46-11de-8451-00144f02aabc.shtml Bellucci e D'Alema: fisiognomica della tv]'', ''Corriere.it'', 16 giugno 2009.</ref>
*Visto in Tv, il [[Palio di Siena]] è solo il palio dell'assurdo.<ref>Da ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1993/agosto/17/una_cronaca_dell_assurdo_co_0_9308174946.shtml Ma in Tv è una cronaca dell'assurdo]'', ''la Repubblica'', 17 agosto 1993, p. 11.</ref>